[23/10/2007] Parchi

La montagna e le Comunità montane

LIVORNO. Domani la montagna italiana, dagli Appennini alle Alpi, scende a Roma per protestare contro il governo che (come i precedenti) trascura le aree collinari e montane del nostro Paese, sempre più marginali rispetto ad un’urbanizzazione ormai compiuta e alle coste che succhiano la gran parte del turismo.

Ma la protesta non si nutre solo di queste motivazioni, visto che il vero nodo politico del contendere è l’inserimento nella legge Finanziaria del taglio di molte Comunità montane, con un criterio che fissa un limite altimetrico di seicento metri di media per i comuni da riconoscere come montani, cosa che porterebbe all’immediata soppressione di comunità montane come quella dell’Arcipelago Toscano, che a qualcuno può sembrare un ossimoro, o di altre con comuni che sono più di pianura che di montagna.

L’Unione delle comunità e degli enti montani (Uncem) non ci sta a pagare per prima la riduzione dei costi della politica, ma è innegabile che molte comunità montane vengono percepite dall’opinione pubblica come doppioni di altri enti e che gli abolizionisti hanno buon gioco ad evidenziare un accavallarsi di competenze con enti parco, regioni e province. Insomma, le comunità montane, nella bufera dell’antipolitica, rischiano di diventare il vaso di coccio sacrificabile senza grandi problemi, perché se è vero che alcuni enti montani funzionano bene, altri non brillano certo per presenza e iniziative ed il loro funzionamento resta troppo spesso un mistero per i cittadini che le percepiscono come luoghi dove esponenti politici locali vengono parcheggiati (e pagati) in attesa di altri e più prestigiosi incarichi.

L’Uncem risponde che si può ridurre del 50% il numero di consiglieri e assessori, valorizzare la partecipazione democratica e migliorare la selezione della dirigenza politica delle Comunità montane. Secondo l’Uncem non sarebbe invece seria la risposta del governo perché: «esclude dalla montagna numerosi Comuni montani in base a un criterio sommario, semplicistico e demagogico. Questi comuni, i loro abitanti e le loro imprese, perderebbero il complesso delle misure agevolative previste per i comuni montani per: scuola: pluriclassi e Istituti comprensivi; sanità e assistenza: misure di sostegno per anziani, disabili e giovani; agricoltura: indennità compensativa per agricoltori e allevatori (contributi Ue), contributi agevolativi (defiscalizzazione Ici per i terreni agricoli ecc.) e agevolazioni previdenziali; commercio esenzione Irap e agevolazioni piccoli esercizi commerciali; residenti: agevolazioni per l’acquisto di gasolio e gpl; non riduce i costi anzi rischia di moltiplicarli perché la discontinuità che si determinerebbe con l’esclusione di alcuni comuni, ora parte di un’unica Comunità montana, porterebbe alla creazione di nuovi organismi associativi; sottrae agli oltre 4000 piccoli comuni montani l’unico soggetto sussidiario di coordinamento e programmazione in grado di assicurare i servizi minimi essenziali alle loro popolazioni»

Ma quanto costano le Comunità montane allo Stato? Meno di 200 milioni di euro, secondo l’Uncem e spendono oltre 2,2 miliardi di euro che vengono da comuni, province e regioni di cui: «1,2 miliardi (54 %) per gestire: scuola, sanità, assistenza, viabilità, trasporti, difesa del suolo, assetto idrogeologico, forestazione, servizi di tutela e valorizzazione delle risorse idriche, prevenzione incendi, servizi di protezione civile. 308 milioni (14%) per lo sviluppo economico. 440 milioni (20%) per altre funzioni (cultura, sport, valorizzazione tradizioni). 187 milioni (8,5%) per il funzionamento. 70 milioni (3,5%) per pagare i propri amministratori. Sono l’unico presidio di un sistema – sottolinea l’Uncem - che produce 203 miliardi di Euro di beni e servizi di elevata qualità: acqua, energia, foreste, risorse agroalimentari, turismo: il 17% del prodotto nazionale».
Tutto vero e tutto giusto, ma è anche probabile, come sottolineano i critici, che se queste risorse e competenze fossero ripartite tra altri enti esistenti il risultato sarebbe lo stesso e la semplificazione amministrativa immediata.

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