[05/12/2007] Trasporti

Togliamo agli ecobonus il prefisso eco...

LIVORNO. In Italia è tutto un ecobonus. E se viene a mancare sono dolori, ma non per l’ambiente. Sembra un paradosso, ma non lo è e quando si parla di mobilità la contraddizione regna sovrana. Sì, perché l’ecobonus sottoforma di rottamazione viene ‘spacciato’ come un contributo per una mobilità più sostenibile. Ma quale sia la realtà (o almeno una delle realtà) lo si è capito bene ancora una volta da quanto accaduto ieri, e dalla lettura dei giornali di oggi. Perché alla notizia – ancora in bilico ci avvisa il Sole24Ore – che il bonus verde per cambiare l’auto sarà stralciato dalla prossima Finanziaria, non si sono inalberati gli ambientalisti, ma la Fiat. Con tanto di precipitosa corsa a tutto gas (chissà se in Ferrari) dell’Ad Marchionne alla corte di Prodi per chiedere aiuto. Aiuto perché al solo annuncio, il titolo Fiat è andato a picco (-4%) e soprattutto sono arrivate cifre che non ammettono scampo: se non verranno rinnovati gli incentivi per la rottamazione ci sarà una perdita di 350 mila nuove immatricolazioni, il 13% in meno rispetto al 2007. Dati forniti dal Centro studi promoter e citati da tutti i quotidiani nazionali e non. Si parla di crollo e si capisce bene – anche se nessuno lo ha ancora detto – che dietro quel numero col segno meno si cela un altro numero con lo stesso segno relativo ai posti di lavoro nelle fabbriche. Forse è uno spauracchio, ma il punto è diametralmente opposto al commento del Sole24Ore che parla di “paradosso verde”.

Si legge nel breve pezzo che i Verdi opponendosi alla rottamazione ripropongono “una visione ottocentesca e antimodernista. Incapace di riconoscere che, anche sul tema dell’ambiente, la tecnologia è più una soluzione che un problema”. E questo sarebbe invece un pensiero da XXI secolo? E pensare che invece siamo solo alla punta dell’iceberg-mobilità, scontrandosi con il quale l’obiettivo di centrare gli obiettivi del protocollo di Kyoto rischia di affondare. Perché si dà il caso il piano italiano per Kyoto abbia nel mirino, oltre al carbone, proprio i trasporti. Qualcuno veramente crede che cambiare il parco auto italiano (anche se è pur vero che è il più vecchio d’Europa) possa di per sé bastare per ridurre la C02? Ovvero che non sia necessario altresì fare un uso diverso ( e minore) dell’auto, preferendogli il trasporto pubblico quando possibile, o il car sharing o la bicicletta o tutte le altre forme di mobilità più sostenibile? Il traffico mica sparisce perché si cambia l’auto, magari comprandone una più grande e con un incentivo statale… Nessuna guerra ai mulini a vento, ma non bisogna ‘spacciare’ la necessità – anche argomentata – di non far crollare le vendite di auto, con la sostenibilità ambientale.

Cambiare l’auto con una meno inquinante è un conto, favorire il cambio di auto sempre e comunque è un altro. Che c’entra poi – qualcuno dovrebbe spiegarlo – dare gli ecobonus al trasporto pesante. Ce ne dà notizia Italia Oggi, spiegando che il provvedimento – che ha già acquisito il parere favorevole del consiglio di stato e attende il sigillo del cdm – stanzia 70 milioni di euro a favore di imprese e raggruppamenti di imprese intenzionate a rinnovare la propria flotta.

In un Paese come il nostro dove l’80% delle merci viaggia su gomma e da tutte le parti si chiede a gran voce (tranne ovviamente da parte dei diretti interessati) di metter mano a questa situazione realmente insostenibile ambientalmente (smog e non solo) e socialmente (vedi traffico e incidenti in autostrada), lo Stato che fa? Ecoincentivi a cambiare il mezzo. Difficile davvero capire la ratio, visto che poi lo stesso governo, non un altro, riconosce l’oggettiva criticità dei trasporti così concentrati sulla gomma e via ad un finanziamento – legge finanziaria per il 2008 - , per le autostrade del mare sotto forma di ecobonus (nemmeno a dirlo) pari a 231 milioni di euro rivolto proprio agli autotrasportatori. Quindi lo Stato li aiuta prima a cambiare il mezzo (più ecologico teoricamente) e poi a scegliere la nave invece delle strade: capre e cavoli, insomma, e ci pare eccessivo.

Anche perché poi lo stesso ministro Bianchi, autore dell’ecobonus per gli autotrasportatori, ancora non ha trovato (anche se forse, e speriamo, non è detta l’ultima parola) i fondi per evitare i tagli alle Ferrovie. Addirittura, sostiene il ministro dei Trasporti dal Sole24Ore, l’azione corale svolta ieri insieme a Cipolletta e Moretti «ha portato a garantire circa 10 milioni di treni/km all’anno che alcune indiscrezioni dei giorni scorsi davano in procinto di essere soppressi». Vedremo. Di certo diventa veramente poco lungimirante continuare a guardare al trasporto locale nella pure logica del bilancio societario.

Come si evince anche oggi dal Sole24Ore Centro Nord – ma è questione vecchia e stravecchia – dove si mette in evidenza che le Regioni «salvano» gli autobus perché coprono i deficit delle società che non fanno alcun utile. Sia ben chiaro che nessuno è favorevole a sprechi o a gestioni allegre, ma al netto di tutto il bilancio del trasporto pubblico andrebbe incrociato, senon con quello degli incidenti, almeno con quello sanitario, visto che un buon tpl abbatterebbe drasticamente il traffico e le malattie conseguenti. Tanto che per rendere virtuoso questo percorso non sarebbe fuori dal mondo dare il servizio gratuito. Tutto questo farebbe parte di una strategia di mobilità sostenibile di cui però il nostro Paese è sprovvisto. E allora sarebbe più onesto intellettualmente togliere agli eco-bonus la radice eco…

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