[09/11/2007] Consumo

Il cambiamento climatico mette a rischio pesca e coste africane

LIVORNO. E’ allarme in Angola per la pesca, visto che si attende per i prossimi anni una forte riduzione di pesci nelle ricche acque davanti al grande Paese Africano da poco uscito da una infinita guerra civile che ha praticamente cancellato la fauna selvatica terrestre.

Uno studio sull’impatto dei cambiamenti ambientali nel comportamento delle risorse marine presentato nella capitale Luanda da Kosi Luyeye, direttore tecnico dell’Istituto nazionale della ricerca sulla pesca (Inip), mette il fenomeno in relazione evidente con i cambiamenti climatici. Secondo l’Inip saremmo di fronte alla concreta possibilità di estinzione di intere specie di pesci.

Per evitare le conseguenze degli enormi cambiamenti ambientali in corso, lo studio propone un approccio olistico per il mare angolano e di approntare subito misure contingenti. Come esempio evidente lo studio cita la morte in massa di pesci nel 1995/96 nel mare della provincia di Benguela e la riduzione di abbondanza e la ridistribuzione delle risorse pelagiche.

Il documento indica che la temperature del mare «é un fattore ambientale che tocca tutti i processi fisiologici e di ecologia termica di molte specie, perché tutte le specie marine hanno un limite di tolleranza della temperatura». Per questo viene richiesto un approccio olistico che «s’inquadri nell’introduzione e consolidamento di nuove misure di conservazione delle risorse biologiche acquatiche e dei loro ecosistemi».
I cambiamenti climatici colpiscono le zone “frontaliere” soprattutto gli habitat dei pesci, la loro distribuzione, l’abbondanza di specie ed il loro cibo. A questo si aggiunge un aumento dei livelli di mercurio e di altri inquinanti nel mare angolano.

Dall’altra parte del continente Africano, il Madagascar corre al riparo con il Programma di gestione sostenibile della zona costiera dei Paesi dell’Oceano Indiano (Progeco), finanziato dall’Unione Europea ed organizza assemblee informative in tutta la grande isola al lago delle coste orientali dell’Africa per promuovere la partecipazione popolare al processo di gestione integrate delle zone costiere (Gizc).
Entro il 24 dicembre il governo malgascio dovrà fare le sue proposte e la durata massima di messa in opera del Progetto dovrà essere di 24 mesi. «L´obiettivo finale di questo progetto – spiega all’Express de Madagascar José Andriamanjaka un esperto del Gizc – è preservare le risorse costiere e marittime appoggiano le iniziative locali e nazionali».

Il programma è stato lanciato dalla Commissione dell’oceano Indiano con un finanziamento dell’Ue di 18 milioni di euro che saranno spendibili fino al 2011 e prevede, oltre al Madagascar, di aiutare a gestire meglio le risorse costiere di altri 6 Paesi dell’area. Il caso del Madagascar è diverso dalle altre isole perché ormai lo squilibrio nello sfruttamento delle risorse ambientali è evidentissimo, con coste sovrasfruttate mentre altre restano intatte. Il Progeco agisce su più fronti: erosione costiera, gestione delle risorse, erosione dei suoli a monte, gestione dei rifiuti liquidi, ecoturismo e acquacoltura.

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