[29/10/2007] Parchi

25 "cugini" degli uomini verso l’estinzione

LIVORNO. Il primate più evoluto, l’essere umano, sta mettendo in grave pericolo la sopravvivenza dei suoi parenti più stretti: gorilla, scimpanzé, scimmie e lemuri. Il 29% di questi nostri cugini, vicini o lontani, sono a rischio di estinzione. Secondo il rapporto “Primates in Peril: The World’s 25 Most Endangered Primates—2006–2008” reso noto da: gruppo speciale della Iucn Species survival commission (Ssc), International pimatological society (Ips), in collaborazione con Conservation International (Ci), il fenomeno è dovuto, oltre che alla mancanza di risposte all’aumento del tasso di estinzione, è aggravato dal cambiamento climatico e porterà alla prima estinzione di primati entro questo secolo. Attualmente 114 delle 394 specie di primati del mondo sono comprese nella lista rossa dell’Iucn come minacciate di estinzione.

Per i 60 esperti di 21 paesi che hanno redatto il rapporto, a decimare i primati sono soprattutto i cacciatori per venderne la carne ad uso alimentare, poi ci sono le catture per la vendita e la distruzione delle foreste per il legname e l’agricoltura. Una specie, il colobo rosso della Costa d’Avorio e Ghana sarebbe ormai estinta, mentre il langur testa dorata del Vietnam (nella foto) e il gibbone di Hainan sono ridotti ormai a poche decine di esemplari e il Loris tardigradus di Sri Lanka è stato avvistato solo 4 volte dal 1937. A queste si devono aggiungere altre 21 specie a fortissimo rischio di estinzione.

«Si potrebbero contenere tutti i membri superstiti di tutte queste 25 specie in un solo stadio di calcio – ha detto Russell A. Mittermeier, presidente del Primate specialist group e di Ci – così alcuni potrebbero rimanere sulla terra. La situazione è più grave in Asia, dove la distruzione delle foreste tropicali, la caccia e il commercio di molte specie di scimmie le mette in un rischio terribile. Anche di recente abbiamo scoperto che molte specie sono gravemente minacciate e potrebbero presto scomparire».

I primati non umani non sono solo specie simbolo, i nostri “parenti stretti”, ma rappresentano una presenza importantissima per la salute degli ambienti naturali in cui vivono: attraverso la dispersione di semi ed altre interazioni con gli habitat, i primati contribuiscono a sostenere una grande quantità di specie animali e vegetali che contribuiscono a loro volta alla salute delle foreste del pianeta. La World’s 25 Most Endangered Primates list, è stata stilata dal ventunesimo congresso della International Primatological Society tenutosi ad Entebbe, in Uganda. L’orango di Sumatra, il gorilla del Cross River di Camerun e Nigeria figurano negli ultimi tre aggiornamenti, mentre altre sei specie sono nella lista per la prima volta, compresa un primate scoperto recentemente, il tarsier indonesiano, che deve essere ancora formalmente incluso.

Madagascar e Vietnam hanno ognuno 4 primati nella lista, l’Indonesia ne ha tre, due ciascuno per Sri Lanka, Tanzania, Costa d’Avorio, Ghana e Colombia, uno per Cina, Camerun, Guinea Equatoriale, Kenya, Mianmar, Bangladesh, India, Perù Venezuela ed Equador. Alcuni dei 25 primati della lista sono presenti in più Paesi.
11 specie a grave rischio di estinzione vivono in Asia, 7 in Africa, 4 in Madagascar, 3 in Sud America e questo secondo i ricercatori dimostra che sono minacciati direttamente dal luogo in cui vivono. Infatti, tutti i 25 primati a rischio si trovano all’interno di “biodiversity hotspots”, le 34 regioni prioritarie individuate dall’Iucn , che coprono solo il 2,3% della superficie terrestre, ma che ospitano circa il 50% di tutta la biodiversità vegetale ed animale. 8 di questi hotspots sono quelli a più alta priorità per la sopravvivenza delle specie di primati più minacciate: Indo-Burma, Madagascar ed isole dell’oceano indiano, Sundaland, Eastern Afromontane, foreste costiere dell’Africa orientale, Guinean Forests dell’Africa occidentale, foreste atlantiche del Brasile, e Western Ghats dello Sri Lanka.

Fortunatamente non manca qualche buona notizia. L’Unep ha avviato nel parco nazionale del Virunga, nella Repubblica democratica del Congo (Rdc) una nuova iniziativa per gestire meglio le sue risorse naturali, essenziali per la sopravvivenza dei gorilla ed effettuare una valutazione post-bellica della situazione ambientale lasciata dal lunghissimo conflitto che ha stravolto la parte orientale del Paese africano.
Il principale problema per la sopravvivenza dei grandi primate é infatti l’insostenibile impatto degli sfollati dei conflitti e delle varie guerriglie locali che usano la foresta come fonte di cibo ed energia, l’impegno di Onu, Unep e Rdc sarà quello di riconvertire tutto questo in maniera sostenibile ed attraverso un’accresciuta cooperazione, anche nel campo della protezione ambientale, con i confinanti Ruanda e Uganda per contenere il flusso illegale di legname, carbone, petrolio e metano.

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