[28/12/2007] Consumo

Fare ognuno come se dipendesse da sé, anche se non basta

LIVORNO. Il tema dei mutamenti climatici legati alla troppa concentrazione di Co2 in atmosfera è un problema che va governato a livello globale, lo abbiamo scritto più volte e più volte abbiamo osservato che la politica è in ritardo rispetto ai tempi che gli stessi fenomeni, ormai in atto, ci dettano.

Ma non v’è dubbio che le azioni individuali possono essere un importante contributo a combattere la febbre del pianeta. Soprattutto come stimolo al cambiamento culturale che per divenire diffuso deve passare in maniera determinante dagli atteggiamenti del singolo. Per questo iniziative come quella raccontata stamani da Paolo Rumiz su R2 di Repubblica, in merito alla sua esperienza di una settimana passata a monitorare le proprie emissioni di anidride carbonica con l’obiettivo di migliorare di giorno in giorno le proprie performance rappresentano un utile esempio.

Una esperienza simbolica, ma istruttiva per capire quanto di quello che usiamo e facciamo durante le nostre attività quotidiane è legato al superfluo e alla consuetudine piuttosto che alla reale esigenza. E che si traduce però in fattori che ci si ritorgono contro, come appunto le emissioni di anidride carbonica. Da come la racconta Rumiz, sembra sia stato anche un piacevole esercizio alla riscoperta del concetto dell’essere verso quello dell’avere, tema di ampio dibattito negli anni settanta travolto poi dal fenomeno dello yuppismo del decennio successivo. Fenomeno che ha aperto i varchi alla società dei consumi e dell’opulenza in cui adesso ci troviamo immersi, grazie anche alla globalizzazione dei mercati. Con immancabile aumento degli sprechi e di rifiuti.

La “merce” e il consumismo sono divenute cultura imperante e per comprare oggetti spesso inutili ma spinti dalla pubblicità che detta ormai gli standard di vita, sono molte le famiglie che si indebitano sino a trovarsi poi in difficoltà a restituire il prestito.

Lo rivela anche una indagine svolta dalla Federconsumatori Toscana che mette in luce come, in particolare in questa regione, i cittadini molto più della media italiana, ricorrono al credito al consumo per soddisfare uno sfizio e non per necessità di sopravvivenza: quindi ci indebita per comprarsi il televisore ultrapiatto o il telefonino superaccessoriato (1,4 in media per ogni italiano) salvo poi trovarsi salassi in bolletta e il rischio pignoramento per la mancata evasione delle rate.

L’iniziativa di Rumiz, che ha provato attraverso la rivisitazione delle proprie azioni quotidiane a tener basse le conseguenti emissioni di anidride carbonica, è stata utile anche per mettere in evidenza la difficoltà che incontra chi vorrebbe mettere in pratica azioni apparentemente banali come ad esempio quella di spostarsi, per necessità o diletto, senza automobile. Allora emerge che sono pochi i treni che viaggiano nel nostro paese dotati di carrozza per la bicicletta, e quelli che esistono lo fanno su percorsi regionali, svantaggiati e che mettono davvero a dura prova anche la persona più convinta a preferire questa modalità di spostamento: come sa bene, del resto, chi è costretto al pendolarismo quotidiano su treni insufficienti, sporchi, scomodi e sempre in ritardo.

Dura prova anche per chi in molte città (compresa Trieste, da cui il giornalista scrive) vorrebbe differenziare i propri rifiuti, che al più può farlo come esercizio individuale, tanto per prendere coscienza di quanti e quali ne produce, dato che non esiste il servizio adeguato: quando nella finanziaria dello scorso anno era scritto che per legge entro il 31 dicembre (ormai prossimo) si sarebbe dovuto raggiungere ben il 40% come obiettivo di raccolta differenziata, pena il commissariamento!

E la lista delle difficoltà ad agire secondo comportamenti più attenti all’ambiente potrebbe continuare così come gli esempi non proprio virtuosi che arrivano dalla pubblica amministrazione che per prima dovrebbe invece dare l’esempio, e far seguire atti alle norme che detta. Ma che più spesso fa invece il contrario.
Insomma una esperienza che indica che non è necessario tornare alla vita monastica per dare un contributo individuale a migliorare il pianeta: basterebbe riflettere un po’ di più su le cose che facciamo e come le facciamo. Un buon proposito da fare con noi stessi per il nuovo anno che sta per cominciare. Provare per credere.

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