[15/11/2007] Energia

Il Wec fa scoprire l´acqua calda e il risparmio energetico

LIVORNO. Tanto rumore per nulla. Si potrebbe in maniera forse assai sintetica commentare così la cinque giorni dei lavori del World energy council che si chiude oggi a Roma.
Il clamore fatto sulla assoluta necessità di rilancio del nucleare come fonte sicura, alternativa alle fossili, priva di effetti collaterali per il clima, con cui si è aperto il Wec e che ha dato modo a molti di fare outing, a partire dal presidente del comitato organizzatore Chicco Testa, sul voto referendario di vent’anni fa, era già superato il giorno dopo. Quando cioè sono arrivati gli annunci del tutto rassicuranti sulla possibilità che il petrolio potesse finire di qui a breve. «Ce n’è ancora per 100 o 200 anni» (che è abbastanza diverso a seconda se è l’uno o l’altro caso) hanno tuonato dall’Opec.

E, semmai, se qualche problema vi fosse, per soddisfare una domanda destinata a raddoppiare prima del 2050, sembrerebbe essere quello di doverlo andare a cercare in posti meno facilmente accessibili. E quindi nessun picco di Hubbert, almeno per le cosiddette “risorse convenzionali” come ha detto il capo dell’ufficio studi dello stesso Wec, che ha curato la stesura del dossier presentato per l’occasione romana.

Anzi grandi possibilità di investimento per le aziende che indagano sulle tecnologie in grado di andare a cercare giacimenti in aree difficili, così come grandi spazi alla ricerca per catturare e incapsulare le emissioni di anidride carbonica per utilizzare il carbone, anche questo stimato ancora in grandi quantità ancora inutilizzate.

Ma alla fine dei lavori quello che emerge da più parti e su cui pare tutti siano impegnati a lavorare da subito è il recupero dell’efficienza e il risparmio. Attività su cui vi è ampio margine di azione e risposte concrete e immediate; e a dirlo non sono solo gli ambientalisti di turno, che lo hanno manifestato anche stamani quando durante l’intervento dell’amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, attivisti di Greenpeace hanno aperto uno striscione per denunciare l’intenzione dell’azienda di investire oltre 4 miliardi di euro in fatiscenti reattori nucleari sovietici anni 70, e chiedere alla compagnia di non esportare all’estero lo stesso rischio nucleare a cui gli italiani hanno detto no vent’anni fa.

Ma questo da Fulvio Conti non è stato ovviamente ricordato, ed ha preferito annunciare che «nel 2020 l´Enel ad avere stabilimenti a produzione zero di emissioni di Co2. Stiamo investendo nella tecnologia e nella riduzione delle emissioni, senza perdere di vista le esigenze dell´utente finale che vuole energia sicura e pulita. L´augurio è che agiscano in questo modo tutti i paesi Europei». O forse no, almeno per quanto riguarda il nucleare come lo intende Enel.

«In Italia la prima fonte “rinnovabile” è l´efficienza energetica- ha invece dichiarato Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace Italia -con essa negli usi finali economicamente convenienti si potrebbero abbattere i consumi del 20 per cento al 2020, risparmiando circa 100 TWh (miliardi di chilowattora) pari alla produzione di 15 centrali da 1000 MW all´anno».
Ma lo ha detto chiaramente anche Leonardo Maugeri direttore strategie di Eni, uno dei principali sostenitori del fatto che il rincaro del prezzo del petrolio non sia dovuto all’assottigliamento delle riserve (che non pone minimamente in discussione) ma ad un problema di finanziarizzazione del mercato del greggio.

«La soluzione più immediata è consumare meno e meglio» ha infatti dichiarato in una intervista di qualche giorno fa. E l’Italia ha anche scoperto (finalmente) che il ricorso all’efficienza energetica equivale ad un giacimento di 611mila tonnellate di petrolio.
E che la via immediata sia data dal risparmio e dall’efficienza energetica è anche il messaggio che arriva da parte di chi si è affacciato al mercato dei consumi energetici da poco e che ancora ha strada davanti per raggiungere gli standard del mondo occidentale.

«Oltre la metà della domanda aggiuntiva (di energia ndr) da qui al 2030 verrà da lì- ha sottolineato Fatih Birol capoeconomista dell’Iea riferendosi a Cina e India».
Proprio ieri, infatti, il segretario di stato indiano per l’energia Anil Rzadan, ha affermato che per Cina e India efficienza energetica e controllo della domanda rappresentano «la strada migliore».
Anche per il fatto che la Cina ha già superato gli Usa nelle emissioni di gas serra e l’India sarà al terzo posto tra soli sei anni, secondo il world energy outlook, che ha calcolato che sono 37 miliardi le tonnellate di Co2 immesse in atmosfera ogni anno. «Con politiche e misure adeguate potrebbero livellarsi al 2025 per poi cominciare a scendere, garantendo “solo” 3 gradi in più (di temperatura globale ndr)» ha dichiarato Birol.
E a proposito di misure adeguate, è da sottolineare che il Wec non ha nemmeno provveduto ad azzerare le emissioni prodotte per organizzare il suo appuntamento triennale a Roma. Da cui oltretutto non è emerso nulla di nuovo.

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