[15/11/2007] Comunicati

Forum Greenaccord: il connubio tra ambiente ed economia non può più essere differito

LIVORNO. «La grave situazione ambientale della Cina è causata dallo sviluppo indiscriminato delle industrie cinesi, ma un ruolo importante è stato giocato anche da molti soggetti stranieri, che sfruttando leggi troppo permissive in materia di tutela dell’ambiente hanno trasferito in Cina i propri stabilimenti più inquinanti». Lo ha detto Walden Bello, sociologo filippino vincitore nel 2003 del Premio Nobel Alternativo e direttore esecutivo del "Focus on the global south" a Bangkok, durante il V Forum internazionale dell’informazione per la salvaguardia della natura organizzato da Greenaccord che si è svolto a Monte Porzio Catone.

«Tutto ciò - prosegue - ha comportato un grave peggioramento della qualità dell’aria, l’inquinamento di mari, laghi e fiumi ed un notevole mutamento climatico che ha provocato gravi problemi di siccità. La Cina, infatti, è uno dei paesi del Sud-Est Asiatico che potrebbe maggiormente risentire del riscaldamento globale e del conseguente innalzamento del livello del mare, se è vero che oltre 144 milioni di Cinesi vivono in zone costiere a rischio».

Come noto i clima cinese sta cambiando rapidamente: la scarsità di piogge ha favorito la concentrazione di polveri sottili nell’aria (secondo la Banca Mondiale ben 16 delle 20 città più inquinate del mondo sono cinesi) ed ha accentuato in molte zone del paese il problema della siccità, con gravi problemi di approvvigionamento idrico per milioni di persone, ulteriormente aggravati dalla costruzione di enormi dighe idroelettriche che tolgono acqua ai fiumi.

La maggior parte della popolazione cinese, invece, considera la grave situazione ambientale un problema molto serio e per questo motivo le rivolte e le manifestazioni collegate a tale problematica sono aumentate in maniera notevole negli ultimi anni, diventando una vera e propria fonte di instabilità del paese.

«Il peso principale della lotta contro il riscaldamento globale che dovrà essere promossa nei prossimi 10-15 anni - continua - ricadrà sui paesi del Nord, e l’adeguamento dovrà probabilmente essere superiore al 50% di riduzione dai livelli del 1990 indicato dal G8. Secondo alcuni esperti l’adeguamento richiesto potrebbe arrivare anche tra il 100 ed il 150% rispetto ai livelli del 1990. L’adeguamento dei paesi del Sud non potrà avere luogo senza che i paesi più sviluppati prendano la leadership, ma in ogni caso la lotta al riscaldamento globale potrà avere successo solo grazie ad una alleanza tra le società civili del Nord ed i movimenti di massa del Sud».

Ad una domanda particolare sull’eventualità di un boicottaggio da parte di alcuni paesi occidentali delle Olimpiadi del 2008 che si terranno in Cina, il Premio Nobel Alternativo ha sostenuto che a suo parere non sarebbe una buona idea, in quanto l’orgoglio nazionale in questo momento in Cina è molto alto e un’iniziativa del genere rischierebbe di rallentare quel processo di democratizzazione che, sia pure lentamente, pare affacciarsi all’orizzonte futuro di una nazione ormai protagonista del mercato mondiale e con cui tutto il mondo deve fare i conti.

Tutti gli altri interventi effettuati nel corso dei 4 giorni del Forum da economisti, imprenditori, professori ed esperti del settore, hanno messo in evidenza come il connubio tra economia ed ambiente non possa essere rimandato oltre, se si vuole sperare in uno sviluppo sostenibile. Oggi il sistema non può valutare la sua crescita solo in termini di Pil, ma deve inevitabilmente “valorizzare” anche gli aspetti legati alla qualità della vita e dell’ambiente in cui l’uomo vive e produce la sua ricchezza.
Alcuni giornalisti provenienti dai cinque continenti hanno presentato delle esperienze dirette per far conoscere la situazione e per far capire cosa significa fare informazione ambientale nei propri paesi.

Marco Santori, Presidente di Etimos, consorzio di microcredito che investe in progetti etici, e Giambattista Chiarelli, responsabile Sud Europa di Pictet Asset Management, hanno parlato in particolare degli investimenti e degli aspetti finanziari legati allo sviluppo sostenibile. «La finanza - ha spiegato Santori - dovrebbe essere sempre al servizio di esperienze vere ed importanti. La finanza etica è nata perché molte persone hanno sentito il bisogno di equità, giustizia e tutela dell’ambiente e dell’uomo che l’ambiente utilizza e trasforma: è nata da un’esigenza e cerca di dare una risposta. L’attenzione in questo settore sta finalmente crescendo e ora quello che diventa di fondamentale importanza è convincere il consumatore che investire in progetti etici e sostenibili, a lungo termine, è anche conveniente da un punto di vista economico».
Giambattista Chiarelli si è occupato degli investimenti in clean tech sottolineando anche l’importanza di stimolare una visione di lungo termine: «Se gli individui e le aziende non fossero mossi solo da motivazioni egoistiche ed economiche, ma riuscissero a prendere le loro decisioni in un’ottica di lungo termine, gli investimenti in questo settore ed, in genere, i comportamenti in tutela dell’ambiente, sarebbero molto più consistenti».

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