[30/10/2007] Energia

La Russia sbarca in Venezuela a caccia di risorse

LIVORNO. A differenza della Commissione europea, diffidente verso l’autoritarismo di Putin e l’aggressività della grandi compagnie energetiche russe, il presidente del Venezuela Hugo Chavez è pronto ad accettare gli investimenti russi alle condizioni russe, anche rivedendo le leggi da lui stesso emanate per ridurre l’influenza straniera sull’economia venezuelana. Così Rusal (Russian Aluminium) creerà in Venezuela un’impresa della quale deterrà il 50%, anche se la legge prevede un blocco di controllo (il 50% più uno) appartenente allo Stato.

Anche il gigante energetico russo Gazprom ha chiesto di poter sfruttare tre nuovi giacimenti in Venezuela e conta di assicurarsi la vendita di gas proveniente dal giacimento di Uramaco. La stessa Gazprom sta valutando la possibilità di posare in Venezuela una tranche del gasdotto transamericano che collegherà Venezuela, Brasile, Bolivia, Paraguay, Uruguay e Argentina.
Le compagnie petrolifere russe Tnk-Bp, Rosneft, Lukoil e Zaroubejneft stanno creando altre co-imprese in Venezuela.

Le esportazioni russe verso l’America latina hanno raggiunto nel 2007 i 372 milioni di dollari, mentre le importazioni sono appena 12 milioni di dollari, ma Mosca conta di portare in poco tempo il giro di affari degli scambi commerciali a 4-4,5 miliardi, come ha detto il vice-primo ministro russo, Alexandre Joukov in un incontro tra i due governi a Caracas.

Il vero affare sembra quello delle armi: secondo l’esportatore ufficiale di armamenti russi, la Rosoboronexport, i contratti conclusi con Chavez raggiungono già i 4 miliardi di dollari: 24 caccia Su-30, 53 elicotteri Mi-35, Mi-17 e Mi-26, kalasnikov... Ma in Venezuela verranno costruite anche due fabbriche di fucili di assalto e riparazione di elicotteri su licenza russa.

Putin si leva così la soddisfazione di dare un altro schiaffo a Bush, che vuole mettere apparati antimissile ai confini europei della Nato, armando fino ai denti Chavez, una delle bestie nere del presidente Usa.
Joukov ha promesso al Venezuela anche 25 mila tonnellate di tubi senza saldature per l’estrazione di petrolio e gas entro il 2007. Un affarone, visto che il Venezuela ha bisogno ogni anno di 750 mila tonnellate di questo tipo di tubi e che per questo i russi costruiranno in Venezuela una fabbrica.

E’ finito anche il tempo della Fiat e di Togliattigrad, visto che la Russia ora le fabbriche di assemblaggio di auto le esporta in Venezuela insieme a quelle di trattori ed altre imprese meccaniche. Il tutto affidato ai finanziamenti della neonata banca russo-venezuelana in via di fondazione.

Il vice-premier russo ha infine offerto a Caracas di elaborare e firmare entro poco tempo accordi di cooperazione nel campo dell’esplorazione dello spazio e soprattutto in quello del nucleare civile, il Venezuela rischia così di diventare una nuova preoccupante spina atomica nel fianco degli Usa e molto più vicina dell’altrettanto odiato Iran.

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