[30/10/2007] Urbanistica

Ancora su edilizia e conservatorismo ambientale

LIVORNO. Se è fuori dubbio la condivisione di quanto affermato da Mazzantini venerdì scorso in "la crisi edilizia e l´alibi del conservatorismo ambientale" (vedi link), è utile tornare sul tema per ribadire alcune cose.

1. se c´è aria di crisi (tutta da dimostrare) nell´edilizia, le motivazioni sono da ricercare nell´incapacità di programmazione delle trasformazioni urbanistico - territoriali da parte di chi governa l´urbanistica; nella incapacità delle imprese di fuoriuscire da schemi ordinari, forse antiquati, sia per campo d´intervento sia per qualità tecnologica degli interventi;

2. le imprese più solide poi puntano a riunificazione al proprio interno il beneficio della rendita fondiaria e dell´esternalizzazione della produzione (anche se quest´ultima produce caduta della sicurezza in cantiere, scarsa attenzione alla qualità del prodotto, quasi nessuna preoccupazione per l´innovazione;

3. gli enti loclai pensano ancora lo sviluppo in termini edilizi e non in termini funzionali, cioè poco si preoccupano circa cosa serve a quella comunità per perpetrarsi in modo compatibile con il sistema di risorse naturali ed antropiche disponibili;

4. non sembra aver giovato, in molti casi, l´elezione diretta dei sindaci, la debolezza ormai palese degli strumenti di pianificazione sovraordinata;

5. se come ha dichiarato il governatore di Banca d´Italia, forse tardivamente e non senza ipocrisia, abbiamo i lavoratori meno pagati d´Europa, ma aumentano gli yacht all´ancora, le ville o i "macchinoni", qualche sfasatura di politica economica e fiscale ci deve essere, che forse non si è di fronte alla necessità di detassare le imprese ed il lavoro, ma di detassare gli investimenti reali in innovazione e forse in un primo momento anche l´incremento dei salari.

6. se proprio è necessario investire in edilizia facciamolo per cosa serve: recupero di squallide periferie, nuovi alloggi in affitto, anche garantendo incentivi o benefit fiscali, ma su di un principio irrinunciabile: basta con le concertazioni, gli avvisi pubblici, gli accordi pubblico - privato per dare spazio alla decisionalità pianificatoria pubblica, alle procedure di esproprio che saranno tranchant, ma sono inequivocabilmente trasparenti, anzi ove si decidesse di intervenire senza esproprio, ma per libera iniziativa privata si dovrebbero addirittura definire oneri accessori per una vera perequazione.

Ma per favore non parliamo di conservatorismo ambientale come cancro delle imprese, le piccole soprattutto.

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