[23/10/2007] Aria

Inquinamento aria, non convince la proposta del Parlamento Ue

LIVORNO. Arrivano dalla Commissione europea, dal Consiglio europeo e dalla Società europea di medicina respiratoria (Ers) i primi dubbi e le prime critiche sulla proposta di direttiva sulla qualità dell’aria approvata in prima lettura dal parlamento europeo. Sotto accusa sono i valori limite delle polveri sottili (Pm10 e Pm 2,5) indicati dalla proposta, perché non garantiscono una adeguata tutela della salute umana e dell’ambiente.

La stessa Comunità si sta apprestando a rimpiazzare la direttiva 92/62/ Cee e le altre che completano la disciplina sulla protezione dell’aria: è infatti allo studio un nuova direttiva che sostituirà la disciplina ora vigente. Da cinque direttive si arriverà ad un unico strumento giuridico al fine di semplificare, razionalizzare e ridurre il volume della normativa in vigore. Ma anche per fornire e garantire agli Stati membri un corpo di legislazione chiaro, comprensibile, di semplice consultazione e aggiornato.

La Comunità propone un nuovo approccio al controllo del Pm2,5, che deve comunque integrare i controlli già in atto sul Pm10: un tetto per la concentrazione del Pm2,5 nell’aria da raggiungere entro il 2010 corrispondente a un valore limite annuale pari a 25 ug/m3; mentre per le Pm10 un limite giornaliero pari a 40 ug/m3 che può essere superato solo per 35 giorni nell’arco dell’anno e uno annuale di 50 ug/m3 sempre da raggiungere entro il 2010. Queste le proposte del Parlamento, ma è stato suggerito dalla Commissione di modificare alcuni punti: portare a 55 i giorni in cui è possibile superare il valore limite giornaliero di Pm10, prolungare i termini di adeguamento ai valori limiti al 2014, e abbassare il valore limite annuale di Pm10 a 33 ug/m3.

Comunque sia, la nuova direttiva dovrebbe rivedere sostanzialmente le disposizioni attuali anche per integrarvi gli ultimi sviluppi in ambito medico, scientifico e le esperienze più recenti acquisite negli Stati membri. Cosa che per la Ers, società che si occupa sopratutto di malattie polmonari questo non avviene. La Ers si pone infatti in disaccordo con le posizioni prese sia dal Parlamento sia dal Consiglio, perché l’indicazione del valore limite annuale delle Pm 2,5 di 25 ug/m3 è inadeguato a proteggere la salute umana e non è in grado di assicurare ugual tutela in tutto il territorio comunitario.

La direttiva imporrebbe (sia se accoglie le proposte della Commissione sia se rimane tale e quale) standard inferiori rispetto a quelli definiti dalla Linee guida sulla qualità dell’aria dell’Organizzazione mondiale della Sanità secondo la quale i valori delle medie annuali dovrebbero essere per le Pm 10 di 20 ug/m3 mentre per le Pm 2,5 di 10ug/m3. Ma non solo: sempre a detta dell’Ers i valori comunitari sarebbero pure inferiori rispetto agli standard statunitensi che prevedono una media annuale inferiore a 15 ug/m3. Il che significherebbe invece, ridurre il rischio di mortalità dovuto all’esposizioni a lungo termine del 6% rispetto al valore del 25 ug/m3.

Inoltre la Società afferma che l’applicazione della direttiva penalizzerebbe gli Stati del Sud e dell’Est Europa che subiscono un carico maggiore dovuto al maggior inquinamento atmosferico.
Insomma una direttiva da rifare che se adottata così come preparata porterebbe – sempre a detta della Ers – a una perdita di credibilità della Ue e a una perdita di prestigio a livello internazionale nel campo dei cambiamenti climatici e del loro controllo.

Il fatto è che se anche la normativa rimanesse tale e quale alcuni problemi rimarrebbero. Gli Stati membri e di sicuro l’Italia molto spesso non sono in grado di rimanere al passo con la normativa Ue: in Italia per esempio i limiti dei valori non vengono rispettati e lo dimostra la recentissima accusa della Commissione e la relativa apertura del procedimento di infrazione di fronte alla Corte di Giustizia europea. Ulteriore conferma arriva poi, dalla accusa sollevata contro la regione Toscana e alcuni Comuni per non avere rispettato i limiti di concentrazione delle polveri stottili. Allora per l’Italia, forse il problema non sta solo nel superare o no i valori, ma nella mancanza di una strategia nazionale integrata in materia di trasporti. Una speranza di miglioramento però c’è, e viene dal Ministro dei trasporti Alessandro Bianchi che ha annunciato l’imminente elaborazione di un piano sulla mobilità sostenibile.

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