[11/12/2007] Comunicati

Dei 984 morti sul lavoro in Italia dal primo gennaio...

FIRENZE. 1. Dicono: la tragedia alla ThyssenKrupp era annunciata. Nuovi fattori incidono negativamente sulle condizioni di lavoro: lavori a termine sempre più brevi o a nero, lavoratori immigrati spesso clandestini, ecc. Non è il caso di Torino. La ristrutturazione siderurgica risale alla fine degli anni ’70, all’inizio della fine del ciclo storico del capitalismo nazionale, all’inizio del ciclo del capitalismo globale; quello siderurgico è stato tra i primi settori ad esserne coinvolto.

2. La competitività: dagli anni ‘80 si è assistito, e siamo solo agli inizi, ad un sistematico smantellamento delle regole, strutture e relazioni del capitalismo nazionale. E’ il ritorno ad un’epoca di competizione senza freni né ostacoli. La rimozione dei vincoli ha innescato due enormi processi sociali: sul versante del capitale una “corsa al rialzo” che si riflette nella massimizzazione dei profitti immediati, il ritorno alla competizione sui prezzi, alla differenziazione dei prezzi, la segmentazione del mercato e una “fame di plusvalenze azionarie”. Ciò ha prodotto il contagio della corsa ai profitti rapidi anche nella grande azienda europea, alla ricerca di profitti e riduzione dei costi nell’immediato. E’ anche il caso di Torino.

Sul versante della forza lavoro, la competizione, ha prodotto una “corsa al ribasso” mentre un ciclo storico va chiudendosi. Le imprese tagliano i costi, ma anche il lavoro, cercano più flessibilità e rendono deboli i lavoratori nella tutela delle proprie condizioni. Senza il vincolo della contrattazione collettiva le retribuzioni scendono; ciò costringe a lavorare più a lungo e in condizioni più gravose. E’ il caso di Torino.

A peggiorare la situazione una percentuale crescente dei nuovi lavori è a tempo parziale, a cottimo o parasubordinata, senza copertura sanitaria, sussidio di disoccupazione, trattamento pensionistico. La rivoluzione del capitalismo globale sta producendo la rapida divaricazione della forbice dei redditi tra società più ricche e società più povere, come al loro stesso interno, la rapida diffusione degli scambi e della competizione, una nuova sottoclasse di disperati e manovalanza criminale, il pauperismo che coinvolge anche chi lavora. Come, sul versante lavoro, è il ritorno alle condizioni della prima rivoluzione industriale: bassi salari, disponibilità ad allungare il tempo di lavoro, precarie condizioni igieniche e di sicurezza. E’ anche il caso di Torino.

3. Il problema della prevenzione e dei controlli; dice il giudice Guariniello di Torino: «Abbiamo visto ispettori del lavoro che facevano il loro mestiere con coscienza e venivano puniti, abbiamo visto ispettori del lavoro fare consulenze ai controllati, che è contro la legge». E che dire di ispettori che si negano al confronto con lavoratori e rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e di aziende che eludono in modo sistematico la partecipazione dei lavoratori e Rls alla Valutazione dei Rischi, alla formazione, e nessuno interviene?

4. Che fare? Agire sul territorio, coordinando e integrando tutti gli organi di controllo, con azioni coerenti, frutto di scelte derivanti dalla conoscenza (a cui dedicare investimenti e intelligenze) in tempo reale dei fenomeni di cambiamento tecnologico e del mercato, dei prezzi, della competizione. Punire chi non ci sta.

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