[21/03/2006] Acqua

L´amaro addio ai fiumi del Wwf

ROMA. Una situazione molto critica che peggiora anziché sistemarsi, ecco il risultato della fotografia che il Wwf ha fatto ai fiumi italiani in occasione della giornata mondiale dedicata all’acqua. «Ci siamo scordati cosa significa il buon rapporto con i fiumi – dice Fulco Pratesi, presidente del Wwf Italia – da nord a Sud sono decine le situazioni di grave crisi, con fiumi minacciati da inquinamento, cementificazione, canalizzazioni. E la cosa più grave è che la Direttiva quadro acque obbliga anche l’Italia al non deterioramento dei corpi idrici mentre si continua imperterriti ad alterare irrimediabilmente i nostri ambienti acquatici»
La gestione dei nostri corsi d’acqua, secondo il Wwf, risentirebbe di un approccio tecnico riduttivo che ha portato a considerare i fiumi più simili a canali che ad ecosistemi naturali. Prevale ancora un approccio esclusivamente idraulico che non tiene conto degli aspetti geomorfologici, idrologici, ecologici. Si interviene comunemente con opere, spesso a forte impatto ambientale, con una logica di emergenza in modo localizzato e non in un´ottica di bacino idrografico. Per contrastare questa impostazione e arrivare a una gestione più sostenibile dei fiumi che riduca il rischio idraulico e rispetti le indicazioni europee, il Wwf Italia presenta il dossier «Acque, fiumi: l’Italia si prepara al peggio», che analizza dieci casi emblematici di malagestione di fiumi italiani dal Piemonte alla Campania, passando per il Veneto e l’Abruzzo.

Sono solo alcuni esempi, tra i più recenti, che secondo il Wwf violano una serie di norme e leggi specifiche oltre alla Direttiva quadro acque.
Si inizia con il Po, già provato dall’impatto di città e attività industriali del Nord Italia, che per il Wwf «si vuole devastare definitivamente rilanciando conche di navigazioni e opere analoghe inutili», si prosegue con il Lambro tra i fiumi più compromessi d’Italia e con il Piave (nella foto nei pressi di San Donà) martoriato da captazioni e sbarramenti.
Il Maira in Piemonte e il Pontebbana in Friuli Venezia Giulia che si vogliono canalizzare «in contrasto con tutte i più avanzati studi in materia di gestione delle acque», l’Ayasse in Valle d’Aosta a rischio di interruzione per costruire una centralina idroelettrica.
Il Taro in Emilia Romagna, il Tordino in Abruzzo e il Sele in Campania «accomunati dalla minaccia di progetti infrastrutturali di forte impatto senza aver valutato le alternative esistenti», il Cecina in Toscana oramai senz’acqua per le sproporzionate captazioni per l’agricoltura e l’industria.

Infine, il caso del Tagliamento, fiume di riferimento a livello mondiale, oggetto di studio e di paragone con il Missouri, il Rodano, il Reno perché presenta ancora le dinamiche naturali oramai scomparse nei grandi fiumi dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti. «Un fiume studiato dalle maggiori università mondiali – dice il Wwf – per l’immenso valore naturale che rappresenta, ma che si vorrebbe artificializzare, proprio nelle aree a maggior pregio ambientale, per un progetto in aperto contrasto con la normativa europea e messo fortemente in dubbio nella sua efficacia da accreditati studi tecnici».

Torna all'archivio