[27/11/2007] Aria

La farfalla d’Australia

ROMA. A volte, diceva il meteorologo Edward Lorenz, basta il battito d’ali di una farfalla in Amazzonia per scatenare una tempesta in Texas. La società umana, si sa, è un sistema dinamico ben più complesso del clima. Per cui non è improbabile che basti il battito d’ali di una farfalla in Australia per scatenare una tempesta su Washington.

Pare proprio che sabato la farfalla australiana abbia battuto le sue ali, regalando la vittoria al laburista Kevin Rudd e sottraendola al premier uscente, il conservatore John Howard. Il risultato elettorale giunge inatteso, non fosse altro perché nel corso degli di governo Howard, la performance economica del paese che è anche un continente è stata davvero notevole. Il fatto è che Howard ha scommesso molte delle sue carte politiche sul rifiuto di una politica attiva per il clima globale. E, unico tra i paesi industrializzati, si è schierato al fianco degli Stati Uniti nel rifiutare di sottoscrivere il Protocollo di Kyoto.

Al contrario, il cinquantenne Kevin Rudd ha fatto della firma al Protocollo uno dei punti qualificanti del suo programma. E la prima cosa che farà da neopremier, ha sostenuto, sarà quella di apporre la propria firma in calce al documento delle Nazioni Unite.

Diciamoci la verità. Da un punto di vista dei fatti fisici, non cambia granché. L’Australia ha una grande estensione, ma una popolazione limitata: venti milioni di abitanti o poco più, sparsi in un territorio che è grande quanto l’intera Europa (o quanto gli stessi Stati Uniti). Che la piccola popolazione partecipi al processo di Kyoto e inizi a ridurre le proprie emissioni di gas serra, non cambia in modo sostanziale e forse neppure avvertibile i dati di fondo del nostro problema: i cambiamenti del clima accelerati dall’uomo. Si tratta, per l’appunto, del battito d’ali di una farfalla.

Ma perché quello stormir d’ali australi dovrebbe causare una tempesta a Washington? Beh, per almeno due motivi. Il primo è che l’amministrazione Bush resta sempre più isolata nel dire no a Kyoto. Anche i suoi alleati più fedeli, a iniziare dalla Gran Bretagna per finire appunto dall’Australia, voltano le spalle in fatto di clima. E l’essere del tutto isolati non è una gran bella condizione per Bush, a due settimane dall’inizio della conferenza di Bali che dovrebbe avviare, appunto, il «dopo Kyoto».

Il secondo motivo è del tutto speculare al primo. L’Australia è un ottimo partner commerciale per Cina e India, cui fornisce preziose materie prime. Ed è anche un buon mercato: tanto più che Pechino è diventato il primo partner commerciale per Canberra, scalzando per l’appunto Washington dopo decenni di assoluta primazia. Insomma, l’Australia «rossa con l’anima verde» potrebbe essere quella piuma in più che potrebbe far cadere Cina e India sotto il peso delle nuove, ma già pesanti responsabilità ecologiche e indurle a partecipare al processo del «dopo Kyoto», sancendo la sconfitta definitiva della politica climatica dell’amministrazione repubblicana che governa da sette anni gli Stati Uniti d’America.

Ecco perché la farfalla di Canberra sta mettendo molti in agitazione a Washington.


Nella foto l´australiana Susie O´Neill, che nel 2000 ha battuto il record mondiale dei 200 farfalla strappando il primato dell´americana Mary T. Meagher, che resisteva dal 1981

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