[30/11/2007] Comunicati

Prove pratiche di contabilità ambientale

ROMA. La contabilità ambientale non più vista solo come un esercizio teorico o volontario, ma come un sistema pratico per valutare quanto gli interventi programmati nell’ambito della pubblica amministrazione pesano per la concretizzazione di uno sviluppo sostenibile. Uno strumento indispensabile per rendere consapevoli i decisori delle relazioni che legano ambiente, economia e rapporti sociali.
Questi gli obiettivi della legge delega proposta dal ministero dell’Economia, già votata in Consiglio dei ministri e che da gennaio sarà in discussione al Parlamento. Da questa, una volta promulgata discenderanno i decreti tecnici per fare in modo che la contabilità ambientale diventi un sistema per rilevare, organizzare gestire e comunicare informazioni e dati ambientali, espressi in unità fisiche e monetarie.

«Il bilancio ambientale può essere anche uno strumento utile per la razionalizzazione della spesa pubblica» ha dichiarato ieri il sottosegretario al ministero dell’Economia Paolo Cento, nella sua introduzione al forum che si è svolto a Roma per presentare le prime sperimentazioni di contabilità ambientale applicata alla finanziaria. Sottolineando il fatto che più si mettono in atto politiche virtuose, meno si dovrà spendere per riparare ai danni ambientali prodotti. E dato che per mantenere fermi gli obiettivi di risanamento del debito pubblico, ci sono sempre meno risorse per risanare il debito ambientale, più questo è basso, più facile sarà sanarlo.

Parere unanime poi da parte dei partecipanti al forum, tra cui i segretari confederali di Cgil e Cisl Paola Agnello Modica e Renzo Bellini, sull’obiettivo di far sì che la discussione in sede di bilancio della finanziaria faccia i conti non solo con i parametri di Maastricht, ma con l’insieme dei deficit economici, sociali e ambientali che gravano sul paese.

Il primo tentativo in tal senso è stato fatto attraverso l’applicazione del sistema e dei principi della contabilità ambientale previsti nella legge delega, sulle manovre finanziarie degli scorsi anni e su quella attuale. Da cui si evidenzia un trend negativo (-21%) delle spese ambientali nel corso del 2006, dopo una stasi nei precedenti due anni. Cui ha fatto seguito una ripresa con la finanziaria 2007 e un ulteriore andamento in crescita per quanto previsto con la finanziaria 2008, che è di quasi il 33% in più rispetto al 2007 e quasi il doppio rispetto al 2006.

«Il ritardo relativo agli anni 200-2006 fa pesare di più il debito attuale - ha sottolineato il sottosegretario Paolo Cento - sottolineando il fatto che lo sforzo che si è fatto con questa lettura del bilancio 2008 fa emergere l’esigenza di una lettura trasversale di tutto il bilancio dello stato con l’ottica della contabilità ambientale, che non può essere ristretta al solo ministero dell’Ambiente».

«La prova pratica di bilancio ambientale fatta sulla finanziaria 2008 non porta certamente a una quadratura del bilancio - ha spiegato Alessandra Vaccai, dell’Università di Ferrara che ha coordinato il gruppo di lavoro incaricato della sperimentazione- ma si tratta di un lavoro istruttorio per capire come attuare la legge».
«Non è ovviamente facile individuare legami diretti tra le voci di spesa e il comportamento delle variabili ambientali, nonostante ciò la lettura del bilancio economico e finanziario affiancato da un bilancio ambientale, dota il decisore di un nuovo strumento di governo che agevola il passaggio da valutazioni di efficienza a valutazioni di efficacia della spesa».

Il lavoro da fare è adesso quello di individuare gli indicatori fisici e monetari che entreranno a far parte del sistemi degli indicatori di bilancio per arrivare a veri e propri sistemi di rendicontazione.
Il che significa anche disporre di una visione strategica e programmatica attraverso cui individuare le priorità nazionali in materia di ambiente e sostenibilità, sulla base delle quali poter strutturare il sistema degli indicatori e operare la loro selezione.
Per governare i processi non è infatti sufficiente selezionare indicatori, ma è necessario individuare un percorso che fissi obiettivi quantitativi e ben definiti nel tempo. Su questi target sarà quindi possibile tarare gli indicatori selezionati e valutare i risultati delle azioni.

Esempi - è stato detto al forum - già esistono, a partire dal protocollo di Montreal che fissa un percorso di riduzione delle emissioni per le sostanze lesive dell’ozono, poi seguito dal protocollo di Kyoto per i gas serra e da quello di Goteborg per le sostanze acidificanti.
E tra i sistemi volontari con analoghe finalità, si è diffuso molto l’approccio della cosiddetta accountability (responsabilità, contabilità) più comunemente noti come sistema di rendicontazione.
Insomma il percorso è avviato, si tratta di vedere come si strutturerà strada facendo.
Ma, come dice il vecchio adagio, chi ben comincia è a metà dell’opera.

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