[03/01/2008] Aria

Il ticket antismog di Milano: migliorabile, ma un esempio da seguire!

LIVORNO. La prima tassa sullo smog in città in Italia ha avuto il suo battesimo ufficiale ieri, in un giornata semivacanziera in cui sono transitati dai varchi dell’ecopass milanese 60mila veicoli (51100 auto e 8900 trasporti merci).

L’80% di questi mezzi non era tenuto a pagare (è esonerato chi inquina meno, ovvero veicoli a metano, gpl, elettrici e ibridi; veicoli a benzina euro 3 e 4, veicoli diesel euro 4 con filtro antiparticolato).
L’8,5% dei veicoli invece ha dovuto pagare 2 euro per entrare e inquinare nel centro di Milano (veicoli a benzina euro 1 ed euro 2), infine 11,2% ha dovuto pagare 5 euro in quanto veicoli più inquinanti: benzina pre euro, tutti i diesel senza filtro antiparticolato.

Il sindaco Letizia Moratti ha ricordato subito che quella dell’ecopass è una sperimentazione e che i conti si faranno tra un anno, ma intanto ha sottolineato che nel 2007 la media dei veicoli inquinanti che entrava a Milano era intorno al 40% e che nel primo giorno di sperimentazione questa media è dimezzata al 19,7%.

I conti si faranno anche fra un anno, ma i giornali hanno cominciato a farli subito (anzi a dir la verità la gogna mediatica nei confronti del primo cittadino milanese è cominciata più di un anno fa, se non in occasione della sua elezione quando l’ecopass messo nel programma elettorale sembrava a tutti una boutade). Invece no. Letizia Moratti, sindaco di centrodestra, ha parato colpi e mazzate che da destra e da sinistra sono piovute sull’ecopass ed è andata avanti. Coraggiosamente.

Oggi il Corriere della sera si stupisce nel suo commento che il Manifesto di ieri abbia benedetto l’operazione definendola «l’unica grande piccola impresa della prima era Moratti». Rassicuriamo subito i lettori (e i giornalisti del Corriere): oggi il Manifesto non evidenzia il fatto che il primo giorno del ticket anti-smog sia trascorso senza causare problemi al traffico, ma ridimensiona la portata dell’evento con un’alzata di spalla: se tutto è filato liscio è solo perché i milanesi sono tutti in vacanza (esattamente la stessa lettura senza se e senza ma che ne ha dato il Giornale!). Insomma un giorno una botta al cerchio e il giorno successivo alla botte, come del resto è avvenuto anche da parte dei rappresentanti milanesi di Unione, Prc, Pdci e Sinistra democratica, che si sono affrettati con varie sfumature ad evidenziare tutte le contraddizioni sociali dell’ecopass. Che non mancano certo, perché la storiella del pensionato con la minima e la vecchia Panda scassata che non può più andare in ospedale mentre passa il figo miliardario col suv mastodontico nuovo di pacca, è vera. Ma è anche vero che da qualche parte si doveva cominciare, come ha detto il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza «per impedire che le auto continuino a occupare le città». Le sperimentazioni si fanno apposta: tutti i problemi devono essere segnalati e dovrebbe esserne stilata una gerarchia per affrontarli e risolverli. E poi si dovrebbe cominciare con le correzioni del caso. Così dovrebbe funzionare.

Lasciando da parte le inevitabili difficoltà pratiche dei primi giorni legate al reperimento e all’acquisto dei ticket, così come delle informazioni dal call center comunale, quello che va ancora una volta di più ricordato è quali sono le finalità del provvedimento: ridurre il traffico in città, ridurre lo smog e investire nei servizi pubblici gli introiti recuperati secondo il principio sancito anche dall’Europa “chi inquina paga”. La vera prova che sancirà il successo o l’insuccesso dell’ecopass voluto da Letizia Moratti sarà proprio il potenziamento di una mobilità più sostenibile, che non significa solo autobus e metropolitana, ma significa anche tram, biciclette, car sharing, parcheggi di scambio e intermodalità. E allora ci augureremo davvero che Milano diventi un esempio per tante altre città italiane.

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