[05/12/2007] Energia

Bush si impiglia nella rete mondiale del gas e del petrolio

LIVORNO. L’energia sembra riservare a Bush (Nella foto) molte sgradite sorprese: dopo la smentita da parte della Cia che l’Iran stia lavorando per realizzare subito un’arma nucleare utilizzando l’atomica civile (e il subitaneo appoggio di Cina e Russia al presidente iraniano che sbandiera la sua riconosciuta “innocenza”), dal Congressional Research Service (Crs), il servizio scientifico del Congresso Usa, arriva un rapporto che critica fortemente “la diplomazia degli oleodotti” praticata George W. Bush nei Paesi dell’´ex-Urss, soprattutto in funzione di contenimento della Russia.

L´amministrazione americana sta infatti cercando di aprirsi nuove strade di esportazione di idrocarburi nei Paesi confinanti con la Federazione Russa, ma secondo il Crs rischia di trovarsi a fare i conti con un deficit di petrolio e gas per riempire le nuove gigantesche condutture. «Non é sempre sicuro – si legge nel rapporto – che si abbia a sufficienza petrolio e gas per le vie di esportazione sostenute dagli Stati Uniti». Il Crs considera invece più vantaggiosi I progetti russi: «Gli oleodotti sostenuti dalla Russia hanno il vantaggio di garantire forniture abbondanti e la loro redditività potenziale attira anche i Paesi dell’Europa centrale e orientale che cercano di ridurre la loro dipendenza dalla Russia».

La battaglia energetica tra Usa e Russia è in pieno sviluppo da quando il Paese di Putin ha cominciato ad usare le sue risorse come arma per ristabilire una politica di potenza e di egemonia sulle vecchie repubbliche autonome dell’Unione sovietica e su Stati come Ucraina, Bielorussia e quelli caucasici che stanno proprio in questi giorni contrattando prezzi di favore con Mosca per gas e petrolio. Gli americani stanno promuovendo attivamente una serie di oleodotti e gasdotti per trasportare gli idrocarburi del Mar Caspio verso l’Europa, passando per l´Azerbaigian, la Georgia, la Turchia e il Mar Nero.

Gli Usa sponsorizzano fortemente anche il gasdotto che dovrebbe collegare la Norvegia all’Unione Europea ed all’Europa orientale (che Mosca continua ancora a pensare come un cortile di casa energetico) e si oppongono alla realizzazione del gasdotto Nord Stream che il gigante del gas russo Gazprom dovrebbe realizzare sotto il Mar Baltico per collegare il porto russo di Vyborg a quello tedesco di Greifswald. La prima condotta dovrebbe essere lunga 1.200 km e capace di trasportare 27,5 miliardi di metri cubi all’anno, ed entrare in funzione entro il 2010, la seconda nel 2012, portando la capacità finale del gasdotto euro-russo a 55 miliardi di mc di gas all’anno. E il rapporto del Congressional Research Service è impietoso con le manovre di Bush e gli dà una lezione di libero mercato: «Il successo o il fallimento di questi progetti dipenderà più dalle imprese energetiche, che valuteranno la loro redditività, che dalla diplomazia americana, anche abile ed energica».

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