[27/12/2007] Energia

Geotermia, tra fisiologia della critica e pratica della sostenibilità

LIVORNO. L’energia geotermica è annoverata tra le fonti rinnovabili, ovvero quelle fonti energetiche caratterizzate dal fatto che il tempo in cui si formano spontaneamente è inferiore a quello in cui vengono sfruttate, e che non consumando fonti fossili non producono anidride carbonica.

Caratteristiche che la rendono- al pari di altre fonti energetiche rinnovabili- assolutamente strategiche per contrastare gli effetti sul clima, che sappiamo ormai essere non più procrastinabili.

Questo non significa che non presentino alcun tipo di impatto sull’ambiente, anzi tra la fonti rinnovabili la geotermica è quella che più delle altre può determinare impatti ambientali. Di cui sarebbe sbagliato non tenerne conto, come invece purtroppo è successo in passato, per mettere in atto tutte le possibili azioni per mitigarli. Come altrettanto sbagliato sarebbe- per vizio del passato- negare in futuro l’utilizzo di questa fonte energetica.

L’Italia riveste tra l’altro un ruolo di estrema importanza tra i paesi che hanno contribuito allo sviluppo dello sfruttamento della fonte geotermica, non tanto per la capacità energetica della fonte, che è ovviamente limitata alla presenza di giacimenti sul territorio, quanto per la spinta tecnologica che è riuscita a fornire. Lo sfruttamento dalla risorsa geotermica è per il momento limitato all’alto Lazio e alla Toscana, dove la geotermia copre il 23% dei consumi elettrici regionali, e dove è stato calcolato che con il vapore estratto dal sottosuolo si potrebbe produrre una quantità di energia sufficiente a soddisfare circa 70 anni di consumi elettrici nazionali.

Quello che continuerà a fare Enel (anche se non proprio a questi ritmi) nei prossimi anni in virtù dell’intesa siglata il 20 dicembre con la regione Toscana, che non ha trovato consenso però da parte dei comitati – che particolarmente sull’Amiata- contestano fortemente la scelta di continuare ad estrarre vapore dalle viscere della montagna. E che non si sentono garantiti dagli elementi di salvaguardia e di sviluppo sostenibile dello sfruttamento geotermico richiesti ad Enel nel protocollo, che permetterà all’azienda elettrica di continuare e rilanciare la produzione sino al 2024, che prevede l’obiettivo di 200 Mw di aumento della produzione previsti dal Piano di indirizzo energetico regionale.

Tra le richieste anche quella di utilizzare moderne tecnologie per ridurre le emissioni delle sostanze liberate dall’attività geotermica, che hanno determinato, assieme agli impatti paesaggistici la controversia delle popolazioni amiatine e che dagli stessi comitati sono state spesso additate come dannose per la salute oltreché per l’ambiente.

Tra queste sostanze l’idrogeno solforato, responsabile dell’impatto olfattivo è quindi quello maggiormente riconoscibile, ma nei vapori di raffreddamento si ritrovano anche azoto, boro, ammoniaca, gas rari che variano secondo le caratteristiche geomorfologiche del terreno in cui si coltiva il campo geotermico e che l’attuale modalità di sfruttamento geotermico, non ha minimamente tenuto in conto come impatto, che invece potrebbe essere -se non totalmente rimosso- sicuramente ridotto. Al pari dell’impatto visivo e di tutti gli altri eventuali problemi che lo sfruttamento potrebbe causare e che vanno monitorati, prevenuti e mitigati. Così come per rispondere ai problemi che possono nascere in insediamenti geotermici si potrebbe prevedere di ricorrere ad usi diversificati della fonte: dall’uso termoelettrico a quello del calore diretto, non solo attraverso lo sfruttamento della bassa entalpia dei fluidi residui della trasformazione termoelettrica, ma anche attraverso l’integrazione con scambiatori e pompe di calore e cicli combinati.

La diversificazione degli usi dovrebbe interessare in maniera specifica ogni impianto geotermico a seconda della sua collocazione sul territorio, delle caratteristiche del fluido e delle opportunità locali. In altre parole, il ricorso ad una fonte strategica e irrinunciabile come quella geotermica, in un contesto dato come quello attuale, deve obbligatoriamente andare di pari passo con un progetto che tenga conto dei diversi aspetti ambientali di un territorio e delle aspettative di futuro delle popolazioni interessate, per inserirsi quindi pienamente in un contesto di sviluppo che sia non solo sostenibile, ma anche condivisibile. Certo, senza l´illusione che praticare la sostenibilità significhi azzerare la fisiologia della critica e senza che quest´ultima impedisca la pratica della sostenibilità.

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