[17/12/2007] Comunicati

Nessuna traccia di tematiche ambientali nel rapporto Censis sulla Toscana...

LIVORNO. Dalla poltiglia con cui l’indagine Censis descrive lo stato della società italiana, la Toscana ne esce in maniera senza dubbio diversa. “Uno scatto d’orgoglio collettivo” si legge nell’introduzione a questo quarto rapporto Censis toscano, per descrivere la situazione socioeconomica della regione. Ma quello che balza più agli occhi è in realtà che in tutta l’indagine non c’è traccia nemmeno della parola ambiente. Che invece – non solo la parola, ma le tematiche ambientali in generale – sono state al centro sistematicamente del dibattito politico, economico, sociale (e chi più ne ha più ne metta) della nostra regione. Con scontri anche feroci, basti pensare alle battaglie per le pale eoliche, per il paesaggio, per la geotermia, per gli impianti a biomasse, per gli inceneritori, per le polveri sottili ecc ecc. Invece, niente di niente. Una lacuna davvero evidente e per certi versi inspiegabile.

Tornando, invece, a quel che ha affrontato il Censis, sembrerebbe che i cittadini toscani non siano rimasti vittime della mucillagine che pare abbia colpito invece i connazionali del resto dello stivale. “Hanno saputo reagire.” Si legge sempre nell’introduzione.
Una Toscana da primato, che può vantare il più basso indice di disuguaglianza nella distribuzione dei redditi fra i suoi cittadini, sia che lo si paragoni a quello delle altre regioni, che alla media nazionale. Dove il benessere economico pare essere più diffuso con un’incidenza di povertà relativa del 4,6% (in Italia è oltre l’11%, nel Centro Italia il 6%) e dove solo l’8,1% delle famiglie si colloca nella fascia più bassa di reddito.

L’analisi per valutare come si è realizzato questo reddito indica che le energie positive che hanno fatto crescere il valore aggiunto del +5,5%, anche in presenza di un rallentamento generale, vengono dai settori più innovativi (fra il 2000 e il 2006 sono cresciute dei oltre l’80% le esportazioni di prodotti ad alto contenuto tecnologico) e la persistenza di una imprenditorialità piccola ma diffusa che ha saputo sfruttare a proprio vantaggio la competizione internazionale (come ad esempio il settore della nautica). Un altro fattore potente di crescita è stato il turismo che nel 2006 ha superato quota 41 milioni di presenze sul territorio toscano.

Ed è una immagine della regione che sembra convergere con la percezione che i toscani hanno del proprio territorio: da un’indagine realizzata su un campione di 1.500 cittadini , è emerso che oltre il 79% ritiene che la Toscana sia una regione dinamica e vitale, opinione prevalente in modo trasversale nel corpo sociale e nei diversi ambiti provinciali.
Per quanto riguarda la fiducia nelle istituzioni pubbliche, il 39,8% dei toscani – quindi al di sotto della maggioranza - ritiene che la regione debba contare di più rispetto allo stato e il 23% che province e comuni dovrebbero avere più potere.

Dove però non ci si interroga mai – come detto - è sullo stato ambientale della regione. E anche quando si richiede di delineare quali siano i fattori di cui la regione ha più bisogno per promuovere e fare innovazione, quasi il 40% dei toscani ha citato la necessità di potenziare la ricerca scientifica, poco meno del 38% ha indicato la necessità del ricambio generazionale nei diversi ambiti, il 24,6% vuole più apertura al confronto, allo scambio e alla circolazione di idee, e poi, più sotto con il 23,5% è stata richiamata la necessità di diffondere maggiore sensibilità e cultura per l’innovazione e per il 22% circa sono necessari più interventi politici di stimolo e sostegno all’innovazione. Ma non si definisce mai se di innovazione ambientale si parla o no. E nemmeno si suggerisce una tale ipotesi di direzione.

Tanto che i dati riflettono questa tendenza in atto: una ridefinizione del baricentro dell’economia veicolato dalla competizione internazionale, senza che però queste tendenze, ad oggi, tocchino la sostanza del sistema produttivo, ancora centrato su piccole e piccolissime imprese e su prodotti a medio-basso contenuto tecnologico che non puntano mai sul settore dell’innovazione tecnologica orientata alla sostenibilità.
E una forte spinta del settore turistico, su cui però con la stessa logica non ci si interroga mai se questo abbia avuto riflessi negativi sul mantenimento dello stato ambientale e paesaggistico che rappresentano uno dei motivi per cui il turismo in questa regione tiene, ma che al tempo stesso sono elementi di criticità, su cui il rapporto non si sofferma mai.

Criticità che come sostiene lo stesso assessore Simoncini, che del rapporto è il committente, sono «legate spesso al cambiamento ancora in corso e che dobbiamo convogliare sui binari giusti perché si traduca davvero in sviluppo, capace di conciliare competitività con equità sociale e sostenibilità ambientale». Già! Sostenibilità ambientale!



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