[29/11/2007] Urbanistica

Paesaggio e urbanistica, rimettiamo tutte le cose in fila

LIVORNO. Salvatore Settis, su Repubblica, ripercorre la storia della confusione costituitasi su paesaggio, ambiente, territorio, cita una recentissima sentenza della Corte costituzionale (la 367/079), riafferma inequivocabilmente che il paesaggio rientra nella competenza esclusiva dello Stato, dunque precede e limita il governo del territorio (competenza e regionale e locale). Federico Oliva, presidente Inu , risponde a greenreport e contesta la possibilità di affidare nuove e più consistenti competenze in materia di paesaggio alle soprintendenze in ragione delle affermazioni di Settis e della variazione del Codice dei beni culturali che viene portata avanti. Edoardo Zanchini, per Legambiente, afferma che non si può riunificare la gestione del paesaggio e quella urbanistica nello stesso soggetto, il comune, che assume gran parte dei suoi finanziamenti dagli oneri di urbanizzazione. Il presidente della Regione Claudio Martini chiede una nuova legge nazionale per il governo del territorio affinché in essa si definiscano regole e vincoli più avanzati per la protezione del territorio; l’assessore Riccardo Conti afferma che facciamo buona urbanistica per tenere assieme territorio, ambiente, paesaggio, rivendicando quindi una sorta di piena competenza regionale, provinciale e comunale in materia, in controtendenza con gli indirizzi di Settis, che peraltro è il presidente della commissione incaricata da Rutelli di riscrivere il Codice sui i beni culturali ed il paesaggio. Vezio De Lucia ed Edoardo Salzano lanciano allarmi sul consumo di suolo e lo “sprawl”, la diffusione, la dispersione, abnorme dell’urbanizzazione.
Infine il consiglio regionale toscano da una parte apporta modifiche alla legge 1 per rafforzare una capacità di monitoraggio ed in parte di controllo degli atti di pianificazione provinciale e comunale, dall’altra, a breve, dovrà discutere una proposta di legge della minoranza che propone l’istituzione di un osservatorio sulla pianificazione presso il consiglio regionale per monitorare ancor gli atti di pianificazione.

Intanto le grandi trasformazioni incombono sulla Toscana: dall’ipotesi Ikea a Migliarino, a Castelfalfi, e via discorrendo, mentre i comitati “di Asor Rosa” sono circa 150.
Se la confusione è grande sotto il cielo si può cercare però di rimettere le cose in fila per aiutare chi ne ha voglia ad orientarsi, approfondire, farsi una propria opinione:

E’ innegabile che il paesaggio sia materia di competenza esclusiva dello stato casomai non si capisce perché il ministero di Rutelli nell’ultimo anno si sia pasticciato molto con intese con le regioni per inventarsi forme di pianificazione paesaggistica, forme sostanzialmente poco consistenti o consistenti a lungo termine come nel caso toscano.

E’ altrettanto innegabile che lo Stato non è organizzato per gestire la competenza perché le soprintendenze sono state progressivamente svuotate di risorse umane e finanziarie, perché nelle soprintendenze scarseggiano competenze in materia di pianificazione territoriale ed urbanistica che sono essenziali per produrre con altri saperi la pianificazione paesaggistica.

E’ vero che i comuni non possono gestire la tutela e la pianificazione paesaggistica quando dalle trasformazioni ricavano sostanziose cifre con gli oneri di urbanizzazione, ma questo è una condizione figlia del federalismo e della sussidiarietà male intesi, per cui tutti si occupano di tutto, di una autonomia finanziaria degli enti locali del tutto insufficiente.

E’ vero che ci vuole una legislazione nazionale di principio per la materia urbanistica o del governo del territorio, non per ridefinire quanto le regioni hanno già detto in ragione della loro competenza, ma soprattutto per ridefinire il regime dei suoli, per reintrodurre cose note ma poi banalmente abbandonate come una politica ed una programmazione per la casa (da realizzare, acquistare, affittare) o per gli espropri, soprattutto per rendere concretamente possibile la ristrutturazione urbanistica delle aree già edificate ed urbanizzate; a tal proposito, però, se la Toscana è stata brava, ha fatto il suo con la legge 1 ed il Pit, non si capisce bene a cosa si riferisca il presidente Martini nel suo intervento al congresso di Legambiente.

E’ innegabile che bisogna ricostruire un rapporto tra istituzioni e cittadini se vogliamo fare in modo che la pianificazione urbanistica non sia la richiesta di soddisfazione di bisogni o domande meramente personali, a cui si dà risposta realizzando barocche costruzioni letterarie e normative nei piani strutturali e nei regolamenti urbanistici, superando la “comunicazione” (come dice la legge 1) per ritornare alla partecipazione, a“case di vetro” messe a disposizione dai comuni affinché gli strumenti della conoscenza conducano alla formazione di liberi e fondati convincimenti da parte dei cittadini, a reali capacità di controllo dell’operato delle amministrazioni.

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