[11/12/2007] Comunicati

L’altra America sbarca a Bali

LIVORNO. Mentre la delegazione Usa a Bali cerca di contrastare un accordo vincolante ed efficace per il post-Kyoto, nell’isola indonesiana sbarca l’altra america, quelle forse ormai maggioritaria, che vorrebbe che gli Usa diventassero la prima potenza ambientale anche nel contrasto al climate change. 29 gruppi di associazioni ambientaliste, religiose e non governative Usa hanno diffuso oggi al summit di Bali un documento in quattro punti che esorta il governo Bush ad agire per contrastare i cambiamenti climatici e la povertà nel mondo.

«Il cambiamento climatico – ha detto a nome di tutti Elizabeth Bast (Nella foto), degli Amici della terra Usa – ha già degli impatti devastanti sui popoli più poveri e più vulnerabili, soprattutto in quei Paesi in via di sviluppo, benché questi ultimi siano i meno responsabili. Il problema non ha ancora ottenuto l’attenzione urgente necessaria».
Non trovando molto ascolto nell’atteggiamento minimizzatore di Bush, i gruppi dell’altra America si appellano alla comunità internazionale perché agisca immediatamente per realizzare equamente la loro parte per ridurre il loro contributo al riscaldamento globale: Ma secondo le 29 associazioni spetta in particolar modo agli Stati Uniti la responsabilità di fornire l´assistenza ai Paesi in via di sviluppo per aiutarli ad adattarsi alle conseguenze di fenomeni catastrofici.

Ambientalisti, religiosi, operatori sociali e dello sviluppo si rivolgono a Bush perché cooperi con gli altri Paesi per affrontare i cambiamenti climatici ed i legami critici tra global warming e povertà mondiale. Secondo loro, i recalcitranti Usa dovrebbero non solo aprire la strada per uno sviluppo energetico più sostenibile, ma anche sostenere i Paesi più poveri a trovare il loro cammino.

Una visione completamente alternativa rispetto alla tela di interessi e paure economiche che la delegazione Usa sta tessendo discretamente a Bali (con l’appoggio non dichiarato di alcuni Paesi emergenti) per far fallire la possibilità di un accordo che fissi precisi obiettivi e tempi per raggiungerli. Forse le Ong americane più che a Bush parlano ai candidati democratici e americani che stanno battendosi fra di loro per capire chi sostituirà alla Casa Bianca Gorge W. Bush, il più testardo dei Kyoto-scettici.

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