[31/10/2007] Comunicati

L´Ato della discordia

LIVORNO. Sulla definizione e sul ruolo degli Ato nella gestione dei rifiuti la discussione è in atto da tempo, anzi per qualcuno, nella fattispecie l’Unione delle province italiane, la questione potrebbe anche essere già risolta dal momento che hanno accolto positivamente l’emendamento presentato dal relatore della legge finanziaria alla commissione bilancio del Senato, che ne prevede la definitiva soppressione.

In Toscana, invece, ha suscitato non poche perplessità l’ipotesi prevista nel disegno di legge 204 di modifica della legge regionale sui rifiuti (LR 25/98) di accorpare gli attuali 10 Ato in tre macroato e di rivedere i ruoli assolti da queste strutture, che potremo definire intermedie tra la pianificazione provinciale e la realizzazione di quanto essa prevede. In particolare i presidenti di 8 Ato toscani (non compaiono le firme di Firenze e Prato), ravvisano la possibilità che intervenire con una legge regionale di modifica di una legge nazionale vigente, quale è il 152/2006 (testo unico ambientale) potrebbe portare ad una bocciatura delle stessa legge per incostituzionalità. E’ quanto si legge in premessa, in una nota inviata alla VI Commissione regionale territorio e ambiente (dove si sta discutendo il disegno di legge 204) prima di addentrarsi in una serie di emendamenti possibili, in gran parte di soppressione degli articoli di modifica.

Gli otto presidenti ricordano anche che la Regione non ha ancora adeguato la propria normativa rispetto a quanto previsto dal testo unico, che in merito agli Ato, anziché diminuirne peso e funzioni, prevede che abbiano un ruolo prioritario sia in merito alla pianificazione che in merito alla attuazione del sistema integrato, togliendo quindi spazio alle province. Disposizione che nemmeno in fase di revisione del testo unico veniva mutata nella sostanza, e che invece potrebbe essere nuovamente ribaltata con l’emendamento in finanziaria del senatore Legnini (vedi articolo di greenreport del 24 ottobre), che da questo punto di vista è proprio il caso di dirlo, taglierebbe la testa al toro. Ruolo che i presidenti degli 8 Ato toscani, proprio sulla base di quanto previsto nel testo unico, rivendicano con forza, respingendo (con la richiesta di soppressione dell’articolo di modifica) la conferma del ruolo delle province nella pianificazione, che diverrebbe secondo l’accorpamento previsto, interprovinciale.

E anche sull’accorpamento non mancano perplessità sui criteri con i quali viene previsto e che, a loro dire, dovrebbe essere almeno concertato con gli ato esistenti.
La concessione possibile per una condivisone dei ruoli con le province potrebbe essere, secondo i rappresentanti degli 8 Ato, o la definizione di un atto unico di programmazione (riconoscendo il ruolo assunto dalle province rispetto alla individuazione delle aree per la localizzazione impiantistica) o quantomeno coordinata. Senza comunque abdicare al ruolo che il (tanto vituperato) testo unico gli attribuisce.

La nota si conclude con una sottolineatura anche per quanto riguarda la fase di affidamento della gestione integrata, in fase transitoria. Anche in questo caso la premessa bonaria con cui si accoglie il ddl di modifica, viene nei fatti smentita dalla richiesta di soppressione dell’articolo che prevede, da un lato la possibilità che i primi affidamenti avvengano anche in assenza dei piani industriali e dall’altro se ne prefigura l’obbligo, pena il commissariamento regionale, in caso di inottemperanza. La motivazione è che gli Ato si troverebbero a bandire gare non conformi alla normativa vigente, basandosi su piani industriali discendenti da piani provinciali non conformi a loro volta.

Che però, viene da sottolineare, è né più né meno la stessa situazione in cui oggi ci troviamo, perché gli ato che oggi rivendicano quanto loro conferito dall’art. 201 del Dlgs.152/2006, ovvero «enti con personalità giuridica ed autonomia propria con ruolo chiave nella gestione integrata dei rifiuti» non risulta che si siano poi così affannati per adeguarsi a quanto previsto dalla normativa vigente, che è appunto il testo unico.

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