[27/11/2007] Acqua

Acqua: il patto tra gli Ato 2, 3 e 6 non convince Legambiente

FIRENZE. Il patto è stato firmato e ormai la strada è delineata. Si va verso l’unificazione dei tre Ato acque toscani (Ato 2, Ato 3, Ato 6), primo passo per arrivare all’Ato unico sostenuto dalla Regione Toscana e dal presidente Martini, la cui convinzione e quella che la crescita dimensionale delle aziende, possa garantire una loro maggiore efficienza. Facciamo presente che i tre Ato non fanno parte dello stesso bacino idrografico (semplificando l’Ato 2 e 3 sono nel bacino dell’Arno, l’Ato 6 è quello di Siena-Grosseto con il bacino dell’Ombrone), mentre un punto in comune si trova osservando le attuali società che gestiscono il servizio idrico integrato: Acque Spa, Publiacqua Spa e Acquedotto del Fiora Spa, tutte partecipate da Acea, azionista di minoranza con partecipazioni indirette del 40% in Publiacqua e Acquedotto del Fiora, e del 45% in Acque.

Su questa operazione i partiti della sinistra dell´Unione e il Movimento per l’acqua avevano espresso più di un dubbio. Abbiamo chiesto un parere in merito a Federico Gasperini responsabile commissione risorsa idrica di Legambiente Toscana.

«Non siamo d’accordo e lo abbiamo detto chiaramente anche durante il Congresso regionale di Empoli alla presenza dell’assessore ai servizi pubblici Agostino Fragai. Intendiamoci, Legambiente Toscana ha sempre dichiarato di essere favorevole a rivedere la riorganizzazione degli Ato mantenendo però fede al criterio della gestione della risorsa secondo il bacino idrografico. E’ invece nettamente contraria a accorpamenti degli Ato secondo criteri di carattere amministrativo e tanto meno secondo affinità di tipo gestionale. Nel caso in questione la componente privata del soggetto gestore, Acea, sembra stia dettando le regole del gioco in contrasto tra l’altro con tutti gli indirizzi espressi dalla Regione Toscana. Basta leggere la nota di Acea divulgata sabato stesso. La società intende mantenere il controllo operativo della nuova realtà consolidando la propria presenza in Toscana. Legittimo da parte loro, ma ci sorprende che ciò sia consentito da chi dovrebbe regolare il processo, anche come metodo».

In che senso?
«Sull’argomento si sta discutendo a livello nazionale, il decreto legislativo 152/06 non è ancora arrivato a conclusione della sua revisione, in Parlamento si sta discutendo la proposta di legge sulla ripubblicizzazione del servizio idrico, il governo nazionale ha preso posizione a favore della ripubblicizzazione e c’è una moratoria sugli affidamenti del servizio idrico presente nel decreto fiscale collegato alla Finanziaria, ora tornata in Senato, auspichiamo per l’approvazione definitiva. Ci aspettavamo un segnale diverso da parte della Regione Toscana mentre si stanno rivedendo le regole, attraverso legge e patto sui servizi pubblici (non firmato ad oggi dalle associazioni ambientaliste ndr), anche per definire il controllo e la regolazione oggi molto debole. E poi aggiungo: i sindaci dei comuni di Firenze, Prato e Pistoia, Empoli e Pisa, Siena e Grosseto hanno firmato il patto ma i consigli comunali hanno discusso su questo importante tema? Non ci risulta».

Ma l´aggregazione delle imprese di gestione non potrebbe essere uno strumento per assicurare maggiore efficienza e maggiore capacità d´investimento?
«A nostro avviso la crescita della dimensione delle imprese non ci garantisce a priori che i presunti maggiori risparmi di costo dall´incremento dell´efficienza, si traducano in vantaggi per l’ambiente o per i cittadini e non in maggiori profitti per le imprese. Quindi torniamo a ripetere che la prima preoccupazione per l’Istituzione pubblica dovrebbe essere il rafforzamento della tutela della risorsa, dell’ambiente e dei cittadini e ciò si ottiene rafforzando il sistema di regolazione non svincolandolo e allontanandolo dalle esigenze dei territori».

Nel merito del governo della risorsa idrica cosa dite a chi vi ricorda che l’acqua è pubblica in Italia?
«L’acqua è pubblica è scritto chiaramente dal 1994 nelle norme, ma sono gli usi, le concessioni che la rendono privata: pensiamo alle acque minerali, ad alcuni casi in agricoltura ed industria e anche nel settore idropotabile. L’acqua è un bene comune e come tale deve essere gestito. Legambiente Toscana pensa che ciò si possa realizzare meglio con una gestione tutta pubblica che può e deve essere efficiente: del resto i dati di recenti studi di settore come quello fatto da Mediobanca nel 2007 su costi, qualità ed efficienza delle principali partecipate dei comuni dimostrano come le Spa miste quotate in borsa non avanzano performance di rilievo in tal senso. Per i motivi suddetti, mettendo sempre al centro la tutela della risorsa e la necessità di riduzione dei consumi, abbiamo aderito alla cosiddetta proposta di legge di ripubblicizzazione e alla manifestazione nazionale che si terrà a Roma sabato».

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