[07/01/2008] Rifiuti

I saldi (questione neurologica) ingrassano il pil e le montagne di rifiuti

LIVORNO. Emergenza rifiuti a Napoli, saldi invernali e meno tasse per rilanciare pil e consumi, aumento del petrolio e rischio di frenata della crescita. Nel week end appena trascorso sono stati questi temi a tenere banco su giornali, telegiornali e forse addirittura nelle chiacchiere da bar. Senza alcuna lettura critica le tre questioni sono snocciolate servizio dopo servizio e pagina dopo pagina. Deplorando ora la massa ingovernabile di rifiuti accatastata nelle strade di Napoli, sottolineando poi l’esortazione da parte di Bankitalia (e dei sindacati) a far ripartire i consumi delle famiglie abbassando le tasse, tornando infine a zoommare su Napoli dove i negozi ancora sovraccarichi di luci natalizie proponevano, primi in Italia, prodotti a prezzi stracciati che specchiavano il loro futuro (sempre più a breve termine) al di là della vetrina, nelle strade invase dalla spazzatura.

Ma mettere in fila il ragionamento pil - consumi – rifiuti e incrinare le aspettative di crescita che vengono sponsorizzate ad ogni passo e ad ogni livello, appare ancora troppo distante dalla cultura occidentale nonostante i segnali allarmanti (anche dal punto di vista economico) sulla finitezza delle risorse e sulla difficoltà di questo pianeta ad ammortizzare i propri scarti, si ripetano giorno dopo giorno: il concetto di sviluppo sostenibile resta confinato quasi sempre nelle discussioni intellettuali e nelle proclamazioni politiche, trovando invece molta difficoltà ad aprirsi un varco nelle pratiche di governo e di vita quotidiana (almeno per quanto riguarda i flussi di materia, meglio sul fronte dell’efficienza e del risparmio dei flussi di energia).

E se lo sviluppo sostenibile non lo si comunica nel modo corretto e con comportamenti virtuosi da parte di chi dovrebbe indirizzare la comunità verso un’economia ecologica, difficilmente si può pensare che chi entra in un negozio per acquistare a saldo una merce, rifletta sull’intimo e immediato legame che c’è tra il suo portafogli che si alleggerisce e il bidone della spazzatura davanti che si appesantisce. A comunicazione schizofrenica comportamenti schizofrenici.

Del resto la scienza ha dimostrato chiaramente che l’assalto ai negozi è una questione neurologica: i saldi incorniciano una perdita in termini di guadagno, e così si esce per affari e per riempire gli armadi, che sono già pieni zeppi di roba. Chissà se ha una spiegazione neurologica anche il fatto che gli italiani per esempio sono stati abituati a chiamare i piatti di plastica usa e getta “piatti di carta”, scaricando così in qualche modo la coscienza dalla colpa di ammucchiare plastica in grandissima parte non recuperabile nelle discariche che si vorrebbero sempre chiudere e negli inceneritori che non si vorrebbero mai costruire (sempre che non gli si dia fuoco per strada perché non si è stati in grado di prendere decisioni).

D’altra parte i piatti di plastica, pardon di carta, sono “necessari” soprattutto nelle sempre più numerose case abitate da single (che altrimenti – spiegano - impiegherebbero 4-5 giorni a riempire la lavastoviglie), ma anche nelle case numerose, dove bisogna che mamma e papà lavorino entrambi per arrivare a fine mese e magari mettere da parte qualcosa per i saldi, oppure per le feste, quando tutti hanno il diritto di fare il hilo sul divano dopo essersi rimpinzati.

Così l’economia dell’usa e getta (dei prodotti ufficialmente usa e getta come i piatti di plastica e dei prodotti che usa e getta invece lo sono di fatto, perché il loro tempo di vita o sostituzione è sempre più breve) riempie pullman di turisti che da ogni città a gennaio partono per prendere d’assalto l’ultima tendenza in fatto di usi e costumi. Quegli outlet che hanno trasformato aree semideserte intorno a sperdute e nebbiose uscite minori delle grandi arterie autostradali in sfavillanti parchi dei divertimenti per adulti alla ricerca di “buoni affari”: 20mila persone per esempio, si stima che siano arrivate ieri caricate su pullman organizzati da agenzie turistiche specializzate, all’outlet di Serravalle Scrivia, che in questo week end ha raggiunto complessivamente le 100mila presenze.

Ma se anche da parte di chi governa fosse dato il buon esempio, e se anche il buon esempio fosse seguito dalla gente convertita a uno stile di vita più sobrio (che non vuol dire più povero!). Se anche l’inversione di tendenza si realizzasse davvero e si cominciasse a consumare meno e meglio mantenendo se non aumentando il proprio benessere e la propria qualità della vita, se se e se… anche tutto questo non basterebbe. Non basterebbe perché i rifiuti urbani che fanno tanta paura sono soltanto un terzo dei rifiuti speciali prodotti dalle nostre aziende e dalle nostre fabbriche, che però non vediamo (e quindi non temiamo) perché destinati (quando va bene) a un mercato libero che li porta all’estero oppure (quando va male) ad un mercato nero che non si sa dove li porta. Non basterebbe quindi perché i rifiuti forse diminuirebbero ma non sparirebbero di certo.

Che fare dunque? Intanto smettere di pensare per compartimenti stagni: da una parte la botte piena e dall´altra la moglie ubriaca. Poi prendere cognizione che, sempre per usare la stessa metafora, "la vigna è una" ed è la stessa che alimenta botte e moglie e dunque sarà opportuno trattarla bene consumando la quantità giusta del suo prodotto. E poi, infine, organizzare il trattamento a valle degli scarti di produzione del vino considerando che "grappoli", "acini", "semi", ecc.... che non hanno tutti la stessa destinazione non per il solo fatto di avere un nome diverso. Fare finta di nulla rispetto a questa destinazione non implica minori impatti ambientali.

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