[23/03/2006] Energia

La Toscana delle fonti rinnovabili

FIRENZE. Il futuro dell’energia in Toscana secondo Erasmo D’Angelis (nella foto), consigliere regionale della Margherita e presidente della Commissione ambiente e territorio del Consiglio regionale. A lui chiediamo di gettare uno sguardo sulla situazione energetica toscana, a cominciare dall’utilizzo delle fonti rinnovabili.

Quali sono i principali ostacoli per una più capillare diffusione delle fonti rinnovabili nel sistema toscano?
«Va fatta una premessa: la situazione della Toscana è oggettivamente fra le migliori nel contesto nazionale in termini di produzione di energia da fonti rinnovabili grazie al monopolio europeo dell’energia geotermica che copre il 23,6% del fabbisogno energetico regionale. Emerge chiara la forte vocazione toscana all’uso e all’incremento di energie rinnovabili ma permane ancora una cultura di dipendenza dal petrolio e dagli idrocarburi in generale. Ciò che impedisce un ribaltamento di ruoli tra le fonti energetiche è un ritardo nazionale di innovazione tecnologica e di impresa, di politiche di incentivi, culturale nello sfruttamento su larga scala delle fonti rinnovabili. Noi abbiamo positive esperienze sia a livello di ricerca applicata (penso all’idrogeno) che di sperimentazione produttiva, ma dobbiamo colmare alcuni ritardi. Scontiamo una certa pigrizia, alcune resistenze localistiche (a volte giustificate altre volte prive di senso) per la realizzazione di impianti anche per la produzione di energia eolica; una scarsa conoscenza degli incentivi regionali (che bisogna aumentare); un ruolo ancora indefinito dell’Agenzia regionale per l’energia. Penso però che non sia più rinviabile un Piano per l’innovazione di tutto il comparto energetico: dalle fonti rinnovabili alle centrali elettriche, dai trasporti all´edilizia, dall´industria alla razionalizzazione e all´efficienza di elettrodomestici e illuminazione. Ulteriori ritardi non fanno che rallentare la capacità di competizione dell’intero sistema toscano».

Cosa sta facendo e cosa può ancora fare la Regione Toscana per incrementare l’utilizzo delle fonti rinnovabili per la produzione di energia?
«La nostra ‘Bibbia’ è il Piano energetico del marzo 2000 al quale hanno lavorato i migliori cervelli della ricerca scientifica e universitaria toscana coordinati dal professor Riccardo Basosi. Quel Piano prevedeva la riduzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera di 10 milioni di tonnellate all’anno, 3 di più di quanto ci spetterebbe sulla base del protocollo di Kyoto, con un risparmio energetico calcolato in 3,32 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio pari al 28 per cento degli interi consumi regionali. Si poneva l’obiettivo ambizioso ma concreto dell’incremento della potenza elettrica istallata di circa 1600 Mw, dei quali oltre mille da fonti rinnovabili, con un consistente aumento della produzione insieme alla razionalizzazione del sistema energetico e alla riduzione dei consumi. E investiva sull’autoproduzione energetica. E’ ancora oggi un Piano che non ha precedenti in Italia ma deve essere aggiornato e soprattutto applicato. Possiamo puntare forte sulla diversificazione delle fonti, dal gas naturale alle rinnovabili. La stessa analisi dei vari settori è interessante. Il piano di produzione geotermica prevede investimenti da parte di Enel per 300 milioni di euro per un incremento del 10% di produzione: dagli attuali 5127 Gwh si passerà a 5500 Gwh con potenzialità di espansione stimate in circa il 30% di energia utilizzata dalla Toscana. Un obiettivo importante che però richiede da parte di Enel impegni concreti e consistenti in materia di impatto paesaggistico, ambientale e sanitario e per l’occupazione: il contrario di quanto è accaduto in alcune zone come l’Amiata, suscitando una vasta protesta sociale. L’eolico insieme al solare sono i settori su cui puntare con maggiore forza. L’eolico in Toscana può contare su 92 giacimenti potenziali. L’uso del solare termico potrà far dimezzare i consumi energetici nel settore civile. Anche la produzione di energia idroelettrica potrà raddoppiare grazie a piccoli impianti idroelettrici (i siti favorevoli all’installazione individuati sono 45) mentre ampi margini esistono anche per l’utilizzo di materiale vegetale (biomasse) come combustibile, per ora sfruttato in modo marginale malgrado la Toscana sia la Regione italiana più dotata di foreste. L’autoproduzione energetica è il tema chiave dei nostri distretti e delle aree produttive che hanno consumi energetici importanti. Esistono spazi rilevanti per la realizzazione di piccoli impianti di micro-coogenerazione distribuita, con produzione combinata di energia elettrica e di calore da varie fonti. Per esempio, nel caso di Prato, con i residui delle lavorazioni tessili e con le biomasse. Il vettore energetico del futuro è sicuramente l’idrogeno, non realizzato attraverso il reforming cioè i combustibili fossili ma con le fuel cells, le celle alimentate dalle fonti rinnovabili in particolare eolico e fotovoltaico. Idea fortemente innovativa e grande speranza sulla quale lavora anche il mondo scientifico toscano che è attrezzato per affrontare questa transizione».

Sul fonte della riduzione dei consumi: quali sono le principali azioni messe in atto dalla Regione?
«L’edilizia a risparmio energetico è una realtà: illuminazione naturale, isolamento acustico, riutilizzo delle acque piovane, materiali ecologici, risparmio energetico, energia solare. Da 2004 abbiamo il primo strumento adottato in Italia per favorire la costruzione e la ristrutturazione ecologica delle case. L’edilizia sostenibile consente risparmi nei consumi di acqua ed energia fino al 50% e una riduzione di emissioni di anidride carbonica del 17%. Con la legge regionale sull’energia, il risparmio energetico è un requisito indispensabile: progetti edilizi e atti di compravendita o affitto devono essere accompagnati da una certificazione energetica. Per la stessa edilizia sanitaria sono state previste – è il caso dei nuovi 4 ospedali che sorgeranno a Massa, Lucca, Pistoia e Prato – specifiche tecniche di realizzazione a risparmio energetico. Ma abbiamo anche la norma più innovativa e rivoluzionaria sul mercato: con la nuova legge urbanistica vengono garantiti incentivi economici (riduzione degli oneri di urbanizzazione secondaria) in misura crescente a seconda dei livelli di risparmio energetico, di qualità eco-compatibile dei materiali e delle tecnologie costruttive utilizzate per le nuove costruzioni e le ristrutturazioni, fino ad un massimo del 70 per cento. E viene consentito, per chi riduce del 50 per cento i consumi energetici con fonti alternative, un incentivo di carattere edilizio e urbanistico attraverso un incremento fino al 10 per cento in più della superficie utile ammessa per gli interventi di nuova edificazione, di ristrutturazione edilizia, compatibilmente con i caratteri storici ed architettonici degli edifici e dei luoghi. Spetta ai Comuni recepire e applicare questa norma della Legge 1».

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