[03/12/2007] Recensioni

La recensione. La parola ai rifiuti di Guido Viale

«…i rifiuti sono un po´ la verità delle merci, la loro natura messa a nudo, una volta sollevato il velo della loro immagine esteriore…improvvisamente, un oggetto che diventa rifiuto, da pulito diventa sporco; da utile diventa inutile; aveva un prezzo e ora non vale più niente; infine l´abbiamo portato in casa nostra e ora lo vogliamo allontanare…ciò che rende sporchi i rifiuti, per cui li chiamiamo immondizia, che vuol dire appunto cosa immonda, impura, è la contaminazione reciproca…basterebbe non mischiare tra loro tutti questi scarti…e il problema nemmeno si porrebbe…immense quantità di materiali che potrebbero trovare un adeguato utilizzo in nuovi processi produttivi senza saccheggiare le risorse dell´ambiente naturale vengono bruciate o sotterrate senza alcun vantaggio in termini di benessere sociale, ma con molti inconvenienti in termini di degrado ambientale…».

Si può considerare questa l’origine del libro “La parola ai rifiuti” utilizzate da Guido Viale per presentare la sua collaborazione con un quotidiano di igiene urbana, il Gsa, di Milano. Il contributo di Viale con la rivista sarà cosa diversa da una semplice collaborazione tecnica, andando anziché a definire modalità di raccolta o analisi merceologiche, una approfondita analisi sociologica ed economica. Per realizzarla, Viale ricerca non tanto i comportamenti delle persone reali, membri di condomini piuttosto che di villette a schiera, ma una rassegna in letteratura di brani che si riferiscono al tema del “rifiuto”. Da qui l’antologia “La parola ai rifiuti” il cui sottotitolo è infatti “Letture al di là delle merci”, in cui i rifiuti sono i protagonisti di pagine di letteratura, attorno ai quali spesso si dipanano le storie.

Storie legate a tempi e luoghi assai diversi tra loro, scritte da autori anche distanti tra loro non solo temporalmente o geograficamente, ma per appartenenza culturale, per stile, e comunque mai avvezzi a parlare del tema rifiuto in quanto tale. Il rifiuto è infatti in questi brani, raccolti in maniera antologica con un preciso filo conduttore, in certi casi protagonista, in altri sullo sfondo, ora pretesto per raccontare una storia o metafora per alludere ad altro. Una carrellata da cui si evidenzia in maniera esemplare come da sempre i rifiuti abbiano rappresentato lo “specchio” della società, della sua evoluzione, del suo cambiamento.

Mezzo di sostentamento per i più poveri, che traevano dagli scarti dei ricchi materia prima, come si legge nel brano tratto da “Il nome della rosa” di Umberto Eco, in cui si racconta l’arrivo di Gugliemo da Baskerville, assieme al suo assistente Adso all’abbazia che è al centro del romanzo. La descrizione del deposito delle strame è qui una efficace metafora per mettere in evidenza le differenze di status tra il mondo dei puri - dediti (apparentemente) alla preghiera e alla vita dello spirito, che si liberavano delle proprie scorie allontanandole attraverso una scarpata, da cui gli impuri, i villani che stavano in basso potevano trarre beneficio per rendere fertili con queste i propri campi. Opera di antico riciclaggio, analoga a quella raccontata anche nelle pagine di Goethe di “Viaggio in Italia”.

I rifiuti come elemento di separazione tra ceti sociali con l’avvento dell’era industriale: “marchio indelebile” della condizione operaia, che traspare dalle pagine di Engel ne “la situazione della classe operaia in Inghilterra”. Specchio della società che li produce ne “i miserabili” di Victor Hugo e nei romanzi di Dickens.
La ricerca antologica di questo primo paragrafo, intitolato “la parabola dei rifiuti” approda poi ad un testo di Italino Calvino, assai meno noto del classico e famoso Leonia, che verrà presentato in altro capitolo dell’antologia. Il testo scelto si intitola “La poubelle agrèe” in cui l’autore articola la propria percezione di un percorso, quello appunto dello svuotamento del secchio dell’immondizia, che sta tra il personale liberarsi dei propri rifiuti e il rapporto che ognuno di noi ha con la macchina pubblica. Per finire con Underworld di Don de Lillo, dove i rifiuti diventano i veri protagonisti, e dove il personaggio principale del racconto, un funzionario di una multinazionale che lavora ogni genere di rifiuto dall’urbano al nucleare, ha ormai una percezione talmente modificata del mondo per cui ogni oggetto lo vede sottoforma di spazzatura prima ancora che come oggetto in sé.

Nel secondo paragrafo i rifiuti sono essi stessi materiale letterario, nelle pagine di Charles Baudelaire, per il quale il cenciaiolo come il poeta, ha nel cuore il sogno di un mondo diverso.
Ne “Le Meteore” di Michel Tournier che, con le parole del protagonista “dandy dei rifiuti” interpreta la condizione umana attraverso la gestione di una azienda di smaltimento dei rifiuti. In “Vergogna” di Joseph Michael Coetzee, dove si racconta della caduta sociale del protagonista da docente universitario a addetto al trasporto di animali morti all´inceneritore; da Samuel Beckett e il suo “Finale di partita”, pièce teatrale i cui protagonisti sono uomini-spazzatura che, attraverso “…un processo di progressiva sottrazione della realtà delle cose…giungeranno…all´annullamento totale, al finale di partita…” .

Ma sono davvero tanti gli autori, noti e meno noti, che Guido Viale ha scoperto aver utilizzato il concetto di rifiuto, quale chiave di lettura della società: Louise Rafkin, una scrittrice laureata in letteratura americana che sceglie di fare la donna delle pulizie per capire meglio l’umanità o la polacca Olga Tokarczuce che interpreta le persone da come e cosa lasciano in camera d’albergo. Javier Marias, uno scrittore spagnolo, che considera la spazzatura che produciamo uno strumento di analisi e di riflessione sulla vita. Danilo Kis, ebreo jugoslavo, perseguitato prima dai nazisti e poi dal regime di Tito, per cui l’accumularsi e l’accostarsi casuale dei rifiuti e degli oggetti abbandonati nel corso del tempo, è una rappresentazione plastica della storia come accumulo altrettanto casuale di eventi, che hanno un senso per ciascuno di noi ma che finiscono per perderlo nell’intreccio casuale della vita. Hrabal, che racconta di un addetto alla carta da macero che vive con profondo turbamento la distruzione dei libri, che rappresentano per lui una ragione di vita. Sono davvero molti – come detto - gli autori che raccontano attraverso le loro pagine, le loro narrazioni, i loro personaggi, storie di rifiuti e almeno per una volta non è la tecnica di raccolta o quella di smaltimento il tema centrale, non sono percentuali o valori assoluti a dominare le pagine ma storie di uomini, di donne, di passioni che si intrecciano lungo la trama e che in fondo ci ricordano, in maniera assolutamente piacevole e colta, che i rifiuti - che lo vogliamo o no - sono parte indissolubile del nostro vivere quotidiano.

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