[19/10/2007] Parchi

Scontro Marevivo Cites sul commercio di delfini vivi

ROMA. All’associazione ambientalista Marevivo i delfinari non sono mai piaciuti, ma ora è ancora più preoccupata dopo le recenti dichiarazioni di Willem Wijnstekers, il segretario generale della Convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites) sul commercio dei delfini vivi.

Diverse associazioni, compresa Marevivo, hanno contattato la Cites per sollecitarla a non autorizzare il commercio e l’esportazione di delfini vivi senza l’emissione di un avviso di commercio che attesti che le operazioni non creino danni alla specie interessata (avis de commerce non préjudiciable). La Cites ha spiegato che esistono modi diversi, nazione per nazione, di emettere l’avviso e che la questione va ancora approfondita, ma per il momento «non raccomanda metodi particolari per l’emissione di questi avvisi. E’ compito di ogni Stato assicurare che le asportazioni non abbiano effetti negativi sulle popolazioni in natura e di decidere quale sia la migliore manierati pervenire a questa conclusione».

Ma quel che non è assolutamente piaciuto a Marevivo è quanto detto da Wijnstekers: «Riguardo al commercio di delfini vivi, il segretariato non ha ricevuto alcuna prova che dimostri che un avviso di commercio non pregiudiziale non sia stato emesso prima di autorizzare un’esportazione. Ugualmente, non ha ricevuto alcuna prova che dimostri che il commercio attuale o futuro avrà effetti negativi sulle popolazioni di delfini. Niente giustifica dunque, attualmente, che il Segretariato Cites prenda misure per fermare questo commercio. Non mancheremo di agire se dovessimo ricevere informazioni che indichino giustificazioni per farlo».

Parole nette che preoccupano Marevivo: «La mancanza di dati che attestino il rischio della sopravvivenza di questi animali, come ha dichiarato il segretario generale della Cites, non è una sufficiente motivazione alla cattura e commercializzazione di delfini vivi, ormai oggetto di una forte speculazione economica. L’Associazione ancora una volta lancia l’allarme delfini e invita le Istituzioni competenti, primo fra tutti il Segretariato Cites nazionale ad intervenire, in sede di Convenzione, al fine di promuovere una modifica alla Convenzione stessa inserendovi il “principio precauzionale”, ormai alla base delle più avanzate politiche ambientali».

Gli ambientalisti ricordano che i delfini sono tutelati da accordi e convenzioni internazionali, compresa la Cites che però consente la cattura di esemplari vivi, a scopo scientifico – educativo. «Ciò si traduce quasi sempre – spiega Massimo D’Adamo, biologo di Marevivo – in un’amorale spettacolarizzazione nei delfinari, quando addirittura in un illegale utilizzo, persino nell’industria alimentare».

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