[20/03/2006] Urbanistica

Un progetto non basta... un Luogo pio nemmeno

LIVORNO. Come ricorda M. Augè il «XX secolo è stato il secolo delle devastazioni, delle distruzioni e delle ricostruzioni». Nessuna città europea è rimasta immune da questo fenomeno, tantomeno Livorno, fortemente danneggiata sia dagli eventi bellici che dalla ricostruzione postuma.

Queste modificazioni hanno e stanno accompagnando la trasformazione della città attraverso rapporti più complessi e profondi, legati alla mobilità e circolazione, alla migrazione di popolazione, alla sperequazione urbanistica e fondiaria, al confronto tra ricchezza e povertà, non ultimo alla qualità dell´ambiente urbano in cui vivere.  In questo senso le ribellioni contro-e delle banlieue, assumono il sapore di rivincita delle ineguaglianze sociali contro l´implosione dei grandi complessi residenziali.  Nella stessa misura, la base consumistica, che trae linfa e vitalità dalla società globalizzata, lancia la propria sfida urbana costruendo un modello ridondante e facilmente riconoscibile a livello planetario.  Il risultato è l´estetica del generico, come l´ha definita qualcuno o nel peggiore dei casi del déjà-vu, tale da sovvertire i rapporti simbolici e patrimoni comuni, limitando identità singole, diminuendo infine la misura della propria vocazione non-territoriale.  Così si accentua il senso del troppo pieno sminuendo il vuoto urbano, inteso fisicamente e culturalmente.

La riflessione sulla trasformazione di piazza del Luogo Pio non può che interrogarsi sul senso della propria identità e patrimonio collettivo, su quei rapporti sovraordinati e complessi citati, sui conflitti evidenti e latenti, sulla capacità di generare un effetto città non omologato, commerciale e replicabile, che sia però effetto di quel luogo, quindi della potenzialità di riempire quel vuoto ma non troppo. La ricostruzione del Luogo Pio dovrebbe manifestare la sensibilità e l´obiettivo di realizzare un spazio pubblico, con degli edifici che abbiano un valore comunitario riconoscibile ed aggregabile, tale da risolvere questi squilibri e sperequazioni, ma soprattutto in grado di produrre un´architettura che ai posteri possa essere elevata a rango di rovina, al pari di quella che oggi appare agli occhi del passante.  Le risposte a questi interrogativi non sono univoche, assolute, veritiere e soprattutto risolutive e non esauriscono un dibattito che è ancora in corso. 

Esiste infatti solo il metodo del confronto per verificarle, tra la scelta del promotore o promotori, esiste solo la ricerca dell´idea e del progetto migliore attraverso il meccanismo concorsuale per concretizzarle, come via maestra tracciata e consolidata ormai storicamente per chi debba affrontare e risolvere questo tipo di problemi.

*architetto

nella foto: la Piazza del Luogo pio oggi

Torna all'archivio