Pnrr, la transizione ecologica italiana passa dal rilancio del trasporto pubblico

Una robusta cura del ferro è l’opzione migliore che abbiamo per unire la decarbonizzare del Paese a una migliore qualità di vita per i cittadini: una proposta a partire dalla Toscana

È molto vicina la scadenza per l’invio all’Europa del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), e sono in molti a ritenere che la ripresa si debba fondare su un rilancio dei territori da sostenere attraverso il rilancio del trasporto pubblico.

La pandemia, pur nella sua tragedia, ci ha insegnato che è possibile lavorare in parte anche a distanza con lo smartworking e ha in generale stimolato la diffusione delle nuove tecnologie tra le persone “comuni”. Questa diffusione, se supportata da un forte potenziamento delle infrastrutture digitali, consentirà nuovo modi di vivere, capaci di generare maggior benessere (ad esempio minor pendolarismo per motivi di lavoro) e anche maggior efficienza produttiva (con la riduzione delle trasferte “in giornata”) .

Anche i trasporti possono giovarsi della diffusione delle nuove tecnologie digitali, a partire sia da nuovi modelli di esercizio che riducano i costi rendendoli economicamente sostenibili anche in aree nelle quali il numero dei passeggeri è ridotto, sia dalla possibilità di realizzare biglietti e abbonamenti integrati correlati con l’attività per la quale è necessario muoversi (coinvolgendo, ad esempio, i mobility manager delle aziende o degli organizzatori di eventi).

Oggi è quanto mai necessario ribadire, nel Pnrr, il ruolo cruciale della cura del ferro: sia per il rilancio delle aree interne, sia perché rilanciare i trasporti pubblici è il modo più efficace per ridurre le emissioni a livelli compatibili con gli impegni presi a livello internazionale. Il trasporto privato, infatti, per quanto l’introduzione dei veicoli alimentati anche con elettricità lo renda più efficiente, è comunque estremamente energivoro a livello complessivo. Come ha dimostrato la tramvia a Firenze, il ferro è un’ottima cura.

In quest’ottica, un gruppo di lavoro costituito da alcuni docenti delle Università di Firenze, Pisa e Siena, ha sviluppato un progetto per la ferrovia Cecina-Saline di Volterra capace di trasformare una linea in declino in una metropolitana di superficie a servizio sia degli abitanti sia di nuove forme di turismo, e sulla quale usare gli avanzamenti tecnologici raggiunti nell’utilizzo dell’idrogeno nel campo ferroviario. I dettagli del progetto sono disponibili qui.

La questione va ovviamente affrontata a livello territoriale complessivo. Qui accenno ad alcuni aspetti che sono centrali per l’area della costa Tirrenica.

Innanzitutto, occorre spingere affinché la nuova linea veloce Firenze-Pisa da più parti richiesta, nel quadruplicamento del tracciato esistente (che adesso è circa al 20%), preveda a Firenze non solo l’innesto sulla linea AV verso nord. Sarebbe essenziale che venisse previsto, attraverso la stazione Foster, anche quello verso sud. Inoltre, sempre in tema del collegamento fra il capoluogo regionale e la costa, la previsione di una fermata in località Aurelia in prossimità all’attuale parcheggio del people mover consentirebbe di riportare (quasi) “il treno in aereoporto” a servizio di tutti i passeggeri. La linea tirrenica potrebbe altresì generalizzare la velocità a 180 km/h e prevedere, in località Maccarese o Ponte Galeria, il raccordo con l’aeroporto di Fiumicino, agganciandosi a Roma con la rete AV verso sud. Un’altra opera strategica sarebbe il completamento del raddoppio della Pontremolese (attualmente ferma a circa il 40%) per garantire il collegamento a velocità fino a 200 km/h fino a Parma AV e l’accesso per le merci da/verso gli interporti della Val Padana.

Il benessere delle comunità troverebbe gran giovamento da una cura del ferro per l’area Cecina-Livorno-Pisa-Viareggio-Lucca. Senza addentrarci nei particolari, è oggi possibile, anche grazie alle nuove tecnologie ferroviarie, usare le linee esistenti come metropolitane di superficie con molte fermate. Auspicabile sarebbe il ripristino di alcune linee abbandonate, quali Livorno-Tirrenia-Pisa, o la Livorno-Collesalvetti creando una vera e propria rete fra i due centri con molte fermate.

A livello di città, infine, appare sempre più ineludibile, se vogliamo davvero città sostenibili incentrate sul benessere dei cittadini, la costruzione di moderne reti tranviarie a patto che siano inserite in una maglia stretta di collegamenti pubblici e mobilità dolce che riduca drasticamente il trasporto privato individuale.

Credo che questi stimoli vadano collocati in un quadro sistemico che sappia collegarli tra loro. Senza nulla togliere alle diverse forze politiche e associazioni che propongono sempre più spesso misure di questo tenore, mi pare che Sinistra Civica Ecologista stia facendo un tentativo di metterle a sistema.

Il mio auspicio è che tutte le forze politiche comprendano che la salute dell’ambiente in cui viviamo, del benessere della popolazione e del futuro dell’economia non è, nei suoi aspetti più generali, né questione di parte né di filosofia iperuranica.