[25/10/2007] Acqua

A proposito di idroelettrico e di guerre per l´acqua

LIVORNO. Inondazioni catastrofiche, allontanamento di milioni di persone, danni ambientali, rapporto costi-benefici insostenibile (pochi vantaggi per la collettività e molti per pochi grandi costruttori). Questi sono gli effetti della costruzione delle grandi dighe. Si trovano per lo più in Cina (famosa quella gigantesca delle Tre Gole sul fiume Yangtze), India, Stati Uniti, Giappone. Sono le imprese multinazionali a godere dei profitti di queste megacostruzioni dietro i finanziamenti della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale.

Attualmente nella quasi-europea Turchia è stato presentato un progetto, prima accantonato e poi ripreso recentemente dal governo, la cui attuazione avrebbe conseguenze simili a quelle suddette. Si tratta della diga di Ilisu che fa parte del grande progetto Guneydogu Anadolu Projesi (progetto dell´ Anatolia del sud est), presentato come indispensabile dal governo Turco per garantire l´autosufficienza energetica delle grandi città dell´est come Istanbul ed Ankara. Ma la questione energetica potrebbe essere anche secondaria: infatti con il controllo delle acque del Tigri, la Turchia avrebbe in mano uno strumento di ricatto per imporre la propria politica a Iraq e Siria, paesi confinanti.

Ma quali sarebbero le conseguenze? Migliaia di cittadini (di cui molti kurdi) con la costruzione del sistema di invasi sarebbero costretti ad abbandonare i propri villaggi e le proprie case. Con la costruzione della diga verrebbe sommersa l´antica località di Hasankeyf posta sulle rive del Tigri, le cui origini risalgono a 12.000 anni fa, e moltissimi (circa 300) siti archeologici di straordinaria importanza.

Come avvenuto in India ed in altre parti del mondo, anche in Turchia si è sollevata forte la voce del movimento “antidiga”: sotto il cartello “Initiative to keep Hasankeyf alive” si raccolgono 72 soggetti tra istituzionali, associazioni ambientaliste, personalità della cultura e in alcuni paesi come Germania e Svizzera si stanno raccogliendo le firme contro il progetto. Ciò a testimoniare come si stia diffondendo la cultura dell’acqua come bene comune e la consapevolezza che questi interventi rappresentino esempi sbagliati di governo della risorsa idrica.

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