[02/11/2007] Consumo

La sostenibilità può passare anche dalle città anti-pancia

LIVORNO. «Testimonianze e studi internazionali dimostrano che è necessario un approccio ad ampio raggio per combattere l’obesità nelle nostre comunità. Oltre all’impegno nella costruzione delle eco-città, stiamo anche considerando la possibilità di rendere quei luoghi più salutari, di aiutare la gente a fare attività fisica come parte delle propria quotidianità, costruendo infrastrutture e aree pubbliche ad hoc». Pensieri e parole del ministro della sanità inglese Alan Johnson riportate oggi in un interessante articolo pubblicato da Il Giornale. «La nuova utopia è la città anti-pancia» titola il quotidiano milanese abbastanza polemicamente nei confronti di questa iniziativa Made in England. Ma di per sé, che la nostra società opulenta si ponga il problema di come rendere la vita delle future generazioni più sostenibile anche dal punto di vista dell’alimentazione e quindi dell’integrità fisica non è assolutamente da criticare. Anzi. La sedentarietà è una delle ‘degenerazioni moderne’ che senza dubbio peggiora la nostra qualità della vita e, nelle sue derive estreme, l’accorcia (vedere i dati sulle cause di mortalità in occidente per ulteriore conferma). C’è solo di che essere contenti, quindi, se un governo decide (o almeno si pone il problema) di costruire più piste ciclabili, parchi e campi di gioco ed educare i ragazzi al mangiare sano dichiarando guerra ai fast food.

La sostenibilità ambientale e sociale – come abbiamo scritto più volte – comincia anche dal piatto. Per contro, infatti, osserviamo quale sia il trend quotidiano dei consumi della nostra società, che ci vede in Italia capaci ad esempio di spendere (Sole24Ore di oggi) 9 miliardi in cosmetici. Un caso tra i tanti ovviamente. Il punto ci pare sia che se la saturazione dei mercati ha, tra le sue dirette conseguenze, quella di dover realizzare prodotti che non durino nel tempo, così la ‘saturazione delle pance’ ha portato l’industria alimentare a realizzare prodotti che stimolino soprattutto la gola. Di tutto di più. Due cortocircuiti che incidono fortemente sulla ‘non sostenibilità’ del nostro modello di sviluppo e che – non va mai dimenticato – provocano disuguaglianze enormi sul pianeta. Semplificando all’osso se da una parte (il 20% dell’umanità) il problema è di non far crescere le pance, dall’altra parte (l’80% dell’umanità) il problema è esattamente l’opposto: come riempirle. E ancora, quel 20% consuma l’80% delle risorse contro l’altro 80% che ha quindi a disposizione praticamente briciole. Sarebbe troppo bello e facile – è ovvio – se bastasse far dimagrire una parte per far ingrassare l’altra, ma di certo la filosofia di fondo deve alludere a questo concetto. Questo nuovo modello inglese (già portato avanti anche in Francia) nasce dunque da un ragionamento condivisibile.

Questo però non inibisce nel fare anche qualche osservazione nel merito di altro tipo. La prima è generale: queste città artificiali del futuro (si parla di 20mila abitanti, con edifici ecosostenibili e appunto tutta l’attrezzatura per viverci un’esistenza salutista) sono pensate e rivolte soltanto a chi se le potrà permettere. Roba da ricchi in buona sostanza. La seconda, nel particolare: osserviamo che alcuni dettagli della proposta potrebbero avere degli effetti collaterali sui quali meditare a fondo. Si prevede infatti di controllare il peso dei bambini a partire dalle elementari e la registrazione degli indici della loro massa corporea. E a livello pedagogico questo potrebbe essere un boomerang. Un fattore di ulteriore stress sui bambini – in una società già troppo improntata sulla competizione – del quale non si sente certo la necessità (leggi anoressia e bulimia).

Perplessità inoltre anche sull’idea di un’apertura di molti studi medici nelle vie principali di queste città, in modo da incoraggiare i pazienti a controlli regolari della propria salute: il rischio è quello di un monitoraggio continuo da grande fratello sulla cui efficacia ci sarebbe molto da dire. Senza considerare il costo di un’operazione simile e (non se ne parla ma a pensar male spesso ci si azzecca) la pletora di medicinali ad hoc a cui questa iniziativa potrebbe condurre. Osserviamo infine che dovendo affrontare però il problema dell’obesità subito, nell’attesa delle città anti-pancia che verranno, lo spazio per migliorare gli attuali centri urbani verso una maggiore sostenibilità ci sono ancora e sono pure, purtroppo, notevoli.

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