[11/01/2008] Acqua

Acqua come bene naturale: lettera aperta a 161 sindaci toscani

FIRENZE. E’ stata presentata questa mattina da associazioni e movimenti la "lettera aperta" scritta a 161 sindaci toscani per la difesa dell´acqua come bene naturale e diritto umano fondamentale. Con questa lettera si è voluto rispondere in modo concreto alla firma del novembre scorso di un protocollo da parte di alcuni sindaci toscani di grandi città tra cui quello di Firenze (Leonardo Domenici) e di Pisa (Paolo Fontanelli) per la costituzione di un grande gestore dell´acqua che servirà la metà dei cittadini toscani.
Al centro di questa gestione sarà Acea (partner privato di Publiacqua Spa, Acque Spa e Fiora Spa), contro cui è stata tra l´altro emessa il 22 novembre una sentenza dell´Autorità Antitrust.

Associazioni e movimenti pongono al centro della discussione il problema di un avvicinamento agli interessi economico-finanziari forti, anziché di una tutela del bene acqua e dei diritti dei cittadini. Senza dimenticare che tutto questo avviene mentre il Parlamento discute una nuova legge per la ripubblicizzazione dell´acqua e dopo che ha votato una moratoria su tutti i processi di privatizzazione.

«Questa è una vicenda esemplare- introduce Tommaso Fattori del Coordinamento nazionale Forum italiano movimenti per l’acqua- in cui si fondono due elementi: da una parte il decisionismo postdemocratico di alcuni Sindaci, che rivendicano di poter decidere tutto al di la e prima dei rispettivi consigli comunali. Dall´altra l´interesse di grandi gruppi privati a mettere le mani su servizi essenziali come l´acqua. Gruppi privati che perseguono i propri fini con ogni mezzo, lecito e illecito, come la dura sentenza dell´Autorità antitrust nei confronti di Acea ha confermato».
L’accordo prevede l’accorpamento di tre ambiti, non in quanto appartenenti a un medesimo bacino idrografico ma territori dove il partner privato nelle società di gestione è lo stesso: Acea Spa.

Preoccupata per questo aspetto Legambiente Toscana «se l’accordo venisse ratificato- dichiara Federico Gasperini della segreteria dell’associazione ambientalista- la politica di governo della risorsa idrica farebbe un bel passo indietro. E’ dal 1989 con la legge 183 sulla difesa del suolo che si parla in modo chiaro di bacino idrografico come ambito territoriale naturale in cui la risorsa acqua deve essere gestita. Scegliere altri criteri come i confini amministrativi o peggio le affinità di carattere gestionale come in questo caso, riteniamo che sia l’imbocco di un processo involutivo soprattutto sotto il profilo ambientale. Del resto -conclude Gasperini- anche al tavolo di concertazione sul Patto per lo sviluppo e la qualificazione dei servizi pubblici locali, tenuto qualche settimana fa in Regione, abbiamo cercato di difendere il criterio del bacino idrografico senza per altro riuscirci. Per questo motivo non abbiamo firmato il Patto».

La lettera ha l’obiettivo di informare per far assumere, qualora ce ne fosse bisogno, le decisioni in piena consapevolezza: «una lettera importante che grida voglia di democrazia e partecipazione- afferma Luciano D’antonio del Comitato unitario acqua pubblica Firenze- interessandosi anche del sentire dei lavoratori. Ora è importante osservare cosa accadrà anche al comune di Firenze. Auspichiamo un atteggiamento coerente di quelle forze politiche che sostengono la ripubblicizzazione dell´acqua».

In effetti a Firenze è scoppiata la bagarre dopo che è stata data notizia (ormai ufficiale) della discussione sull’accordo proprio nel Consiglio comunale di lunedì prossimo. Il sindaco, avvertendo i primi mugugni nella sua maggioranza, a posto l’aut-aut: o si ratifica l’accordo o si va a casa. Al di la dell’importanza di quello che succederà a Firenze nelle prossime ore, ovviamente la questione posta da movimenti e associazioni è di ben altra portata «Questo tipo di mega-struttura- precisa Vincenzo Striano, presidente Arci Toscana- è indubbio che renda nella pratica l´interesse di mercato prevalente su qualsiasi gestione che abbia al centro un ruolo attivo dei territori, restringendo lo spazio pubblico. Si tratta di una battaglia pratica ma anche culturale. Il consumo dell´acqua è caratterizzato da clamorosi paradossi: è un bene prezioso che viene sprecato, l´acqua potabile pubblica viene usata per pulire ma non per bere e contemporaneamente c´è un consumo abnorme di acqua minerale. I cittadini devono acquisire coscienza di quanto è importante e prezioso questo bene- conclude Striano- da qui anche l´importanza di una gestione pubblica partecipata e di dimensione locale».

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