[20/11/2007] Rifiuti

Rifiuti 2006 in Toscana: i numeri parlano ma nessuno li ascolta!

LIVORNO. Sono stati pubblicati sul sito di Arrr, i dati sulla produzione dei rifiuti e delle raccolte differenziate afferenti all´anno 2006. L’obiettivo regionale del 55% di raccolta differenziata come media regionale (al 2010), sembra ancora una chimera. I dati relativi certificano infatti che nel 2006, nei 10 Ato regionali, è stata raggiunta una percentuale media pari ad un 33,42%, contro il 33,28 dell’anno precedente. Praticamente siamo allo stallo anziché alla crescita delle raccolte differenziate.

Uno stallo che (questo per fortuna) sembra aver interessato anche il dato relativo alla produzione, che si attesta a 2.563.374 tonnellate, ovvero una media di quasi 2 chilogrammi a testa: 1,93 Kg procapite, che se non si discosta dall’1,90 del 2005 ma che, come era prevedibile e previsto, è lontano anni luce da quel –15% ( sul totale) inserito nel Praa regionale. Una situazione che indica piuttosto bene qual è la strada da seguire nel prossimo futuro, se la regione vuole evitare di trovarsi nei guai per l’emergenza, e che evidenzia il fatto che gli auspici se non seguiti da atti cogenti, non sono certamente sufficienti a far evolvere la situazione in senso positivo. E se per quanto riguarda le raccolte differenziate gli atti cogenti si aspettano da chi gestisce i rifiuti, per quanto riguarda la riduzione (relativa o assoluta) questa riguarda le politiche economiche che presiedono alla gestione dei flussi di materia. Sono due cose e due azioni distinte che pretendono soggetti attuatori distinti. Averle confuse ha prodotto e produrrà ancora (se non si chiarisce il nodo) obiettivi sballati ed effetti boomerang!

Letto disaggregato a scala di ambiti provinciali, che verranno dall’anno prossimo accorpati da 10 a 3 per effetto delle modifiche introdotte nella legge 25 e approvate pochi giorni fa dal Consiglio regionale, la situazione mette in evidenza pochi scostamenti rispetto all’andamento registrato l’anno precedente, sia per quanto riguarda la produzione dei rifiuti urbani, sia per quanto riguarda le percentuali di raccolte differenziate raggiunte. Ancora due le punte avanzate –per i risultati di raccolta differenziata- rappresentati dall’Ato di Siena e da quello di Prato, (rispettivamente con medie di 38,63% e 37,59%); tre ambiti ancora sotto il 30% (Massa Carrara al 24,78%;Arezzo al 25,22% e Grosseto al 28,8%) e gli altri cinque con percentuali che vanno tra il 31 e il 36%.

Se letti come trend, ovvero come dati misurati anno per anno con gli stessi indicatori e le stesse metodologie anziché attraverso il dato assoluto, l’analisi evidenzia che dopo un primo balzo in avanti registrato, la situazione si è poi arenata negli ultimi anni.

Segno, evidentemente, che il sistema di raccolta stradale, attuato in gran parte del territorio toscano marca il passo e che, tanto oltre questi risultati non permette di andare. Un segnale della necessità quindi di rivedere in molte realtà territoriali il sistema adottato, rendendolo più incline ad ottenere maggiori intercettazioni di frazioni merceologiche e anche di più alta qualità, così da avere meno scarti. Ma questi dati, indicano anche che se non si interviene con una forte spinta sul lato dell’impiantistica intermedia, quella cioè che permette di “lavorare” i materiali raccolti in maniera differenziata, tra cui impianti di compostaggio e di selezione, è impensabile di spingere sulle più alte performance di raccolta differenziata, perché non si saprebbe ( come in oarte già accade) poi dove collocare le frazioni intercettate.

Mentre il dibattito quotidiano è invece egemonizzato dalla realizzazione degli impianti per la chiusura del ciclo, che vengono contrapposti ai sistemi di intercettazione delle frazioni dei rifiuti urbani (e viceversa): entrambi strumenti del ciclo che però da soli e separati non bastano a garantirne l´integrazione. Sono i numeri a dirlo e a metterlo assai bene in evidenza.

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