[31/10/2007] Rifiuti

Referendum inamissibile sui rifiuti di Bagnoli, per il Comitato è codardia politica

PIOMBINO (Livorno). Il referendum consultivo costituisce strumento di partecipazione democratica e diretta dei cittadini “in quanto espressione di un giudizio in merito a questioni ritenute di particolare rilevanza per l’intera comunità e territorio” (articolo 34 dello statuto comunale). La dichiarazione di inammissibilità del referendum decisa da una commissione “tecnica” che certamente non è al di sopra delle parti, contraddice in maniera lampante lo spirito e persino la lettera di questo articolo.
Quello che si è consumato ieri e che rimarrà nella storia della nostra città è un atto di codardia politica e di disprezzo per la democrazia mascherato da artifizi burocratici.
Sostenere che portare da Bagnoli a Piombino con 2500 navette più di un milione e mezzo di metri cubi di rifiuti industriali non sarebbe un problema di “esclusiva rilevanza locale” è davvero incredibile.

Chi se non i piombinesi e il loro territorio subiranno le conseguenze di questa scelta? Chi se non il sindaco di questa città dovrà alla fine mettere una firma su di un accordo che il consiglio comunale di Piombino dovrà approvare o respingere?

E’ giunto il momento che dopo i ripetuti annunci di queste settimane sul superamento dell’accordo di luglio si tiri fuori, se c’è, il nuovo testo. E’ già grave che una commissione, al buio di qualunque testo, vi faccia riferimento per dichiarare l’inammissibilità del referendum. Ora tocca al consiglio comunale la parola definitiva, visto che il parere della commissione non è vincolante.

La questione non è certo solo locale, ma una decisione la dovrà pur prendere la città, una firma prima o poi eventualmente la dovrà pur mettere il Sindaco di Piombino per autorizzare l’arrivo dei rifiuti. Lo stesso Sindaco è autorità sanitaria, quindi avrà voce in capitolo su tutta l’operazione. E allora il nocciolo del problema sollevato dalla richiesta di referendum era e resta politico: deve decidere solo l’amministrazione comunale oppure su una materia così importante che ha creato un ampio dibattito e una mobilitazione popolare (grazie alla presenza del Comitato No Fanghi che in pochi giorni ha raccolto 4.575 firme contrarie all’operazione) è opportuno che si esprimano i cittadini in una grande occasione di confronto e partecipazione democratica.

Un Sindaco e un’amministrazione davvero democratica non dovrebbero impedire la partecipazione, ma al contrario dovrebbero ricercarla, promuoverla, farsene forti. Soprattutto quando la materia è di forte impatto sul nostro territorio, ne determina il futuro e, fra l’altro, non era prevista in nessun programma elettorale. Di cosa hanno paura allora i nostri amministratori locali?

La scelta politica da fare è chiara: non ci si trinceri dietro ristrette interpretazioni che contraddicono lo spirito e la lettera dello Statuto del Comune di Piombino e si dia una interpretazione tecnica e politica che incentiva la partecipazione popolare attraverso referendum su questioni ritenute di particolare rilevanza per l’intera comunità e per il territorio!.

La gran parte delle forze politiche presenti in Consiglio si erano espresse a favore del referendum. E’auspicabile che si vada al nocciolo politico: si devono o no esprimere i cittadini piombinesi attraverso un referendum consultivo?
Il comitato alla luce dei contenuti di un eventuale nuovo accordo che sarà proposto alla discussione e alle decisioni che saranno prese sulla richiesta di referendum dal consiglio comunale ritiene più che valide tutte le opzioni preannunciate mantenendo in piedi la mobilitazione di questi mesi.

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