[20/03/2006] Parchi

I Ds, i parchi e... lŽAN-tropocentrismo di Matteoli

RIO MARINA (Livorno). Il convegno dei Ds «Amare l´Elba e il sistema dei parchi. Per un nuovo modello di sviluppo turistico», tenutosi a Rio Marina sabato è stata l’occasione per affrontare i problemi e le prospettive delle aree protette. Il sindaco di Rio nell´Elba, Catalina Schezzini,ha messo subito i piedi nel piatto affermando che bisogna puntare su un parco nazionale dell’arcipelago che riscopra le tradizioni e l’orgoglio di essere elbani. Dopo aver criticato duramente il Commissario del Parco Barbetti, Schezzini ha lanciato un allarme per il Parco minierario dell’Elba: «Sta rischiando la chiusura, nel menefreghismo delle amministrazioni dell’Elba orientale». Poi ha fatto una proposta che qualcuno ha interpretato come un’autocandidatura: una donna alla presidenza del Parco nazionale.

Lorenzo Marchetti, Presidente del Parco minerario, ha illustrato difficoltà e potenzialità delle aree minerarie dimesse ma ha anche tenuto a dire che «spesso si confonde il Parco minerario con un ente, si tratta invece di una società di gestione». Marchetti ha poi fatto la storia politico-amministrativa del Parco Minerario ponendo in evidenza le scelte politiche e la mancata attuazione di impegni presi: «Hanno impedito di valorizzare il Parco minerario, un’area di interesse regionale e nazionale, di cui ha bisogno non solo l’Elba ma l’intera Toscana».

Ma sono stati gli esponenti nazionali a dare la cifra del convegno e a mettere in chiaro quali saranno le modifiche che il centrosinistra, in caso di vittoria, apporterà alle politiche sulle aree protetta. Fabrizio Vigni capogruppo Ds in commissione ambiente della Camera e responsabile della Sinistra Ecologista ha detto che «l’eredità che ci lascia questo governo è disastrosa». «L’ultimo danno – ha detto Vigni – l’hanno fatto con la legge delega ambientale che stravolge tutta la normativa e ci allontana dall’Europa. Solo una materia hanno lasciato da parte, per fortuna: i parchi e le aree protette. Non hanno avuto il coraggio sapevano che l’opinione pubblica italiana sarebbe stata contraria. Però da questo governo sono arrivate meno risorse per l’amministrazione ordinaria dei parchi, ma più commissariamenti, una logica brutale di occupazione del potere con uomini
con la tessera di partito e che spesso erano addirittura contro i parchi».

Per Vigni «il programma dell’Unione è ottimo: carta della natura; difesa della legge 157 sulla caccia; una rete di parchi più ampia che guardi all’Europa e al mediterraneo. Ma soprattutto più coinvolgimento delle comunità locali e del mondo economico nella vita dei parchi». «Anche qui – ha detto Vigni – nell’idea che abbiamo dei parchi c’è il segno dell’inversione del declino dell’Italia. Noi siamo ambientalisti del sì, il vero partito del no è il governo Berlusconi che ha bloccato lo sviluppo e la qualità ambientale».

Enzo Valbonesi, responsabile nazionale Ds aree protette ha fatto rilevare come «un quarto dei comuni italiani e circa l’11% del territorio italiano sono aree protette. Il centrodestra ha cercato di disfare ciò che era stato fatto prima». «Hanno una concezione proprietaria dei parchi, senza passione e senza progetto, con uomini senza competenze adatte. Matteoli – ha detto Valbonesi – ripete sempre le stesse frasi: i parchi devono essere autosufficienti economicamente, non devono essere dei vincoli ma occasioni di sviluppo, non devono essere antropocentrici, poi ha ridotto i fondi per i parchi e non ha puntato sul protagonismo delle comunità locali. Noi abbiamo bisogno di curiosità e intelligenza, il contrario di quello che è successo con il governo di centrodestra».
L’ex presidente del Parco delle foreste casentinesi è si è poi soffermato sul concetto di antropocentrismo: «E’ una regressione, del rapporto tra uomo e natura, la negazione della necessità di un rapporto equilibrato tra noi e l’ambiente, una cosa vecchia. Poi l’antropocentrismo di Matteoli si è trasformato, come ha scritto qualche giornalista, in A.N.tropocentrismo: su 16 presidenti di parchi nazionali 10 sono di An, poi ci sono i commissari e gli enti parco imbottiti di uomini di An o di false associazioni ambientaliste inventate per occupare posti nei direttivi dei parchi».

Ha chiuso la giornata di discussione il presidente della Regione Toscana Claudio Martini. «Questa giornata è proficua – ha esordito – se non resterà un fatto episodico, se lo faremo diventare un fatto centrale delle nostre azioni nel futuro» ed ha disegnato uno scenario preoccupante per la situazione che il centrosinistra potrebbe trovare nel dopo elezioni, anche quando ha affrontato il tema dei parchi: «Non sono solo un fiore all’occhiello, ma un’occasione di crescita e sviluppo. Per il Parco
nazionale dell’arcipelago sono fortemente rammaricato che abbiamo perso 5 anni, non sono contento che la Corte Costituzionale mi abbia dato sempre ragione e torto a Matteoli sul commissariamento: si è consumato un rapporto istituzionale. Ma la cosa che più mi ferisce è lo
svuotamento del significato del parco e non è solo per l’arcipelago, quelli del Casentino e dell’Appennino sono nella stessa situazione: siamo al punto più basso della politica dei parchi. Dovremo riprendere questo tema con il prossimo Ministro dell’ambiente».

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