[21/03/2006] Rifiuti

Amianto, tetti da bonificare ma mancano i soldi

LIVORNO. Oltre 32mila metri quadri di cemento-amianto da bonificare nelle case di edilizia popolare dell’Erp di Massa Carrara. Il dato arriva dall’Asl apuana, che ha censito le case popolari di tutta la provincia rilevando situazioni di grande criticità e pericolo per i cittadini.

«Il problema non riguarda solo Massa Carrara ma tutta Italia – spiega Roberto Cavallini, responsabile bonifiche di Seal, l’azienda livornese che da 1993 si occupa di bonifiche e smaltimento dell’amianto - La pericolosità infatti è dovuta all’invecchiamento dell’amianto a matrice solida: più avanti che si va con gli anni e più ci sono crepe, fratture, sgretolamenti che liberano in aria queste fibre pericolosissime e cancerogene».

Nelle città di mare il fenomeno è spesso aggravato dalle condizioni atmosferiche che favoriscono un deterioramento più veloce delle coperture, che fino a qualche anno fa, finché la struttura era integra, non costituivano un problema.

«Oggi è possibile fare interventi di manutenzione – spiega ancora Cavallini - ci sono molte aziende come la nostra, specializzate e iscritte all’albo nazionale per le imprese che fanno bonifica di siti contaminati da amianto. Certo si può ridurre il rischio ma non si elimina il problema, a meno di non trovare una soluzione definitiva, ovvero lo smantellamento di tutte le parti in eternit sostituendolo con altri materiali». Qui però il problema diventa economico, perché soltanto il trasporto e lo smaltimento di un metro quadro di amianto (circa 18 chili), costa più o meno 6 euro. Moltiplicato per esempio per i 32mila metri quadri da bonificare solo negli alloggi Erp di Massa Carrara si arriva già a 200mila euro, ai quali vanno aggiunti i costi per la rimozione.

«L’amianto raccolto in Italia va tutto a finire in Germania – continua il responsabile della Seal, iscritta alla categoria 10A- 10B classe A, autorizzata a bonifiche superiori ai 7 milioni di euro – dove esistono sia miniere dimesse sia discariche attrezzate con celle dedicate. In Italia le pochissime discariche in grado di accogliere l’amianto fanno prezzi ancora più alti e quindi quasi tutto va a finire all’estero, con i costi di trasporto che incidono notevolmente». In Toscana non esiste un solo sito dove si possa smaltire un solo Kg di amianto. Eppure si continua a parlare della necessità di controlli satellitari sui trasportatori. Ma non sarebbe meglio evitare in radice il problema del trasporto e dare luogo alle indicazioni di legge che parlano di "prossimità" dei luoghi di smaltimento? Non sarebbe meglio che si dasse luogo alle indicazioni di Piano Regionale (1999) che indicano la necessità di realizzare un modulo in ogni discarica esistente da destinarsi alla collocazione dell´amianto?

Poi c’è il problema dei censimenti. «Non ci sono dati oggettivamente significativi circa la diffusione sul territorio, nonostante la normativa 257 del 1992 preveda l’esecuzione di censimenti per i luoghi di pubblico interesse. Il perché è piuttosto semplice: se il censimento evidenzia una situazione grave, poi bisogna intervenire per rimuovere, e quindi servono i soldi per farlo».

Tra gli interventi di bonifica più importanti operati da Seal in questi anni, c’è il contratto con le ferrovie dello Stato per la bonifica di centinaia di carrozze ferroviarie, la bonifica di decine di vaporodotti Enel di Larderello e la bonifica di grosse industrie come gli zuccherifici di Pavia e di Ferrara, dove i tecnici si sono trovati a lavorare con l’amianto friabile, utilizzato in passato per la coibentazione delle tubature di stabilimenti con caldaie, impianti termici e di combustione.

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