[31/10/2007] Energia

Eolico e biomasse: costruiamo le condizioni per qualche sì

ROMA. Nel momento in cui i cambiamenti climatici portano sulle prime pagine dei giornali la questione ambientale ed energetica e le conferiscono anche un peso nelle decisioni politiche, le fonti rinnovabili di energia, cioè la medicina principale, con il risparmio energetico, per fare calare la febbre alla terra, non decollano, anzi, sempre più spesso, vengono considerate scelte che più che curare aggravano la malattia del pianeta: l´eolico e il solare deturpano il paesaggio e i tetti dei centri storici, la biomassa non va usata perché togliendo terra agli usi alimentari affama i popoli.

Spesso queste affermazioni, che su molte cose sono condivisibili, vengono fatte da comitati di cittadini o proprio da chi più sostiene l´ urgenza di una svolta energetica capace di portare il mondo fuori dal petrolio e dal fossile. Mi chiedo e domando: non è che a forza di stabilire condizioni e imporre divieti alle fonti rinnovabili si finisce poi per lasciare le cose come stanno, cioè nel petrolio? O, peggio ancora, si finisce per dare credibilità e aprire le porte al nucleare? Non pongo questa domanda per dire che non ci si deve opporre ai cattivi insediamenti eolici o ad usi delle biomasse dissennati e speculativi, ma solo per evidenziare che in questi anni come alternativa al petrolio che altera il clima e provoca guerre ha compiuto più passi avanti l´opzione nucleare che le fonti rinnovabili.

Nelle stesse ore in cui un alto funzionario dell´Onu dichiarava i biocarburanti un crimine contro l´umanità, il parlamento europeo votava che l´energia nucleare è una fonte utile a garantire l´autonomia energetica dell´Europa e a contrastare l´effetto serra. Prendiamo il caso dei biocarburanti. Non serve essere ambientalisti, basta il buon senso per condividere la tesi che prima della benzina per le auto viene il nutrimento delle persone. Altrettanto giusto è dire che non ha alcun senso tagliare le foreste dei paesi poveri per garantire carburanti ecologici ai cittadini dei paesi ricchi. Da tutto ciò cosa se ne deve però dedurre? Che bisogna rinunciare ad usare la biomassa per produrre calore o carburanti oppure che le rinnovabili vanno sottratte alla speculazione e all´ingordigia del mercato e del profitto? Siamo così sicuri che la crisi del grano dipenda dai biocarburanti? Perché si oscura che l´aumento del prezzo del pane è causato anche dalla siccità, che ha colpito i granai del mondo e soprattutto dal fatto che un miliardo abbondante di cinesi ed indiani oltre al riso domandano e consumano cereali?

Insomma è mia impressione che per rendere possibile un altro mondo e avere un pianeta fuori dalla guerra e dal petrolio, sia necessario andare oltre i più che legittimi no, compresi quelli agli usi speculativi delle fonti rinnovabili, costruendo le condizioni per qualche si: all´eolico sui crinali dove soffia tanto vento o alle biomasse promuovendo qualche esperienze di filiera corta nella quale usarle per cogenerare calore ed elettricità o produrre biocarbutanti.

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