Oggi un nuovo intervento della Finanza, la società: ecco cosa sta succedendo

Percolato e parziale deformazione della discarica, il punto sulle indagini a Scapigliato

«Oltre 50 controlli e ispezioni negli ultimi due anni non hanno finora accertato nessun tipo di reato, noi continueremo a collaborare»

Dopo l’avvio dell’inchiesta “Stop stinks” a fine 2020, oggi gli agenti della Finanza sono tornati al Polo impiantistico di Scapigliato – gestito dall’omonima società attiva nell’economia circolare, al 100% di proprietà del Comune di Rosignano Marittimo – perché le Procure di Firenze e Livorno ampliano le indagini: «Sia sul filone del percolato che su un fenomeno di parziale deformazione del versante est della discarica stessa», informano direttamente dalla società.

Si ipotizzano reati relativamente al presunto «sversamento doloso, ovvero volontario, di percolato direttamente nel fosso Ripaiolo, che scorre vicino al sito di discarica», mentre la seconda contestazione è relativa «alla presunta “negligenza, imprudenza, imperizia e violazione dell’atto autorizzativo” che avrebbero cagionato per colpa una frana».

Le ipotesi di sversamento doloso «sono estremamente gravi ma totalmente prive di fondamento e contrastano con la realtà dei fatti», dichiarano dalla società. Sotto questo profilo dunque l’azienda si conferma “completamente estranea alle accuse” relative alle modalità di gestione del percolato all’interno dell’impianto di discarica, come già dichiarato dopo l’avvio dell’inchiesta “Stop stinks”, tanto da sollecitare anche un rapido sopralluogo da parte della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti.

Anche per quanto riguarda la parziale deformazione di un versante della discarica la società «respinge fermamente le accuse formulate e ribadisce all’opposto il proprio celere, prudente e tempestivo intervento che ha consentito di arginare il fenomeno all’origine». Nel merito, l’azienda ha «intercettato immediatamente l’incidente, lo ha monitorato e, attraverso consulenze del più alto livello di competenza disponibili, predisposto e realizzato celeri ed urgenti interventi provvisionali che hanno consentito di contenere la possibile espansione del fenomeno. Parallelamente è stato predisposto e consegnato agli Enti preposti il progetto di sistemazione strutturale definitivo».

Questo filone d’inchiesta parte infatti da temi già noti sia alle istituzioni, sia alla cronaca. Il 15 di febbraio dalla Regione Toscana, con decreto n.2237, è stata inviata alla società una diffida nel merito e il quotidiano locale Il Tirreno ha chiesto lumi nel merito: «La diffida – hanno spiegato la scorsa settimana da Scapigliato – nasce da una nostra comunicazione, effettuata dopo dieci mesi di studi serissimi e con il progetto pronto per risolvere il problema. Progetto peraltro già approvato dal Genio. Contiamo di iniziare i lavori a metà marzo, ma qualcosa già è stato fatto».

«Malgrado gli otre 50 tra controlli e ispezioni attivati nei confronti di Scapigliato negli ultimi due anni che non hanno finora accertato nessun tipo di reato – sottolineano oggi dall’azienda –  noi continueremo a collaborare con gli enti di controllo, con la magistratura e ovviamente con le istituzioni a cui rispondiamo, perché siamo totalmente tranquilli e fiduciosi che la verità dei fatti sia molto più forte delle ipotesi accusatorie».

In attesa che le indagini pendenti si concludano resta il giudizio della Commissione regionale d’inchiesta sui rifiuti, che esattamente due anni fa – anche in quel caso a valle di inchieste e sopralluoghi – individuava in Scapigliato «un esempio di sistema virtuoso» a servizio dell’economia circolare.

«Non c’è dubbio che, come in qualsiasi altra attività, si possano presentare nella gestione di un impianto di queste dimensioni e caratteristiche – chiosano da Scapigliato – complessità e problematiche che presuppongano scelte ed interpretazioni su cui vi possono essere opinioni diverse. Ed è possibile che vi possano essere anche diversità, sempre fatta salva la buona fede, nell’interpretazione delle centinaia e centinaia di prescrizioni da ottemperare. Ma da questo a ipotizzare azioni come quella dello sversamento volontario del percolato in un torrente, che qualora fossero dimostrate presupporrebbero la presenza di veri atteggiamenti criminali, ce ne passa un bel po’».