[15/11/2007] Comunicati
La Cina vuole dipingere di verde le sue oscure miniere
LIVORNO. Le miniere cinesi sono spesso un vero e proprio inferno in terra: spesso sono clandestine; vi perdono la vita centinaia di lavoratori (a volte veri e propri schiavi) ogni anno per la mancanza di misure di sicurezza; sono colpevoli di devastazioni territoriali ed estesi inquinamenti di aria, suolo ed acqua. Eppure il vice-Premier ministre chinois Zeng Peiyan ha indirizzato una lettera di felicitazioni alla Conferenza internazionale dell’industria mineraria cinese in corso a Pechino ed ha assicurato che: «La Cina adotterà un approccio ecologico per sviluppare la sua industria mineraria molto consumatrice di energia. Il Paese prenderà più misure che mirano a proteggere l’ambiente nelle miniere. Per raggiungere questo obiettivo la Cina incoraggerà la cooperazione internazionale nello sfruttamento delle miniere e lo sviluppo».
Aprendo la tre giorni del congresso minerario, Xu Shaoshi, ministro cinese del territorio e delle risorse naturali, ha detto che il governo chiederà alle compagnie mineraria di costituire fondi da investire nel ripristino ambientale dei dintorni delle miniere: «approfondiremo la riforma del sistema di compensazione per lo sviluppo minerario, incoraggeremo le tecnologie avanzate ed utilizzeremo più efficacemente le scorie minerarie».
Intanto però la Cina continua a pagare un prezzo umano che in un Paese democratico occidentale i sarebbe insostenibile. Le cifre sono quelle di una vera e propria guerra: nel 2006 il governo ammetteva 4.746 morti per incidenti nelle miniere (senza contare naturalmente i morti per le malattie professionali e gli infortuni), ma secondo il Beijing Times le vittime sarebbero state oltre 7mila. Le cifre ufficiali probabilmente non conteggiano i lavoratori clandestini, gli immigrati interni senza permessi e diritti, i nuovi schiavi del 2000 in un Paese retto ancora con pugno di ferro da un partito comunista che avrebbe dovuto eliminare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.