[06/12/2007] Aria

Gli aerei di Bali e la globalizzazione

LIVORNO. Oggi La Repubblica se la prende con le auto blu dei cieli, gli aerei che scorrazzano da un vertice mondiale all’altro per portare capi di Stato e di governo, ministri ed esponenti vari, magari come a Bali a discutere di come salvare il pianeta dalle emissioni che loro allegramente spargono nei cieli. Altri governanti del nord protestante e calvinista convertono il puritanesimo civico in compensazione per la CO2 che ‘peccaminosamente’ emettono.

Gli esempi positivi sono Prodi che prende il treno o i soliti olandesi che organizzano aerobus paneuropei per portare tutti in Portogallo, e anche Greenpeace invoca il flight-sharing per i politici. La stessa conferenza di Bali, al di là dei milioni di alberi piantati dal governo indonesiano (che non è poco) non prevede altre misure di compensazione per le emissioni di gas serra che i 10 mila partecipanti (tra i quali ci sono diverse centinaia di giornalisti…) produrranno, senza contare la produzione di svariate tonnellate di carta per studi ed opuscoli presentati al summit e lo spreco provocato a Bali in ristoranti e alberghi da delegazioni che spesso hanno stili di vita non certo da cittadino comune.

A questo “gioco”, in questo mondo globalizzato che ormai vive attaccato ad energivori computer e si sposta velocemente in aereo, partecipano non solo i governi, ma anche le organizzazioni non governative che dicono che gli aerei inquinano. La dematerializzazione dell’economia ha, di fatto, prodotto più merci, più scarti, più legami e più viaggi, la globalizzazione ha ingarbugliato il mondo in una frenetica matassa di contatti e informazioni che ha fatto diventare a forza anche il più piccolo capo di Stato del più piccolo paese del mondo un globetrotter. Il primo ministro delle Vanuatu o delle Kiribati dovrà essere per forza a Bali, se vuole che le sue isolette che affogano nell’oceano che sale non siano ancor più dimenticate. E se è vero che gli spostamenti dei ricchi e satolli capi del G8 costano, anche quelli dei loro arrabbiatissimi contestatori qualche emissione la producono, così come le migliaia di poliziotti mobilitati per controllarli. Diciamo che è ormai giocoforza, e che in questo bordello planetario nessuno ormai può fare la vergine. Il potere ha sicuramente una impronta ecologica forte, ma anche il contropotere ha bisogno di energia per camminare.

Resta solo una consolazione: viste le esigenze di sicurezza e di confort, i diecimila partecipanti al summit di Bali tolgono il posto a molti più turisti “normali” che avrebbero raggiunto quello che è uno dei più famosi paradisi turistici del mondo, una specie di induista disneyland tropicale da raggiungere… in aereo. Quindi, probabilmente tutto il traffico di capi di stato e delegati che affollerà i cieli indonesiano fino al 15 dicembre pareggia più o meno quello del turismo di massa che in questi giorni subirà una riduzione per fare posto al summit.

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