[06/12/2007] Comunicati

Incentivi EuroTrans al biotech: quando anche i prefissi sono geneticamente modificati

LIVORNO. Con il termine generico di biotecnologia (tecnologia biologica) si indicano tutte le applicazioni tecnologiche della biologia. Tra le definizioni disponibili, la più completa è senza dubbio quella stesa dalla Convenzione sulla diversità biologica Un, ossia: «La biotecnologia è l´applicazione tecnologica che si serve dei sistemi biologici, degli organismi viventi o di derivati di questi per produrre o modificare prodotti o processi per un fine specifico».

Detto questo, appare evidente che la scelta da parte del governo di incentivare le piccole e medie imprese che vogliono investire nel biotech, faccia un po’ storcere il naso a chi si è schierato contro gli Ogm. La questione non è nuova tant’è che già lo scorso anno il ministro Bersani rispose a Legambiente che questi finanziamenti – legati alla partecipazione al terzo bando Eutrans-bio – non prevede la possibilità di finanziare attività legate alla produzione degli organismo geneticamente modificati o alla manipolazione genetica di embrioni umani. La qual cosa è stata ribadita anche nel capitolo allegato al decreto del 3 dicembre, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, e che appunto prevede uno stanziamento di 4 milioni di euro per il finanziamento delle Pmi che intendo partecipare al terzo Bando Eutrans-bio.

Il programma europeo Eutrans-bio si propone di sostenere la crescita delle piccole e medie imprese nel settore delle biotecnologie in Europa e coinvolge ad oggi 17 organismi (Ministeri ed Agenzie governative) attivi in 9 diversi Paesi e Regioni (Austria, Fiandre-Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Paesi Baschi-Spagna).

Per l’Italia partecipano il ministero dello Sviluppo economico e l’Ipi (Istituto per la promozione industriale). Eurotrans-bio, dove trans non sta per transgenico ma per transnazionale, prevede in particolare lo scambio di informazioni tra Ministeri e Agenzie in Europa specializzate nel settore e, soprattutto, la realizzazione di programmi congiunti per il finanziamento a bando di progetti di ricerca e sviluppo precompetitivo transnazionali presentati da almeno due piccole e medie imprese (PMI) di due differenti Paesi europei. Oltre alle Pmi possono partecipare all’iniziativa anche altri soggetti quali centri di ricerca, università, grandi imprese.

Sviluppato nel quadro dello schema ERA-NET (“European Research Area Network”), EUROTRANS-BIO, avviato nel 2004, - è scritto sul sito della Rete italiano per la diffusione e il trasferimento tecnologico alle imprese (Ridite) - ha già lanciato un primo bando per la selezione di progetti transnazionali inerenti le biotecnologie. Tale bando ha visto la partecipazione attiva di cinque Stati Membri che hanno messo a disposizione risorse fino a 30 milioni di euro. I risultati sono stati particolarmente incoraggianti in termini di partecipazione e qualità delle proposte pervenute dalle 162 Pmi europee coinvolte. Sono stati infatti approvati 23 progetti sui 66 valutati, con un investimento complessivo di circa 45 milioni di euro. La taglia media dei progetti selezionati è stata di circa 2 milioni di euro, e i settori industriali coinvolti hanno riguardato la salute (71%), l’agroalimentare (25%) e l’ambiente (4%).

Detto questo, prendiamo atto che l’intenzione dell’Italia sia quella di aiutare queste società di biotech a partecipare a questo importante bando, ma non siamo così convinti che le applicazioni biotecnologiche legate all’agroalimentare (25% dei progetti approvati) ovvero, riprendendo la definizione iniziale, «applicazione tecnologica che si serve dei sistemi biologici, degli organismi viventi o di derivati di questi per produrre o modificare prodotti o processi per un fine specifico» in questo caso appunto applicato all’agroalimentare, sia qualcosa di diverso dagli Ogm.

Riportiamo quanto il sito Azione biotech del Veneto (collaborazione con il Cnr) scrive circa l’applicazione delle biotecnologie in agricoltura: «L´uso corretto e coscienzioso delle biotecnologie agroalimentari permette infatti di migliorare la qualità ed il valore nutrizionale degli alimenti, di tutelare la biodiversità salvaguardando le specie e le varietà a rischio di estinzione, di aumentare la produttività delle colture nel rispetto degli ecosistemi e salvaguardando le caratteristiche e la sanità dei suoli.

Si ritiene che nei prossimi anni si possano realizzare con l´impiego delle biotecnologie enormi vantaggi ecologici e di sviluppo sostenibile, soprattutto per popolazioni in via di sviluppo che hanno grandi difficoltà nelle coltivazioni agricole, dovute a costi di gestione e ad avverse condizioni climatiche e criticità della natura del suolo». Ricorda niente? Sono esattamente le motivazioni che apportano i favorevoli agli Ogm. Non vorremmo che – come purtroppo accade già da tempo – ancora una volta si chiudano gli Ogm fuori dalla porta e tornino serenamente e anche finanziati – magari indirettamente – pure dal Governo. Governo che – giusta o sbagliata che sia la sua posizione – si è schierato contro gli organismi geneticamente modificati.

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