[27/12/2007] Energia

L’assassinio della Bhutto terremota il Pakistan nucleare e l’equilibrio del pianeta

LIVORNO. Il sanguinoso attentato che è costato la vita alla ex premier del Pakistan Benazir Bhutto sta scuotendo come un terremoto le cancellerie asiatiche, musulmane e occidentali.
La scossa avviene nel bel mezzo della faglia più sensibile, quel Pakistan nucleare e filoamericano che fa da retrovia sia per la guerra in Afghanistan che per i talebani e l’estremismo islamico più sanguinario e intransigente. Non è un caso che sull’attentato abbia messo subito il suo macabro sigillo Al Qaeda e che il kamikaze provenga probabilmente delle fila dei talebani di Baitullah Mahsud, uno dei più potenti capi pashtun (l’etnia maggioritaria in Afghanistan) in Pakistan, originario del Sud Waziristan, la provincia delle aree tribali che il potere centrale non riesce a controllare e dove proprio in questi stessi giorni è in corso una vera e pulizia etnica-religiosa a danno della popolazione sciita che viene attaccata dai sunniti maggioritari appoggiati apertamente dagli “arabi” delle milizie vicine ad Al Qaeda che trovano tra i monti pakistani un vero e proprio intoccabile nido.

L’assassinio della Bhutto e di suoi molti sostenitori dimostra l’impunità assoluta degli estremisti islamici che hanno tratto nuova linfa, come si supponeva, dall’assalto delle truppe di Islamabad alla Moschea Rossa per scacciare gli studenti islamici.

L’attentato parla a tutti con un messaggio terribile e annuncia un futuro fosco per uno snodo cruciale del mondo dove si incontrano rotte petrolifere e confini e zone di influenza di grandi potenze vecchie e nuove.

Parla intanto al Pakistan che difficilmente uscirà indenne da quella che si annuncia come una vera e propria devastazione politica in un Paese diviso per etnie e caste politiche e sociali. Ma il messaggio arriva direttamente alle cancellerie occidentali, che nonostante gli episodi di corruzione che la avevano toccata, avevano puntato su Benazir Bhutto come campionessa del tentativo di occidentalizzare un paese che pencola pericolosamente verso una deriva talebana.

Il messaggio immediato di rivendicazione di Al Qaeda parla anche all’odiato Iran sciita, cercando di segnare il potere assoluto dei sunniti più estremisti come guida della rivalsa islamica.

Parla a tutto il mondo che ha lasciato che il Pakistan, in cambio prima della lotta al comunismo e poi al terrorismo islamico, si dotasse di armi nucleari mettendole in mano ad una casta militare che ha allevato i talebani afgani e che non nasconde le sue pulsioni dittatoriali ed integraliste, esibite in varie occasioni, ad iniziare dal colpo di stato che costò la vita all’allora primo ministro Bhutto, il padre di Benazir.

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