[27/12/2007] Consumo

L´incertezza nel futuro e quella nella crescita

LIVORNO. I bilanci di fine anno parlano di un paese che per dirla con le parole usate dal premier Romano Prodi nella conferenza di fine anno «si è rimesso a camminare ed è uscito dalle emergenze». Dove il deficit raggiunto è molto più basso di tutte le previsioni e si colloca ad una percentuale del 2% pari a quella della crescita. Un crescita costante, da circa due anni a questa parte, e che probabilmente si manterrà tale anche in quello che inizierà fra pochi giorni.

Ma non saranno questi dati a far scendere l’incertezza del futuro, per molte famiglie e per tutti quei cittadini che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese. Visti anche gli aumenti previsti per il nuovo anno e resi noti da Adusbef e Federconsumatori, in termini di tariffe sui servizi quali gas, elettricità e rifiuti come sulle assicurazioni auto e sul costo della benzina e dei pedaggi autostradali, il canone Rai e i servizi bancari. Per non parlare poi delle spese alimentari, dove i contributi all’aumento dei prezzi vanno dall’allargamento della base della domanda ai costi dei trasporti.

Ma le cronache di questi giorni di grande abbuffata dei consumi parlano anche di crescita di acquisto di beni – che se pure diventati elementi distintivi nella vita quotidiana- si fatica a farli rientrare in quelli di prima necessità. In un clima di diffuso pessimismo per il calo dei consumi, che si derivava leggendo i giornali i giorni precedenti gli acquisti delle strenne da mettere sotto l’albero, si scopre infatti che l’hi-tech ha salvato le vendite di Natale. Navigatori satellitari, consolle da videogiochi hanno ormai sostituito la vecchia mappa lacera nella tasca dello sportello dell’automobile e la tombola già rivista in chiave moderna con le finestrelle plastificate a sostituire i fagioli per segnare i numeri usciti. Ma anche griffe, gioielli, telefonini ipertecnologici, computer portatili sempre più piccoli e leggeri, e tanti altri oggetti «sufficientemente voluttuari ma al tempo stesso utilissimi» come li definisce Paolo Legrenzi che è docente di psicologia cognitiva all’università di Venezia.

Voluttuari appunto come la gran parte dei beni di lusso che tirano la volata al nostro export, anch’esso in salita mentre rallentano altri settori della crescita economica.
In un’altalena continua, spesso fatta di pochi decimi (se non di centesimi ) di punti percentuale in alto o in basso, che variano ora su ora giù di trimestre in trimestre e che a seconda del calo o della risalita paventano scenari da catastrofe ingente o da inguaribile ottimismo. La crescita cui la politica – di qualunque parte- fa in genere riferimento senza porre mai distinzione però a cosa cresce e cosa no; anzi spesso richiamando ora alla necessità della crescita dei consumi per far girare l’economia ora a obiettivi sempre più stringenti di riduzione della produzione dei rifiuti. Senza linkare mai le due cose che stanno invece in strettissima correlazione.

Il richiamo alla crescita è reso spesso necessario anche per poter sostenere politiche di sostenibilità; senza crescita economica – si dice- non ci sono fondi sufficienti per poter intervenire con politiche virtuose per l’ambiente. Con un approccio che travisa il fatto che agire la sostenibilità significa rivedere le stesse politiche economiche che le vanno contro. Che non significa e che è cosa ben diversa dalla decrescita come visione per la via alla sostenibilità del futuro. Ma che presuppone comunque un riconversione del modo di produrre e di consumare le merci. Che richiede investimenti in ricerca e tecnologia orientata ad una economia sostenibile, utilissima quella sì a far crescere benessere; che è cosa assai diversa dal “voluttuario e utilissimo” di cui sopra.

Un richiamo che è sembrato di cogliere anche nell’intervento di fine anno che ha fatto stamani alla stampa Romani Prodi. «Le sfide che ci attendono si governano a livello planetario - ha sottolineato il premier - ma senza una responsabilizzazione individuale non andiamo da nessuna parte. Sono i comportamenti di ogni giorno che cambiano il mondo, nel bene e nel male. Anche più velocemente degli accordi globali». Ma ha continuato Prodi «queste politiche, queste iniziative si realizzano solo se sosteniamo la crescita. E crescita significa stare all’avanguardia nella ricerca».
Peccato però dover constatare che proprio alla ricerca scientifica siano stati tagliati, in finanziaria, ben 92 milioni di euro per poter soddisfare le richieste e far tornare i camionisti a trasportare merci da una parte all’altra del paese. Anche per non far calare i consumi nel periodo natalizio.

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