Dopo il rigetto del Tar Toscana nuova iniziativa della sindaca Menci

Il Comune di Orciano contro Scapigliato, di nuovo: chiesta la revoca dell’Aia

La società invita il primo cittadino e chiede una smentita: «Tutte le prescrizioni previste sono in fase di esecuzione ed i tempi della loro attuazione sono rispettati»

La pandemia ha inciso in modo profondo sulla generazione e soprattutto sulla gestione dei rifiuti che tutti – cittadini e imprese – produciamo, mettendo in luce le croniche carenze infrastrutturali che caratterizzano il nostro Paese come nello specifico la Toscana, ma non ha scalfito le varie sindromi Nimby (non nel mio giardino) e soprattutto Nimto (non nel mio mandato elettorale) che frenano ovunque lo sviluppo sostenibile. Così un polo impiantistico di primo piano nel contesto dell’economia circolare toscana, quello di Scapigliato a Rosignano Marittimo, per la seconda volta in tre anni vede la sindaca di un Comune di 600 anime chiedere la revoca dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata dell’ente competente, ovvero la Regione.

Aia che è stata rilasciata al termine di un lungo e complesso iter valutativo a febbraio 2019, ma già in corso d’anno la prima cittadina di Orciano pisano – Giuliana Menci – aprì un contenzioso giuridico sull’Autorizzazione, poi rigettato dal Tar Toscana. Nei giorni scorsi si è consumato il bis: «La giunta regionale valuti la sussistenza dei presupposti per la revoca dell’autorizzazione integrata ambientale sull’ampliamento della discarica Lo Scapigliato», si legge nel documento elaborato dall’Amministrazione comunale di Orciano ed inviato alla Procura, alla Regione, alla Guardia di Finanza.

In quest’occasione la richiesta prende le mosse dall’inchiesta “Stop stinks” condotta a Rosignano dalla Gdf insieme alla Dda di Firenze – sulla quale la società si è già espressa in attesa che le indagini giungano a conclusione –, e dal presunto mancato rispetto delle prescrizioni previste dall’Aia.

«Ci dispiace molto – replicano da Scapigliato, società al 100% del Comune di Rosignano Marittimo – che il Comune di Orciano Pisano non abbia mai accettato, invece di fare battaglie di principio, un confronto permanente, che avrebbe consentito e consentirebbe di conoscere ogni giorno le attività che vengono svolte nel Polo impiantistico», compreso «lo sviluppo del progetto “la Fabbrica del futuro” che guarda al superamento della discarica e ad affermare la necessità e la priorità di azioni che consolidino l’economia circolare».

Riguardo all’inchiesta “Stop stinks”, dalla società rimarcano che «le ipotesi accusatorie formulate dalla Procura di Firenze a carico di Scapigliato e dei sui vertici, relativamente ad una presunta illecita gestione del percolato (il liquido che si forma sul fondo della discarica), sono appunto ipotesi, che noi consideriamo non corrispondenti alla realtà dei fatti. Chiunque può venire e verificare come il ciclo del percolato sia gestito a Scapigliato in totale garanzia dei principi di tutela ambientale e, a nostro giudizio, secondo criteri di correttezza formale e sostanziale. La Procura, comunque, farà le sue indagini e noi collaboriamo perché sia accertata la verità. Tuttavia non corrisponde al vero la rappresentazione delle inadempienze che il sindaco di Orciano prospetta nelle attività svolte dalla società».

Sul punto Scapigliato afferma che «tutte le prescrizioni previste dall’Aia sono in fase di esecuzione ed i tempi della loro attuazione sono rispettati. Certo vi sono stati ritardi nell’esecuzione delle opere e degli interventi, ma quando vi è stata necessità di proroghe, anche dovute alle difficoltà oggettive che nel corso del 2020 si sono determinate con il Covid, sono state puntualmente richieste ed ottenute».

L’invito alla sindaca è dunque quello di verificare in prima persona: «Invitiamo il sindaco a venire a trovarci e gli forniremo ogni informazione necessaria al fine di riscontrare direttamente le inesattezze della sua valutazione. Conseguentemente potrà e dovrà così smentire affermazioni la cui pubblicizzazione getta ingiusto discredito nei nostri confronti e provoca un danno di immagine. In caso contrario – concludono dall’azienda – sarà nostro obbligo tutelarci in ogni forma prevista dalle norme».

Nel frattempo, mentre la diatriba prosegue, in Toscana si continuano a produrre ogni anno 2,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e 9,8 di rifiuti speciali, che non sappiamo dove mettere: si stima infatti che almeno 8.760 tir carichi di spazzatura valichino ogni anno i confini regionali, con elevati costi ambientali (si pensi solo al relativo traffico e smog) oltre che per le aziende e per i cittadini (in termini di Tari più salate) per trovare impianti in grado di gestirli. Ma l’economia circolare dovrebbe essere il contrario del turismo dei rifiuti.