[24/10/2007] Comunicati

Flussi di energia, flussi di informazione...flussi di materia

LIVORNO. «Credo che Gore stia facendo un buon lavoro d’informazione (…). Lui non è uno scienziato. Il suo film può avere effetti positivi, incrementare la consapevolezza, ma non va considerato un lavoro scientifico». Parola di Jack Steinberger, premio Nobel per la Fisica nel 1988 attualmente professore part-time alla Scuola Normale Superiore di Pisa, intervistato dal Giornale oggi in occasione del prossimo Festival della scienza di Genova.

Il fisico terrà una conferenza sul rapporto caotico tra clima e mezzi di informazione. Un rapporto che greenreport ha indagato molto spesso, allargando il tema sulla divulgazione scientifica in generale e sostenendone le oggettive difficoltà e la necessità di un giornalismo di approfondimento. Il punto però non è – come invece sostiene e vorrebbe sostenere il Giornale – che Al Gore non è uno scienziato e quindi – semplificando - non sa quello che dice e quello che di conseguenza “divulga”, perché giustappunto non è uno scienziato e la sua funzione non è quella, bensì di sensibilizzare le persone sul global warming e i cambiamenti climatici. Dal punto di vista scientifico, quindi, può avere commesso degli errori nel suo documentario “Una verità scomoda” che sarebbe stato senz’altro meglio non avesse fatto, ma che non spostano di una virgola il concetto che i cambiamenti climatici sono reali, sono già in atto e dobbiamo correre ai ripari subito sia per il breve, sia per il lungo periodo.

Cosa che assolutamente non mette in dubbio neppure Steinberger: «Chiaramente sono molto preoccupato per l’impatto che il global warming sta avendo sul pianeta, e di conseguenza sul nostro futuro (…)». Quindi non c’è disinformazione, semmai c’è la necessità di migliorarla ulteriormente ma su questo nessuno afferma il contrario. Diversamente anche il film premio Oscar di Gore sta dando un contributo importantissimo sul piano della sensibilizzazione anche del mercato. E’ fuori discussione che un battage pubblicitario “green”, che allude direttamente all’ambiente, come quello a cui siamo sottoposti non si è mai visto. Un esempio di questi giorni è la campagna della Saint-Gobain che imperversa su tutti i giornali nazionali con l’immagine di una casa interamente realizzata o quasi con materiali che permettono “risparmio energetico, innovazione, salvaguardia ambientale”.

Un esempio tra i tanti e fatto assolutamente positivo. La riconversione ecologica dell’economia (in una società di mercato) passa infatti anche attraverso una riconversione verde dei consumi (sempre che tornino tali visto che ora più che altro sono acquisiti). Senza dimenticare, però, che «più consumiamo più inquiniamo» come ci ricorda sempre Jack Steinberger. Le contraddizioni non mancano perché purtroppo – è una legge fisica – anche il risparmio energetico o l’innovazione pur piegata su materiali con minori impatti, passa attraverso un’operazione assolutamente hard che quindi mette comunque in crisi la sostenibilità ambientale. Lo dimostrano i dati apparsi oggi relativi all’industria del “bianco”. Le vendite di elettrodomestici, grazie agli incentivi statali volti al ricambio degli stessi in favore di quelli meno energivori, sono cresciute in Italia del 10%. il che, porta a porta o no, significa aumentare i rifiuti. Nella fattispecie, fra l´altro, rifiuti pericolosi.

Perché nuovi prodotti vuol dire nuova materia, a meno che non siano fabbricati con materiale riciclato (che comunque a sua volta produce rifiuti). Dunque anche una maggiore spinta per risparmiare energia (flussi di energia), incide in tutto o in parte anche sull’aumento del consumo di materia (flussi di materia). Questo è infatti il metabolismo delle nostre società (anche se si chiamano post-industriali) fatto appunto di flussi di energia e flussi di materia. Allora sarebbe arrivato il tempo che si mettesse almeno la ‘testa’ su quest’ultimi attraverso politiche economiche (e non di gestione dei rifiuti che sono solo la coda dei flussi di materia) almeno allo stesso livello cui si comincia a pensare per i flussi di energia.

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