[23/10/2007] Energia

Quanto ci costano i biocarburanti?

LIVORNO. I sussidi governativi ai biocarburanti sono aumentati vertiginosamente negli ultimi anni, spinti dalla necessità dei politici di ridurre la dipendenza dei vari Paesi dai combustibili fossili, soprattutto dal petrolio. Finora il fenomeno non era mai stato davvero indagato, ma a colmare la lacuna ci pensa il rapporto della Global Subsidies Initiative, "Biofuels — At What Cost? Government support for ethanol and biodiesel in selected OECD countries" che fa il punto dei costi/benefici e dei sussidi ai biocarburanti e delle loro ricadute politiche nei Paesi Ocse: Australia, Canada, Unione Europea, Svizzera e Usa.

Un rapporto che giunge nel bel mezzo di una sempre più accesa discussione sulla imponente crescita della produzione e del consumo dei biocarburanti, con la produzione di etanolo che ha conosciuto una crescita annuale a due cifre negli ultimi 4 anni, ma secondo Global Subsidies Iniziative «questa espansione non è solo in risposta alla richiesta di mercato; anzi, le politiche e le sovvenzioni governative destinate ad incrementare l’uso di biocarburanti sono state i fattori chiave»
«Il problema che abbiamo riscontrato – spiega David Runnalls, presidente dell’International Institute for Sustainable Development – è che nessuno ha fatto davvero un monitoraggio della situazione, almeno per quanto riguarda i livelli e gli effetti delle sovvenzioni e delle barriere commerciali».

Secondo il rapporto negli Usa le sovvenzioni per i biocarburanti sono state tra i 5,5 e i 7,3 miliardi nel 2006 e i biocarburanti sarebbero un mezzo ad alto costo per combattere il cambiamento climatico: in alcuni casi le sovvenzioni statali e federali raggiungono i 500 dollari per ridurre una tonnellata equivalente di CO2 con la produzione di etanolo dal mais, quanto basterebbe ad acquistare più di 30 tonnellate di CO2 equivalente con l’European Climate Exchange, oppure 140 tonnellate con il Chicago Climate Exchange. Visto che la maggior parte delle sovvenzioni Usa, delle esenzioni fiscali e dei crediti d’imposta, è legato a produzione e vendita, l’aumento della produzione è a due cifre ed il tasso di sovvenzioni lo segue.

Il presidente Bush ha fissato recentemente la meta di 132 miliardi di biocombustibile per il 2017, più di cinque volte di quanto viene oggi prodotto negli Usa. Nell’Unione Europea il supporto pubblico ai biocarburanti ammonta a 3,7 miliardi di euro nel 2006 e si basa soprattutto sulla riduzione delle aliquote fiscali. Riduzioni fiscali e delle accise sono stimate intorno ai 3 miliardi di euro, erano 1,8 miliardi nel 2005. Anche in Europa il costo equivalente per tonnellata di CO2 è alto: tra i 575 e gli 800 euro per l’etanolo, intorno a 215 euro per il biodisel ottenuto da olio alimentare, oltre 600 euro per il biodisel ottenuto da semi di colza.

Nell’intera Ocse gli aiuti pubblici ai biocarburanti nel 2006 dovrebbero aver raggiunto gli 11 miliardi di dollari e sarebbero tra i 13 e i 15 miliardi nel 2007. Per raggiungere una quota di biocarburanti intorno al 25 - 30% dell’intera necessità di combustibili per i trasporti mondiali, si stima che occorrerebbero ogni anno 100 miliardi di dollari in sussidi pubblici. Le sovvenzioni incrementano il mercato dei biocarburanti ma come ricaduta hanno un rialzo dei prodotti agricoli.
«In fin dei conti, usare il cibo per produrre combustibili è un’idea stupida – dice all’Ips Ronald Steenblik, direttore del Global Subsidies Iniziative – E’ un’altra forma di sussidio per le grandi corporation agroindustriali e costituisce una distrazione dal problema reale, che è ridurre le emissioni di gas serra».

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