[26/10/2007] Parchi

Cacciatori, ambientalisti e operatori faunistici chiedono certezze per l’Infs

ROMA. Dopo il commissariamento dell’Infs, in una lettera, Osvaldo Veneziano, presidente nazionale Arci Caccia, Antonio Drovandi, presidente nazionale Unione regionale cacciatori Appennino, Sandro Lovari, presidente nazionale Associazione italiana gestione faunistica, Marco Franolich, presidente nazionale Ente produttore selvaggina, Roberto Della Seta, presidente nazionale Legambiente e Sandro Flaim, presidente nazionale Unione nazionale cacciatori Zona Alpi, esprimono «Piena solidarietà a Silvano Toso, direttore dimissionario dell’Infs (Istituto nazionale fauna selvatica) e a tutto il personale dell´Istituto per la situazione difficile che stanno vivendo e l´urgente richiesta al governo di trovare a partire dalla prossima Finanziaria le risorse economiche necessarie per consentire la piena attività dell´Infs».

L’appello di cacciatori, operatori faunistici e ambientalisti si rivolge al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al presidente del Consiglio, Romano Prodi, al ministro dell’ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio ed al presidente della Conferenza Stato-regioni, Vasco Errani, per ricordare «il ruolo e l’importanza dell’Infs, indicato quale punto di riferimento autonomo ed indipendente a supporto della ricerca e della gestione del patrimonio faunistico e fondamentale strumento per un´attività venatoria in piena sintonia con gli obiettivi per una caccia sostenibile così come richiesto dall´Europa».

A spiegare il perché delle dimissioni era stato lo stesso Toso: «Il contributo così come attualmente in discussione nella Finanziaria copre il 75% delle sole spese del personale, 2,2 milioni di euro. Tutto il resto rimane fuori, per non parlare della ricerca. A queste condizioni non potevo far altro. La situazione dell´Istituto è di grave sofferenza finanziaria dovuta alla riduzione continua, negli ultimi 5-6 anni, delle risorse e al blocco della capacità di spesa, quindi pur avendo i soldi non potevamo spenderli. Per non parlare – sottolinea Toso - del blocco delle assunzioni. Siamo in 40 su una pianta organica approvata di 103 persone».

I debiti dell’Infs con le banche sarebbero di mezzo milione di euro, ma ne sarebbero necessari 5 milioni «per una gestione decente del personale, delle spese generali e per un incremento dell´attività istituzionale. Siamo fermi. Da 4-5 anni non riusciamo più a comprare libri ne´ a fare abbonamenti a riviste scientifiche».

In quanto alle dimissioni Toso dice: «Le ho date scientemente. Sono 25 anni che lavoro all´Istituto quindi non potevano essere più sofferte. Mi sono costate molto tuttavia, anche per rispetto di chi ci lavora, sono stato costretto. Tutto il personale d´altra parte mi ha espresso la massima solidarietà».

Torna all'archivio