Rifiuti, dopo la differenziata c’è di più: ecco come vengono gestite le raccolte dell’Ato centro

Scappini (Alia): «Nostro compito è cercare di innalzare al massimo livello la quantità di materiali riciclabili, senza trascurare alcuna filiera»

La raccolta differenziata è in crescita nell’Ato Toscana centro, dove opera Alia opera come gestore unico dei servizi d’igiene urbana: gli ultimi dati certificati dall’Agenzia regionale recupero risorse (Arrr) mostrano che nel 2019 si è toccata quota 65,06% – il dato più elevato tra i tre Ato regionali, a fronte di una media pari a 60,15% – e dunque si è finalmente superato l’obiettivo di legge previsto per il 2012.

«Questo è il risultato – spiega l’ad di Alia, Alessia Scappini – delle trasformazioni di servizio fatte nel 2018 e 2019 (Valdinievole, Mugello, piana fiorentina, etc.); adesso con i progetti “Firenze Città Circolare” e “Pistoia al centro”, pur in un periodo così particolare, sono iniziate le trasformazioni di servizio in questi due grandi comuni, che potranno superare l’obiettivo del 70% di RD come ha già fatto Prato».

Nel frattempo però le ultime direttive Ue sull’economia circolare recepite dall’Italia sono però tornate a mettere in chiaro che la differenziata è uno strumento, non il fine. L’obiettivo è portare il riciclo dei rifiuti urbani ad almeno il 55% entro il 2025, al 60% entro il 2030 e al 65% entro il 2035. In parallelo, è prevista la diminuzione dell’uso delle discariche, dove entro il 2035 dovrà essere conferito al massimo il 10% dei rifiuti urbani prodotti (il che significa al contempo che per la rimanente quota del 25% c’è il recupero energetico).

A contraltare dei dati Arrr, Scappini precisa che «nei 58 comuni gestiti abbiamo avviato a riciclo o compostaggio 578.000 t  di materiali», ma la strada tracciata dall’Europa mostra che bisogna accrescere il livello di ambizione, e per farlo non occorre solo aumentare in quantità – e in qualità – la raccolta differenziata, ma soprattutto dotarsi di un’infrastruttura impiantistica che possa estrarre tutto il valore possibile (in termini di recupero di materia o in subordine di energia) dai rifiuti raccolti dai cittadini, per poi smaltire il residuo in sicurezza.

«A valle dell’impegno dei cittadini nella separazione attenta dei rifiuti agisce il nostro piano industriale 2019-2024, che prevede – argomenta nel merito Scappini – la realizzazione di tre biodigestori anaerobici per il trattamento dei rifiuti organici, con la produzione di biometano e compost. Quello più grande sarà a Montespertoli, con un investimento di 30 milioni di euro,  che tratterà 160.000 t/a di materiali organici da cui saranno prodotti 11 milioni di mc di biometano e compost da utilizzare in agricoltura. A questo si aggiungono un altro biodigestore da 105.000 t a Peccioli (Pisa), in parnership con la società Belvedere (investimento 35 milioni di euro), e l’ingresso con una quota  minoritaria nella società Scapigliato che fa capo al Comune di Rosignano (Livorno), che costruirà un biodigestore a umido da 90.000 t».

Un progetto di economia circolare dunque che sappia mettere a sistema le risorse presenti su tutto il territorio toscano, creando valore – ambientale, occupazionale, sociale ed economico – direttamente dove vengono realizzati gli impianti. Sul punto vale quanto già osservato a suo tempo dal presidente di Scapigliato, Alessandro Giari, in modo da superare la sindrome della micro-frammentazione tra attori locali dell’economia circolare che si fanno concorrenza tra loro, per arrivare in Toscana a una gestione più sostenibile ed efficiente dei rifiuti prodotti dai toscani: «Non si tratta di aver timore che i fiorentini vengano a smaltire i loro rifiuti da noi come fossimo negli anni ’80, quando il problema era dove si faceva una discarica. Qui lavoriamo per chiudere e superare la discarica, e anzi è grazie alla discarica che stiamo realizzando uno dei poli industriali più interessanti sul territorio. Oggi la competitività economica di un territorio è data dal livello di servizi ed efficienza che sa predisporre: l’obiettivo dunque è quello di dotarci delle infrastrutture industriali per creare lavoro e ricchezza in un’area – quella del livornese – oggi per molti aspetti in crisi ma che ha le caratteristiche giuste per riqualificarsi grazie alla green economy e all’innovazione tecnologica. Questo è il punto centrale, raggiungere uno sviluppo socio-economico compatibile con un ambiente bello come il nostro».

Ma l’economia circolare non si ferma alla pur determinante gestione dei rifiuti organici. Al proposito il piano industriale di Alia «ha già previsto accordi precisi con i migliori  partner industriali regionali e nazionali per le altre filiere: basti pensare a Vetro Revet con il Gruppo Zignago; a ReAl in società con ReLife per il trattamento di carta e cartone o a Revet che, con l’ingresso di Montello, il maggior player nazionale nel trattamento dei polimeri da raccolta differenziata, rilancerà il riciclo del granulo da plastiche miste. Contiamo di alimentare sempre più il sistema industriale toscano con materie prime seconde di qualità, garantendo l’autosufficienza nel trattamento dei rifiuti prodotti e raccolti in Ato Toscana centro».

Per raggiungere davvero l’autosufficienza è però necessario rispondere non solo alle esigenze di avvio a riciclo, ma anche – tenendo presenti i target fissati dall’Ue – quelli di recupero energetico e infine di smaltimento in sicurezza di quei rifiuti non recuperabili: «Nostro compito è cercare di innalzare al massimo livello la quantità di materiali riciclabili, senza trascurare alcuna filiera. Poi – conclude Scappini – sarà il nuovo piano regionale dei rifiuti ad indicare la strada e la tecnologia per trattare in termini di economia circolare anche quei rifiuti che non possono essere recuperati come materia in alcun modo».