[03/01/2008] Rifiuti

Napoli: i rifiuti in strada, i saldi anticipati nei negozi

LIVORNO. Il disastro era annunciato. L’emergenza nell’emergenza anche. In Campania, e a Napoli in particolare, le feste natalizie non sono passate con la consueta verve partenopea. Le vie dei presepi quest’anno sono andate pressochè deserte, perché protagoniste erano in realtà le vie dei rifiuti, costellate di roghi. O forse si è realizzata in questi territori l’immagine letteraria di Don De Lillo che descrive in Underworld un personaggio che vede nei rifiuti “l’unico panorama che resterà da guardare”.

Ancora oggi in molti si interrogano sulle soluzioni possibili, distribuiscono responsabilità e riflettono su come la spazzatura sia l’emblema della società che abbiamo costruito e che contribuiamo ad alimentare. «Una comunità che sprofonda e soffoca nei propri escrementi» l’ha definita Michele Serra dalla prima pagina di Repubblica, «un’allegoria quasi dantesca nella sua immagine punitiva», accompagnata dal rogo, anch’esso allegoria infernale, ma in questo caso nemmeno purificatorio, in quanto produttore di ulteriori miasmi, deleteri per la salute, nell’immediato e per il futuro. E questo è solo una parte del problema. Quella più visibile e quindi più impattante. Quella su cui si inciampa e che non si può fare a meno di considerare un problema. Quella su cui si accendono i riflettori, su cui si infiammano le popolazioni capeggiate da sindaci, su cui si lanciano in invettive i politici (di tutti gli schieramenti) riguardo alle incapacità (reciproche) di gestione. Su cui si scrivono pagine e pagine di giornale e a cui si dedicano gran parte dei telegiornali. Telegiornali in cui lo speaker al termine del servizio sui roghi e l’immondizia abbandonata in strada a Napoli, annuncia più rilassato “adesso voltiamo pagina” e informa i cuittadini che i saldi potranno partire con una settimana di anticipo, per venire incontro ai disagi che i commercianti napoletani hanno subito proprio a causa dell’emergenza rifiuti. Come se consumi non avessero niente in comune.

Eppure l’emergenza nell’emergenza è provocata ancora una volta a Napoli solo dai rifiuti urbani, ovvero in media circa un terzo dell’intero ammontare dei rifiuti e degli scarti totali che questa società degli sprechi produce. Che rappresentano una parte minima del problema, considerandolo dal punto di vista delle caratteristiche che questi rifiuti hanno e della minima pericolosità che racchiudono.

Una parte “marginale” si potrebbe dire – se la situazione non fosse in questo momento così drammatica - di quella accumulata per decenni nel sottosuolo campano (e di gran parte delle regioni del sud) importata in maniera sia legale che (in massima parte) illegale dalle altre regioni. Alcune di esse tra l’altro chiamate a più riprese ad essere “solidali” per accogliere nelle proprie discariche parte dei rifiuti urbani prodotti da Napoli e dalle altre province della Campania.

E mentre si moltiplicano le ricette e si indicano (correttamente intendiamoci!) le soluzioni per ridurre la quantità di rifiuti urbani prodotte, per diminuire le quote da dover smaltire, a fianco di messaggi (al più contraddittori) sulla necessità di rivedere gli attuali stili di vita, si ignora l’altra parte del problema. Per cui si raccomanda alle famiglie (correttamente) di fare una spesa intelligente e di ridurre la quantità degli imballaggi e dall’altra si stimola l’acquisto di beni elettrici ed elettronici : che hanno contribuito a sostenere l’economia negli acquisti natalizi ma che ben presto si trasformeranno in rifiuti nemmeno troppo facili da gestire, grazie all’obsolescenza programmata con cui escono dalle fabbriche. Si danno incentivi per la rottamazione delle auto più inquinanti per intervenire sul problema della qualità dell’aria e si dimentica che quell’intervento produrrà allo stesso tempo una quantità immane di rifiuti da gestire. Ancora meno sono poi le attenzioni che si rivolgono alla necessità di rivedere i consumi di materia e di impostare politiche volte ad una maggiore efficienza dei processi così da avere minori quantità di scarti da gestire. Mai (o quasi) infatti a fianco di misure (giustissime) per ridurre i consumi energetici e per incrementare l’efficienza energetica dei processi industriali si indicano e si incentivano anche altrettante misure per ridurre i consumi di materia e per rendere più efficienti quei processi industriali anche dal punto di vista delle scorie prodotte. In quantità tre volte più grande rispetto ai rifiuti urbani generati da una società sprecona, ma assai meno evidenti agli occhi e alle preoccupazioni del cittadino comune, perché di questi in pochi ne parlano.

Torna all'archivio