[22/03/2006] Acqua

Le grandi dighe violano l’ambiente e calpestano i diritti umani

ROMA. Nel mondo ci sono 49.697 grandi dighe alte almeno 15 metri che, per ottenere il 20% dell’elettricità e il 10% della produzione agricola mondiali, bloccano il 60% dei grandi sistemi fluviali del pianeta ed oltre 100 miliardi di tonnellate di sedimenti ogni anno non raggiungono il mare, causando un forte arretramento delle coste ed effetti devastanti anche sulla vegetazione e sulla fauna ittica. I costi sociali e ambientali sono drammatici: praticamente una nazione più vasta dell’Italia è stata evacuata e distrutta, tra i 40 e gli 80 milioni di persone sono state costrette
all´esodo forzato, oltre 35 milioni solo in India. il 70% degli sfollati appartiene a popolazioni indigene, comunità contadine e minoranze etniche che vengono trasferite in aree con suoli poveri, lontano dalle acque e dalle risorse dei fiumi, e deve pagare gli alti costi delle pompe per l’irrigazione. L’energia idroelettrica fornita dalle dighe alimenta megalopoli e aree industriali, ma spesso le popolazioni che vivono a ridosso delle dighe non hanno energia elettrica. Nessuna delle grandi dighe è sicura, considerando la rapida intensificazione del ciclo idrogeologico in atto a causa del riscaldamento del pianeta e solo il 20% dei progetti è stato realizzato dopo una valutazione costi-benefici.

Sono i dati contenuti con il dossier «Ambiente violato e diritti calpestati: le 10 grandi dighe più devastanti del mondo» presentato da Cirps, Cospe e Legambiente in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, nell´ambito del convegno «Acqua: bene comune patrimonio dell´umanità». La disponibilità della risorsa idrica sta diminuendo: le riserve mondiali per abitante erano 16.800 metri cubi nel 1950, nel 2000 7.300 e nel 2025 si assesteranno a 4.800. Un miliardo di persone non hanno accesso all’acqua potabile e 2,6 miliardi non sanno cosa siano i servizi sanitari. Ma il consumo di acqua in bottiglia è cresciuto del 57%. L’Onu ha stimato che, per raggiungere entro il 2015 l’obiettivo di dimezzare il numero di persone senza acqua potabile o servizi sanitari (quelle che non hanno a disposizione 20 litri di acqua al giorno a meno di un km) servono tra i 7,5 e i 25 miliardi di euro all´anno contro i 4 attuali.

Eppure la dichiarazione europea per una nuova cultura dell’acqua presentata a Madrid nel 2005 e sottoscritta da 80 esperti sollecita l’Unione europea a passare da un approccio basato sulla risorsa ad un approccio basato sull´ecosistema. In particolare chiede: di adottare azioni adeguate alle realtà territoriali, con la partecipazione delle popolazioni locali, che le scelte tecnologiche consentano l’autonomo sviluppo delle popolazioni, che qualsiasi contributo finanziario per progetti di grandi dighe sia condizionato ad un adempimento delle raccomandazioni della commissione mondiale delle dighe, che sia promosso un codice dei servizi pubblici a livello internazionale che garantisca diritti dei cittadini analoghi a quelli che difendiamo nei nostri Paesi.

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