Le cooperative come strumento di gestione dei beni comuni

Intese come vere e proprie istituzioni che danno voce ai bisogni dei singoli individui, possono essere un elemento chiave per una gestione condivisa dei commons

Il volume Cooperative bene comune – a cura di Cécile Berranger, Salvatore Monni e Alessio Realini, edito da Romatre-press  –  nasce con l’ambizioso obiettivo di comprendere come e perché l’impresa cooperativa costituisca uno strumento valido per la costruzione e la gestione condivisa dei beni comuni. Per raggiungere questo obiettivo, al volume hanno contribuito diciannove autori tra accademici e cooperatori. Il libro è composto da tre sezioni: ‘identità, valori ed obiettivi’, ‘buone pratiche e nuovi orizzonti cooperativi’ e ‘startup cooperative’. Come nel caso del ‘The Co-operator’ di King, che creò una guida pratica e teorica per i cooperatori del futuro, il volume aspira a riaprire un dialogo tra gli accademici, impegnati nello studio dell’impresa cooperativa, ed i cooperatori. Un dialogo all’insegna del bene comune.

Ne riportiamo di seguito uno stralcio dell’Introduzione, a opera dei curatori. L’intero volume è liberamente consultabile qui.

Per anni abbiamo discusso e ci siamo confrontati sulla pratica cooperativa. Lo abbiamo fatto in forme, in modi e in tempi diversi. Tra le domande alle quali più spesso abbiamo cercato di rispondere è cosa distingua davvero l’impresa cooperativa da tutte le altre. La risposta alla quale siamo arrivati è nel titolo del libro, nel suo essere per definizione ‘bene comune’. L’International Co-operative Alliance (ICA) definisce l’impresa cooperativa come «un’associazione autonoma di persone unite volontariamente con l’obiettivo di rispondere a dei bisogni economici, sociali e culturali simili e raggiungere le proprie aspirazioni grazie ad un’impresa di proprietà dei soci e democraticamente controllata da essi» (ICA, online).

Quindi come si possono conciliare cooperative e bene comune? In economia e nel diritto, il concetto di bene comune si basa sull’impossibilità di fissarne un prezzo vista la rilevanza che riveste per gli individui (Fidone, 2017). Si può quindi definire il bene comune come un principio universale, godibile da ogni individuo e ben radicato nel territorio. Il lavoro della Ostrom (1990) suggerisce che i beni comuni – oltre che ad una gestione privata e pubblica, spesso entrambi fallimentari – possano essere gestiti collettivamente. In questo caso, le cooperative, intese come vere e proprie istituzioni che danno voce ai bisogni dei singoli individui, possono essere uno strumento chiave per un’efficace e resiliente gestione condivisa dei commons.

Questo libro si inserisce in un filone di ricerca rivolto all’impresa cooperativa iniziato con Roma TrE-Press grazie a due volumi quali The Co-operative Firm. Keywords (Bernardi e Monni, 2016), un volume diventato un vero e proprio dizionario cooperativo e Workers’ Buyout Corporate Governance e sistemi di controllo (Demartini e Monni, 2017) che, con i capitoli dedicati ai workers’ buyout, ripercorre il fenomeno delle imprese recuperate dai propri lavoratori in Italia e nel mondo (Monni et al., 2017a; Monni et al., 2017b; Benisio, 2017).

L’ambizioso obiettivo di questo libro è comprendere come e se l’impresa cooperativa possa essere lo strumento principale per la costruzione e la gestione condivisa dei beni comuni. Per riuscirci, accademici e cooperatori hanno contribuito al volume sottolineando il ruolo che l’impresa cooperativa, nelle sue diverse forme, sta ricoprendo in tal senso. Non casuale è la scelta di collocare il volume in una collana open-access, accessibile gratuitamente a tutti, dagli studenti, agli accademici fino ai cosiddetti practitioners che poi altri non sono che tutti quei cooperatori che, giorno dopo giorno, applicano i principi dei probi pionieri di Rochdale nel fare impresa.

Proprio come nel libro The Co-operator di King, in seguito riportato da Mercer (1947), che ambiva a creare una guida pratica e teorica per i cooperatori del futuro. Lo scopo è riaprire un dialogo tra gli accademici, impegnati nello studio dell’impresa cooperativa, ed i cooperatori. Un dialogo all’insegna del bene comune.

Un confronto rilevante soprattutto in questo periodo storico, particolarmente segnato dal COVID-19 e dalla pandemia che ne è conseguita, dove le istituzioni ed il modello di sviluppo vengono messi in dubbio. Si è parlato quindi di ricostruire un modello economico basato sui concetti di comunità, di inclusione e dello stare insieme.

Concetti correlati all’idea di bene comune e per i quali l’impresa cooperativa possa contribuire alla creazione di un modello più giusto.